La storia

domenica 10 Marzo, 2024

Dal Brasile alla Val di Sole per tostare il miglior caffè. La torrefazione Marnéi torna a Croviana

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Tutto cominciò con Oreste che da Presson partì per il Sudamerica per imparare l’antica arte, oggi recuperata dopo decenni da Mirko

Croviana Ci sono storie di famiglia che vibrano dentro al cuore delle generazioni anche a distanza di 150 anni. Quei racconti, quasi sempre orali, che ricordano un’Italia come terra dalla quale si partiva per cercare fortuna affrontando lunghissimi viaggi in nave, senza sapere se quel sogno di migliorare la propria condizione si sarebbe avverato. Tante le persone che sono partite e hanno deciso di rimanere in quelle terre, altrettante sono tornate, spesso, per portare la bellezza e quello che avevano imparato lontano da casa. Anche dal Trentino, dalla Val di Sole, ne sono partite di persone in quegli anni. Una di queste era Oreste dei Marnéi, che da Presson (Dimaro Folgarida) è partito per andare in Brasile, per poi tornare a casa qualche anno dopo con una storia da raccontare e la voglia di far bere ai compaesani il caffè più buono di sempre. La storia del caffè dei Marnéi – non il vero cognome ma il nome con cui la famiglia era conosciuta nel piccolo paese di Presson – è nata con Oreste, partito nella seconda metà del 1800 e che ha affrontato un viaggio oltreoceano alla volta di una nuova vita. Approdato in Brasile, ha iniziato a lavorare nei campi di caffè e ha conosciuto Teresa, italiana come lui, ma arrivata dalla Calabria con lo stesso desiderio nel cuore. Qualche anno più tardi, con tre bambini piccoli, una valigia di legno e un vaso di chicchi di caffè crudi, Oreste e Teresa hanno deciso di fare il viaggio inverso, di tornare in Italia, di vivere il resto della loro vita tra le montagne. Qui, in Trentino, dove la famiglia è diventata più grande, i due italiani tornati in patria hanno tenuto i contatti con chi è rimasto in Brasile, con le persone che avevano conosciuto, attraverso le lettere, mezzo utilizzato anche per ordinare i sacchi di caffè crudo da tostare tra le montagne. A un certo punto, però, questa storia si interrompe, nessuno della famiglia porta avanti l’attività, ma solo il ricordo, la loro storia, raccontando di quanto coraggiosi fossero stati quei due a partire per mare la prima volta da giovanissimi e a fare ritorno con tre bambini, dei quali uno neonato, che si diceva non sarebbe sopravvissuto alla traversata durata tre mesi. La tenacia dei genitori, però, deve essere stata trasmessa nel sangue, perché quel bambino, Giuseppe, non solo è sopravvissuto, ma è diventato grande, ha creato una famiglia insieme a Pierina ed è diventato padre. La passione per il caffè, però, è rimasta solo nei racconti anche in questa generazione dei Marnéi, continuando a essere una storia di famiglia di quelle che si raccontano durante i momenti di condivisione, attorno a un tavolo. Sette anni fa, qualcosa è cambiato, l’odore del caffè appena tostato è tornato a riempire le stanze dei Marnéi, nella torrefazione di Croviana. Mirko, figlio di Camillo e di Vanda, già inserito nel mondo del lavoro, ha iniziato a sentire pulsare sempre più forte quel legame con il bisnonno e a voler capire questo mondo; tanto che, dopo aver già dedicato una parte della sua vita alla formazione accademica, ha deciso di tornare a studiare, spulciare manuali, conseguire attestati e imparare a preparare il miglior caffè possibile: partendo dal chicco crudo, selezionato. «Ho sempre avuto il desiderio di approfondire quello che il mio bisnonno aveva portato qui dal Brasile – racconta Mirko – allora ho studiato, seguito corsi e fatto esperienza in due torrefazioni usando i miei giorni di ferie. È un mondo affascinante, dal quale ho imparato molto. Un caffè può contenere fino al doppio degli aromi del vino». Una passione che si percepisce a ogni parola di Mirko, che l’ha legata a quella per la montagna, tanto da scegliere di mettere sulle confezioni che sono riciclabili al 100%, come segno di rispetto per la natura, le foto in bianco e nero delle Dolomiti con alcune sue annotazioni e il logo: un gracchio alpino le cui ali sono a forma di chicco di caffè allungato. «È una strada che ho deciso di percorrere per mantenere viva la storia della mia famiglia e, ovviamente, far bere alle persone un ottimo caffè – conclude Mirko –, partendo dal chicco di alta qualità crudo, passando per una tostatura curata, che non lo danneggi, per finire con il raffreddamento ad aria».