i dati
lunedì 10 Novembre, 2025
Dai pasti a domicilio alla fisioterapia: oltre 21mila utenti esterni raggiunti dai servizi delle Apsp
di Redazione
Oltre 500mila prestazioni all'anno. Upipa: «Servono specialisti da dedicare alla relazione con questa utenza»
Le 41 Apsp associate a Upipa erogano all’utenza esterna, intesa come quella non residente nelle strutture, mediamente 5 tipi di servizi diversi ciascuna. Dai pasti a domicilio alla fisioterapia, dal centro diurno agli alloggi protetti, dal supporto psicologico ai punti prelievi: un patrimonio di 196 attività di servizi dislocati su tutto il territorio, che raggiunge anche le aree periferiche e che manifesta la propria utilità nella vita quotidiana delle persone.
I risultati dell’accurato studio, su quello che possiamo definire come un sistema di Rsa che vogliono essere sempre più aperte al territorio, sono stati già condivisi, discussi e rielaborati all’interno di uno specifico tavolo di lavoro, promosso dalla Provincia autonoma di Trento, come previsto nelle delibere approvate a dicembre dello scorso anno, a favore del miglioramento del sistema delle Rsa trentine. Il tavolo sta lavorando su questi temi da un mese circa e dovrebbe concludere i suoi approfondimenti entro l’anno.
Il numero di residenti nelle Apsp trentine si aggira attorno alle 4.000 unità; quello degli utenti esterni che accedono ai vari servizi è il quintuplo. Parliamo infatti di 20.444 utenti, che spesso accedono a più servizi, facendo registrare un totale di 550.854 prestazioni.
Una tale costellazione di servizi – e dunque anche di diversi utenti – sta portando alla luce una nuova necessità: quella di poter contare su figure professionali, in particolare assistenti sociali ma – secondo alcune specifiche esigenze delle strutture – potrebbero essere anche psicologi oppure educatori professionisti, in grado di portare continuità nella relazione per dare alle persone la certezza di trovare sempre, nella Casa di riposo e nei suoi servizi, le risposte più concrete.
Un ulteriore elemento, in questo contesto che vede le Apsp come strutture aperte e molto “permeabili” alle realtà in cui sono calate, va sottolineato: sono davvero tante le collaborazioni con le scuole, le associazioni e le istituzioni. Alla voce scuole si trovano progetti portati avanti con superiori, elementari, medie, nidi, materne e con l’Università oltre ovviamente alla Scuola per Oss. Le associazioni sono spesso protagoniste di azioni, anche strutturali e di lungo periodo, nelle Rsa. Le istituzioni, tradizionalmente, accompagnano la vita delle strutture, condividendone progetti e necessità: dalle ristrutturazioni al confronto sullo stato demografico delle popolazioni locali.
La presidente di Upipa, Michela Chiogna, punta l’attenzione in particolare sulle figure professionali che possono gestire e migliorare questo patrimonio di servizi. «Nel panorama nazionale, solo il Veneto ha attualmente, riconosciuto a parametro per il personale di Rsa, l’assistente sociale. In generale, però, sia in Lombardia che in Emilia-Romagna, ma anche in altre regioni del centro e sud Italia, le Rsa che propongono servizi al territorio – con in testa la fondamentale funzione dei “posti di sollievo” – contano sulla supervisione di una figura come quella dell’assistente sociale.
Quella dei posti di sollievo è un’area chiave per capire l’importanza di queste figure professionali: si accolgono, per residenze temporanee, persone le cui famiglie, per esempio, hanno necessità di riposo o di cure per loro. Si tratta dunque di persone che entrano e ottengono un servizio, ma alle quali va garantita continuità di cura e riferimenti certi anche quanto tornano al proprio domicilio.
Voglio aggiungere che il concetto di Rsa aperta, su cui Upipa si sta molto concentrando in questi mesi e anni, non ha un’importanza solo nel presente, ma – al contrario – pare avere un potenziale davvero ampio e non del tutto esplorato per il prossimo futuro, con le note tematiche di invecchiamento generale della popolazione e con la conseguente crescita della domanda di servizi».
Figure di raccordo tra interno ed esterno sono operative, in Trentino, alla Civica Apsp di Trento (che ne ha una per ognuna delle sue 4 Rsa) e a Borgo Valsugana, che non a caso ha recentemente proposto un riuscito convegno proprio per approfondire questa tematica.
Proviamo a fornire qualche – non esaustivo – elemento sui servizi al territorio (il dettaglio è nella tabella allegata).
Il servizio più attivo sul territorio è quello dei pasti a domicilio: lo forniscono ben 28 strutture; segue, con 22, il servizio di centro diurno, dove le persone con buon grado di autonomia possono trovare attività sociali, il pasto, compagnia e all’occorrenza anche bagno assistito o altri servizi. Con 20 troviamo segreteria – orientamento – informazioni (che da solo basta a rendere l’idea della rilevanza della relazione umana con le persone). Con 18, a pari merito, ci sono fisioterapia per esterni e il supporto psicologico. Quindi centro servizi (16); noleggio locali o spazi per associazioni (15); alloggi protetti – comunità alloggio (14); servizi ambulatoriali (13): qui le tipologie sono molteplici, si va dal dietologo al logopedista solo per fare due esempi. Ancora: trasporto – accompagnamento (11); punto prelievi (10); podologia (6); servizi a domicilio (4). La voce “Altri servizi” conta 8 unità. Tra i servizi più particolari, è da ricordare quello offerto, per esempio, dall’Hospice di Mori.
città
Dal Duomo al Muse: ecco come scoprire il patrimonio culturale di Trento. A dicembre arriva la nuova segnaletica turistica
di Redazione
Tre tipologie di cartellonistica e otto otto distretti, ognuno contrassegnato dal nome e dal monumento iconico più rappresentativo. Nuovi contenuti e una veste grafica rinnovata nel lavoro realizzato da Comune e Azienda per il turismo
l'analisi
Povertà in Trentino: più di 2.400 famiglie raggiunte, oltre 800 mila euro di aiuti economici. Nelle strutture emergenziali accolte 1.100 persone
di Redazione
Il Rapporto 2025 della Chiesa trentina con i dati dell’attività Caritas del 2024: oltre alla dimensione economica, pesano solitudine, instabilità della casa, fragilità di salute e lavoro intermittente