il racconto

venerdì 5 Settembre, 2025

Da piccola e malata alla libertà: la storia di una riccia salvata a Bronzolo. «Pesava appena 110 grammi ed era senza mamma»

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La piccola è stata trattata con antibiotici, antiinfiammatori e vitamina B1 a supporto del sistema nervoso. Al momento della liberazione pesava oltre 600 grammi

Una storia di fragilità e resilienza quella della piccola riccia femmina contrassegnata con il numero 209/2025, accolta al CRAB lo scorso 29 luglio dopo essere stata trovata da una signora di Ferrara a Bronzolo, vicino a una pozzanghera, completamente sola e in condizioni critiche.

 

«Al suo arrivo pesava appena 110 grammi ed era senza mamma» racconta la veterinaria del CRAB Anna Sturaro. «Presentava sintomi neurologici evidenti, era atassica e cadeva di lato. Abbiamo eseguito subito lastre e segni evidenti di trauma cranico, un’ecografia addominale e un prelievo di sangue. Fortunatamente i risultati erano nella norma e abbiamo avviato una terapia mirata a gestire i sintomi neurologici».

 

La piccola è stata trattata con antibiotici, antiinfiammatori, farmaci specifici per il trauma cranico e vitamina B1 a supporto del sistema nervoso. Essendo ancora lattante, è stata nutrita inizialmente con latte a siringa e successivamente è passata all’alimentazione autonoma, seguita con grande dedizione dalla volontaria Anna Ciccone. Con il tempo ha imparato a mangiare carne e cibo solido, fino al completo svezzamento.

 

Grazie alle cure ricevute, i sintomi neurologici sono progressivamente migliorati e, al momento della liberazione, la riccia pesava 680 grammi, camminava senza difficoltà e si appallottolava perfettamente, segno di una piena ripresa.

 

La liberazione è avvenuta proprio a Bronzolo, il luogo in cui era stata trovata, con la collaborazione della Croce Rossa per il trasporto.

«È sempre una grande emozione vedere un animale tornare in natura – conclude Sturaro –. La riccia 209/2025 è la prova che con interventi tempestivi e un lavoro di squadra si può dare una seconda possibilità a creature che, da sole, non ce l’avrebbero fatta».