Il caso

giovedì 9 Maggio, 2024

Crocifisso bruciato a Lavis, scontro tra Lega e sindaco

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La mozione ha tenuto banco per oltre un’ora in Consiglio

«Bruciato crocifisso a Lavis: sensibilizzazione da parte dell’amministrazione comunale». Questo il titolo della mozione presentata dalla Lega in Consiglio comunale martedì sera. Una mozione, inserita all’ultimo momento all’ordine del giorno, la cui discussione ha tenuto banco per più di un’ora, con un ampio e articolato dibattito tra minoranza e maggioranza, conclusosi con un nulla di fatto: mozione bocciata con 12 astensioni e 2 voti favorevoli. Il riferimento è a un fatto accaduto a fine aprile: il ritrovamento da parte dell’ex consigliere provinciale della Lega Devid Moranduzzo di un crocifisso nel centro storico del paese bruciato nella parte superiore. La denuncia sui social di Moranduzzo aveva scatenato l’indignazione di alcuni. Nel testo della mozione la Lega ha riportato l’articolo 404 del Codice penale, riguardante «offese a una confessione religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di cose», insieme al testo dell’articolo 19 della Costituzione, riguardante il diritto di professare liberamente la propria fede. «Indipendentemente dalle questioni legate al reato eventualmente commesso che verrà accertato dagli organi competenti – hanno scritto i consiglieri Monica Ceccato, Luigi Piffer, Davide Toscana e Ivan Michelon – il gruppo consiliare della Lega intende sottoporre all’attenzione del Consiglio comunale questo episodio come esempio, per lanciare un segnale di vicinanza e sensibilizzazione su un tema estremamente delicato». Il gruppo ha concluso impegnando sindaco e Giunta a sensibilizzare la collettività attraverso social e canali d’informazione nel rispetto dei luoghi e degli oggetti di culto e della Costituzione italiana, in particolare dell’articolo 19. La risposta del sindaco Andrea Brugnara e, in generale, di tutta la maggioranza è stata ferma: «Nonostante ci siano le premesse per condannare un fatto sicuramente grave, bisogna avere delle basi solide per dichiarare che il fatto sia avvenuto e sia stato causato da terzi. Se ci fossero queste basi certe potremmo parlare di vilipendio e condannare il fatto, ma questa certezza non c’è. Il fatto può esser stato causato da un cortocircuito: vi era infatti un ramoscello d’ulivo incastrato tra il braccio del Cristo e la parte superiore del crocifisso dov’era posizionata una lampadina, e in effetti il piccolo rogo ha interessato la parte superiore dell’oggetto. Gli elementi tecnici non sono quelli del dolo». «Non sta a noi giudicare rispetto al reato – ha ribattuto Ceccato – ma potremmo definire il gesto la goccia che fa traboccare il vaso: non è la routine, ma da un punto di vista prettamente materiale i cittadini di Lavis hanno a che fare con danneggiamenti giorno e notte, se poi l’oggetto danneggiato è interesse di culto ha un significato ancora più importante: non è come portare via una bicicletta».
In un breve intervento il consigliere del Patt Daniele Donati ha messo in guardia i presenti rispetto alla risonanza pubblica di una condanna social: «Mettere questa cosa in pasto ai social è pericoloso: amplificherebbe lo scandalo e il risentimento di alcuni, generando magari episodi di emulazione». «Faccio fatica a stupirmi di tante cose – ha concluso il vicesindaco Luca Paolazzi – ma una volta appreso sui social dell’accaduto, mi sarei aspettato che ci fosse un riscontro su un piano di querela o denuncia, che invece non abbiamo avuto né dalla polizia locale né dai carabinieri di Lavis. Come membri dell’istituzione dobbiamo mettere le forze dell’ordine nella condizione di poter lavorare e svolgere le indagini del caso. La mozione tocca unicamente la sfera politica, ma non la sfera dell’indagine laddove fosse pervenuta una denuncia». Il vicesindaco ha poi fatto un appello ai cittadini: «I post su Facebook come denuncia o allarmismo non servono a nulla: invito chi nota atteggiamenti non consoni a denunciare. Solo in questo modo si potrà aiutare veramente. Ci tengo a precisare che in Consiglio non ci sono due schieramenti: siamo tutti d’accordo sul fatto che il vilipendio a un oggetto di culto sia un fatto estremamente grave, ma questo caso specifico lascia molte perplessità. Non ci sarebbe stata alcuna ritrosia nell’appoggiare una mozione laddove questa fosse stata davvero centrata sui temi che anche dal banco delle minoranze sono emersi quali l’importanza della religione, il valore costituzionale, la libertà di culto, il rispetto dei credi e dei simboli religiosi da un punto di vista anche storico-culturale e sociale. Ma dal momento che la mozione presenta un caso specifico non comprovato casca il palco. Se il tema sarà affrontato in maniera ampia, derivando da un moto di sensibilizzazione che però si astrae da un caso specifico che ha lasciato molti dubbi, anche da parte della maggioranza non ci sarà nessun problema a lanciare una sensibilizzazione in questo senso».