L'intervista

domenica 28 Dicembre, 2025

Case di riposo, Chiogna (Upipa): «Nel 2026 per le rette aumento massimo dell’1,5%»

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La presidente spiega: «Quest'anno puntiamo a riqualificare le Rsa se la Provincia ci aiuterà. Servono figure sociali dentro le case di riposo per fare da raccordo con le comunità»

Anche nel mondo di Upipa, che raccoglie la maggior parte delle Rsa del Trentino, il 2026 inizierà con un aumento delle rette alberghiere, con un rincaro che però, spiega la presidente Michela Chiogna, «non supererà l’1,5%». Rincari a parte, il 2026 di Upipa, oltre alle costanti sfide del personale e delle liste d’attesa, avrà un obiettivo importante: la riqualificazione degli edifici. «Una sfida che possiamo vince se la Provincia ci aiuta» spiega Chiogna.
Presidente che Natale è stato nelle vostre Rsa?
«Nelle Rsa quest’anno si è respirato davvero un bel clima. È stato un periodo molto ricco di iniziative, non solo nei giorni delle feste ma durante tutto l’Avvento: la presenza di bambini, cori, musica, volontari, studenti del Conservatorio e di altre scuole ha creato un’atmosfera speciale. Abbiamo organizzato numerosi pranzi con i familiari, se non il 25 dicembre nei giorni immediatamente precedenti, oltre a mercatini all’interno delle strutture. Anche nella nostra sede di San Bartolomeo, ad esempio, abbiamo cercato di ricreare il clima di piazza Fiera all’interno della Rsa. È stato un mese intensissimo. Ho incontrato molti familiari che mi hanno espresso grande soddisfazione ed è importante, perché queste attività ci richiedono un impegno sempre maggiore. È stato apprezzato anche lo sforzo fatto durante tutto l’anno per coinvolgere le famiglie».
Dal bilancio della Provincia sono arrivati sostegni importanti?
«Lo stanziamento complessivo di 38 milioni di euro per le strutture è molto rilevante: riguarda 12 Rsa, circa un terzo dell’intero sistema. Ci sono tre o quattro interventi particolarmente consistenti, sopra i 3 milioni di euro, tra cui Arco con circa 10 milioni e Spiazzo, che interesseranno rispettivamente 60 e 40 posti nelle strutture. Si tratta di interventi massicci su strutture ormai vetuste, che verranno finalmente rinnovate. Ci sono poi stanziamenti superiori ai 3 milioni anche a Mezzolombardo e Riva, per completare porzioni di edifici rimaste indietro, oltre a interventi più piccoli ma comunque significativi. È una programmazione strutturale positiva. Naturalmente il nostro servizio non passa solo dagli edifici, ma anche da altri aspetti fondamentali».
A cosa si riferisce?
«Nel 2026 ci aspettiamo la piena attuazione del sostegno provinciale legato al cosiddetto “conto termico”, che per noi è molto importante. Grazie a una modifica normativa, le Rsa potranno accedere per la prima volta al contributo del Gse al 100% della spesa ammessa – in precedenza era al 65%. Prima il vincolo normativo non permetteva il finanziamento statale completo alle case di riposo, ora questo limite è stato rimosso. La Provincia ha promesso di accompagnarci con risorse tecniche per coordinare gli interventi: riqualificazione energetica, cappotti, coibentazioni, sostituzione delle caldaie, pannelli fotovoltaici. Il 2026 sarà un anno chiave su questo fronte».
Quali sono invece i nodi ancora aperti?
«Ci sono alcune partite importanti: nelle nuove direttive sono stati introdotti i parametri per le Rsa “leggere”, ma restano irrisolti tre temi fondamentali. Il primo è la formazione duale degli Oss. Il secondo riguarda il deblistering dei farmaci: ci aspettiamo dalla Provincia una soluzione che confermi le modalità operative per le strutture. Il terzo è il rafforzamento dell’équipe multidisciplinare, introducendo un parametro di attenzione sociale. Serve una figura dedicata – un assistente sociale o un educatore – che curi il rapporto con il territorio e con le famiglie. Se vogliamo Rsa davvero aperte, capaci di essere una risorsa per la comunità, servono professionalità dedicate al raccordo con Spazio Argento e le altre realtà territoriali».
Sul “T” di ieri Monfredini di Spes ha annunciato un aumento delle rette. Sarà così anche per Upipa?
««Il sistema Upipa è più variegato e lascia maggiore autonomia alle singole case di riposo. So che Spes ha deciso di aumentare le rette per recuperare l’inflazione degli anni precedenti. Anche il nostro sistema deve fare i conti con l’inflazione, che quest’anno è dell’1,5%.Tuttavia, per quanto ho potuto verificare confrontandomi con gli altri presidenti, difficilmente si andrà oltre questo valore. Diciamo che, salvo situazioni particolari, dove i bilanci lo rendano necessario per difficoltà contingenti, la tendenza generale è quella di mantenere gli aumenti entro l’1,5%».
Quali saranno le principali sfide del 2026?
«Le liste d’attesa e il personale restano i due grandi temi. Su entrambi abbiamo avanzato proposte e ora ci aspettiamo risposte. Abbiamo portato avanti la proposta della formazione duale, che in Alto Adige sta funzionando molto bene e consente di bilanciare i pensionamenti degli Oss: ci auguriamo un via libera, ma almeno una risposta chiara. Serve poi alleggerire o rivedere il ruolo dei sanitari, introducendo una figura sociale che si occupi dei rapporti con le famiglie e con il territorio, semplificando così il lavoro degli operatori sanitari. Anche il tema del deblistering va risolto».