università e caro affitti

venerdì 29 Settembre, 2023

Caro affitti, potenziare studentato e trasporti. Il rettore Deflorian: «Servono almeno 2mila posti letto»

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Alloggi per studenti a Piedicastello, la fine dei lavori slitterà al 2026

Da un lato rendere più appetibili le zone distanti dal centro, «potenziando il trasporto pubblico». E dall’altro «alleggerire il mercato privato attraverso la realizzazione di nuovi studentati». Il rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian, propone un «mix di soluzioni» per affrontare il problema del caro affitti. Partendo da una premessa: «Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare che la condizione economica leda il diritto allo studio».
Posti letto
Sui quasi 16mila iscritti dell’Università di Trento, 8.900 studenti universitari hanno trovato un alloggio per stare vicino al luogo di studi. E di questi 1.200 occupano un posto negli studentati e negli appartamenti gestiti dall’Opera universitaria, l’ente strumentale della Provincia per il diritto allo studio (il T di ieri). «Il numero di posti letto dell’Opera universitaria andrebbe potenziato ulteriormente. Si dovrebbe arrivare a 2mila posti letto — spiega Deflorian — In Italia siamo ai primi posti, ma rispetto ai Paesi europei siamo ancora indietro rispetto all’offerta di posti letto». Dunque, gli attuali progetti di nuove residenze — il blocco G di Sanbapolis (107 posti), lo studentato a Piedicastello (200 posti) e quello all’ex Asilo Manifattura (208 posti) — «sono un grande passo avanti, ma non sono risolutivi». Servirebbero altri 300 posti letto per raggiungere la quota ideale. Intanto «le iniziative dei privati possono tornare comunque utili», aggiunge il rettore.
Allo stesso tempo «ci vorrà prudenza nel potenziare gli studentati — prosegue Deflorian — perché non conosciamo l’impatto dell’evoluzione demografica. Noi puntiamo a compensare il calo demografico con una maggiore percentuale di giovani che frequentano l’università, ma non è detto che si riesca a raggiungere questo obiettivo».
Potenziare il trasporto pubblico
Detto questo, per fronteggiare il caro affitti sul mercato privato «la soluzione più immediata è quella di rendere fruibili e accettabili le zone meno centrali della città, che potrebbero avere un’offerta di alloggi interessante», dice il rettore. L’idea è quella di facilitare la vita degli studenti nelle zone più distanti dal centro, dove i prezzi delle case sono più bassi. Da questo punto di vista l’ateneo è impegnato in un dialogo con la Provincia e i Comuni per «potenziare il trasporto pubblico».
Secondo il rettore, però, c’è anche un’altra questione: «Negli ultimi anni la richiesta di stanze singole è aumentata, mentre quella di stanze doppie è scesa».
«Non dimenticarsi di Rovereto»
Intanto l’ateneo è concentrato a far sì che i progetti dei nuovi studentati decollino. Due settimane fa la Provincia ha dato il via libera all’ampliamento della residenza di San Bartolomeo (Sanba), che dovrebbe essere realizzato entro il 2027. Un progetto da 14 milioni. Per accelerare la giunta ha deciso di girare i 2,3 milioni previsti inizialmente per il nuovo studentato di Rovereto sul Sanba, in aggiunta ai 2 milioni già programmati. Non solo. Nell’ultima legge di assestamento la Provincia ha stanziato altri 3 milioni per il nuovo blocco G. Le altre risorse arrivano dall’Opera universitaria. Il tutto in attesa di una risposta da Roma in merito alle richieste di finanziamento presentate per entrambi i progetti. Qualcuno, però, ha visto in questa operazione della giunta un passo indietro rispetto allo studentato all’ex Asilo Manifattura di Rovereto, che costa il doppio (31,6 milioni). «Non credo ci sarà un passo indietro su Rovereto — dice il rettore — È evidente che nel caso in cui arrivino le risorse da Roma, la Provincia si impegnerà a integrare la spesa. Ma qualora non dovesse arrivare il finanziamento statale, il problema rimane. A Rovereto c’è l’esigenza di avere un nuovo studentato».
Tempi lunghi per Piedicastello
Per il nuovo studentato a Piedicastello, invece, i tempi si allungano. In questo caso il progetto vale quasi 31 milioni di euro. Roma dovrebbe metterci 10,2 milioni. «Ma il ministero non ha ancora dato il via libera ufficiale al finanziamento — spiega Deflorian — e probabilmente questo farà slittare i tempi di realizzazione al 2026».