Animali
mercoledì 17 Dicembre, 2025
Cani e botti di Capodanno: attenzione il rischio «freezing»: «Si bloccano terrorizzati, ecco cosa fare»
di Redazione
I consigli della clinica altoatesina VetBz: «Non trascurare gli effetti a medio termine»
Con l’avvicinarsi delle festività natalizie e, soprattutto, di Capodanno, torna puntuale un problema che coinvolge migliaia di animali domestici: la paura dei botti e dei petardi. Un fenomeno spesso sottovalutato, ma che può avere conseguenze importanti sul benessere fisico ed emotivo di cani e altri animali da compagnia. «Molti cani che soffrono per i botti di Capodanno hanno già, durante l’anno, piccole o grandi paure di base», spiega Luisa Demattio, veterinaria comportamentalista della clinica VetBz, ambulatorio veterinario con sede a Bolzano. «Quando si avvicina il periodo tra Natale e Capodanno diventano progressivamente più nervosi, come se ricordassero che sta arrivando per loro un momento difficile».
Le prime difficoltà emergono già nei giorni precedenti: alcuni cani fanno molta fatica a uscire di casa, arrivando a trattenere i bisogni pur di evitare l’esterno. «Durante le passeggiate – prosegue Demattio – tirano per rientrare il più in fretta possibile, mettendo spesso in difficoltà i proprietari. Se poi scoppia un petardo nelle vicinanze, l’agitazione aumenta ulteriormente». In alcuni casi la reazione di paura può trasformarsi in vero e proprio terrore. «C’è chi inizia a tremare, chi entra in uno stato di “freezing”, rimanendo immobile e bloccato dalla paura», sottolinea la veterinaria. Anche una volta rientrati in casa, per molti animali il disagio non si esaurisce: possono faticare a calmarsi, perdere l’appetito, isolarsi e apparire quasi apatici.
Non vanno poi trascurati gli effetti a medio termine. «Durante questo periodo possono riacutizzarsi vecchi problemi di salute o riemergere disturbi comportamentali mai del tutto risolti». L’invito rivolto ai proprietari è quello di non minimizzare i segnali di disagio e a chiedere supporto professionale. «Questi cani hanno bisogno di aiuto, sia dal punto di vista della gestione quotidiana, sia (molto spesso) di un adeguato supporto farmacologico, quando la paura diventa terrore», conclude la veterinaria comportamentalista.