La storia
mercoledì 17 Settembre, 2025
Borgo Sacco e San Giorgio salutano (dopo 45 anni) i francescani. «Addolorati, serviva audacia»
di Francesca Dalrì
Sabato e domenica la festa di saluto, poi gli ultimi tre frati lasceranno la città di Rovereto
Nella canonica di via Fedrigotti sono giorni densi di appuntamenti ed emozioni. Di quei giorni che rimarranno indelebili nella mente dei saccardi, ma che, a poter scegliere, non avrebbero mai voluto vivere. La prossima settimana i frati francescani lasceranno il convento dopo 45 anni alla guida delle comunità di Borgo Sacco e San Giorgio, che proprio loro hanno lavorato per unire sempre più. Al loro posto arriverà don Andrea Malfatti, classe 1983, oggi parroco in Val di Fassa. Ma non prima del 26 ottobre, data del suo insediamento ufficiale: fino ad allora a garantire le messe, che com’è ovvio non potranno più essere garantite tutti i giorni come avviene oggi, al mattino a Borgo Sacco e la sera a San Giorgio, saranno i padri rosminiani.
La parrocchia più giovane
A preoccupare i fedeli e la comunità più in generale non è però tanto la celebrazione delle funzioni, bensì tutto quello che ruota attorno alla presenza dei frati francescani: dalla catechesi con i più piccoli all’accompagnamento dei giovani in oratorio tutti i venerdì sera, passando per i ben tre gruppi famiglia e arrivando fino alla cura degli anziani della vicina Rsa e non solo. «Gli anziani sono preoccupati, ma non tanto per loro, bensì per i giovani – ci racconta il parroco fra Nicola Riccadona –. La loro grande domanda è: chi condurrà ora i giovani e si occuperà della cura delle nuove generazioni?». Con i suoi 8.272 residenti (i dati sono aggiornati allo scorso 31 dicembre), la circoscrizione Sacco-San Giorgio è infatti non solo la seconda più popolosa della città dopo la Centro, ma anche quella con il maggior numero di bambini e ragazzi in età scolare (1.086). «Ogni anno a Sacco e San Giorgio abbiamo una cinquantina di battesimi, per il 2025 siamo già a quota 37 – aggiunge padre Franco Ghezzi –. Per avere un metro di paragone, basti pensare che nella mia vecchia parrocchia a Milano si celebrano solo una ventina di battesimi l’anno su un bacino di diecimila abitanti».
La scelta del Capitolo
Tra le emozioni di questi giorni c’è sicuramente l’amarezza per una scelta presa lo scorso febbraio a Padova dal cosiddetto Capitolo provinciale dei francescani conventuali del Nord Italia e giustificata dal calo delle vocazioni e dall’età sempre più avanzata dei frati. «Dati di fatto, ma in una realtà così viva e numerosa potevamo rimanere – afferma senza remore l’attuale parroco –. Noi siamo ancora sorpresi e addolorati per questa decisione, in questi mesi abbiamo portato avanti l’ordinario e ascoltato il lamento della nostra gente, al quale non abbiamo però saputo dare risposte perché nemmeno noi ci spieghiamo questa scelta». «Purtroppo nella Chiesa oggi c’è una grossa paura dovuta al calo delle presenze, che peraltro in questa comunità non si è mai verificato, e quindi la tentazione è una contrazione nella speranza di difendere l’essenziale – analizza padre Franco –. Ma non ci possiamo arroccare nelle nostre roccaforti: la sfida è sempre stata quella di andare e annunciare il Vangelo, non certo di ritirarsi. Non è che gli apostoli sono stati fermi perché erano solo in dodici, i confini sono sempre stati quelli del mondo. Anche nel nostro caso serviva più audacia».
Nonostante l’amarezza, il francescano prova comunque a trarre il meglio da questa situazione: «Questa sarà comunque un’occasione d’oro perché avvenga quel cammino cosiddetto sinodale, di condivisione, collaborazione e corresponsabilità con i laici che realizzi quella Chiesa orizzontale che già il Concilio Vaticano II aveva sognato». Collaborazione che i francescani, che negli ultimi anni una volta a settimana ospitavano a pranzo gli altri preti della città, auspicano verrà mantenuta anche tra sacerdoti. «Questa canonica è molto grande per un solo parroco: sarebbe bello che qui fosse costituita una comunità sacerdotale – suggerisce padre Nicola –. I preti, pur mantenendo ognuno le proprie parrocchie di riferimento, potrebbero così parlarsi, condividere e aiutarsi più facilmente».
Sabato e domenica la festa
Per salutare i francescani sono previsti due giorni di celebrazioni. Sabato sera alle 20.45 in chiesa a Borgo Sacco è in programma la veglia che ricorderà i cinque sacerdoti che dal 1980 ad oggi hanno guidato la comunità: padre Pio Emer, padre Leopoldo Fior, padre Lino Pellanda, padre Pietro Franco e infine l’attuale padre Nicola Riccadona. La veglia sarà chiusa dai ragazzi dei gruppi giovani che condivideranno con i presenti le proprie aspettative e sogni per il futuro della Chiesa e della comunità. Domenica invece doppio appuntamento a San Giorgio: alle 10.30 con la messa presieduta dal vescovo Lauro Tisi, alla presenza del provinciale padre Roberto Brandinelli; poi alle 12.30 il pranzo comunitario al parco di San Giorgio.
Subito dopo i tre frati lasceranno la città. «Tante cose le ho regalate, quello che mi porto via è già in valigia», assicura padre Franco. «Rimarrò ancora qualche giorno, giusto il tempo di aiutare chi resta nel passaggio – conclude padre Nicola –. Poi si parte per Como». Questa la destinazione del parroco, arrivato a Sacco nel settembre del 2013. La chiesa di San Francesco a Brescia sarà invece la destinazione di padre Franco (in città dal 2017), mentre il terzo frate francescano arrivato nel 2018, il noneso fra Ferdinando Genetti, sarà inviato come economo alla basilica dei Frari a Venezia.