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giovedì 13 Novembre, 2025

Bitm Trento, allarme spopolamento: «Negli ultimi 10 anni il 5% dei residenti ha lasciato la montagna»

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Alla Borsa internazionale del turismo montano si riflette sul futuro delle terre alte: il turismo come presidio contro lo spopolamento, tra carenza di personale, costi in aumento e nuove sfide per la competitività

La montagna si racconta e si reinventa. Ieri, al Muse di Trento, si è aperta la 26esima edizione della «Bitm-Le giornate del turismo montano», la manifestazione promossa da Confesercenti che riunisce istituzioni, scuole e operatori per disegnare le nuove rotte del turismo alpino.
Il tema di quest’anno è proprio l’identità della montagna e in che modo il turista viene accolto in questa cornice. Con questa prima giornata, la Bitm (Borsa internazionale del turismo montano) ha acceso i riflettori su tematiche che riguardano il turismo trentino, la sua identità e il suo sviluppo.

«Quest’anno vogliamo focalizzarci su ciò che succede sul nostro territorio – ha esordito Alessandro Franceschini, direttore scientifico della Bitm – l’idea è che il Trentino possa stare al passo con l’evoluzione del turismo internazionale lavorando su un’accoglienza autentica e identitaria, che deve essere il valore aggiunto dell’offerta turistica della nostra regione».

In questo contesto il tema degli affitti brevi sta incidendo in modo significativo sul panorama trentino: «Le modalità di spostamento dei turisti sono cambiate negli ultimi anni e la sfida delle comunità turistiche è trovare un equilibrio stabile tra domanda e offerta — prosegue Franceschini — Gli affitti brevi sono però anche un’opportunità per zone turistiche meno blasonate che possono ampliare la loro offerta turistica, ma senza diventare un grande scatolone in affitto, mantenendo dunque la propria identità».

Il turismo trentino e nazionale, però, non è esente da criticità. «Il 48% delle imprese turistiche montane in Italia ha problemi a reperire personale qualificato, con punte del 60% nel settore della ristorazione e dell’accoglienza, anche a causa della mancanza di alloggi — ha spiegato il presidente di Confesercenti nazionale Nico Gronchi – Un segnale che ci dice che qualcosa si è rotto tra formazione e mondo del lavoro. Il secondo problema riguarda la contrattualistica: oggi le richieste dei giovani sono diverse sulla flessibilità degli strumenti lavorativi, sui tempi e sui modi di lavorare. Il decreto nazionale “Staff House” è un primo passo importante, ma servono misure territoriali e strumenti di stabilizzazione dei rapporti di lavoro per rendere il settore più attrattivo».

In Trentino, inoltre, c’è un grosso problema di spopolamento montano: «Negli ultimi 10 anni — rivela Gronchi — il 5% dei residenti ha abbandonato la montagna e questo dato appare in continua crescita. Il turismo spesso è l’unico presidio per contrastare lo spopolamento in queste aree ma può essere tale solo se le aziende restano competitive».

Altro problema sottolineato dal presidente nazionale è quello della redditività: secondo i dati di Banca d’Italia e Istat, tra il 2022 e il 2023 i costi di gestione delle strutture ricettive in montagna sono aumentati in media del 18%, mentre i ricavi sono cresciuti solo del 6-7%: «Per le piccole strutture, che rappresentano l’80% del tessuto turistico montano, questo squilibrio riduce i margini e limita la capacità di investimento. Servono strumenti che riducano i costi e sostengano la digitalizzazione, l’efficienza energetica e l’innovazione».

Una battuta, infine, sul passaggio generazionale: «Occorrono incentivi fiscali, agevolazioni per il subentro e modelli cooperativi per garantire continuità alle imprese che hanno mercato ma non successori interni».

Durante l’evento c’è stato spazio per una riflessione sulla politica del turismo locale. «Viviamo in un territorio molto attrattivo – ha detto l’assessore provinciale allo sviluppo economico Achille Spinelli – le nostre valli e montagne sono paesaggi peculiari. Il turismo è un’economia solida e in crescita, che però ha bisogno di ulteriori investimenti, poiché le esperienze turistiche sono in mutamento».

Un’attenzione alla cultura dell’ospitalità dei territori di montagna è stata messa in risalto anche dalla vicesindaca di Trento Elisabetta Bozzarelli: «Come amministrazione ci chiediamo spesso in che modo raccontare l’identità di Trento e del Trentino. Di recente, inoltre, una serie americana ha scelto Trento per raccontare, sulla piattaforma Netflix, la nostra città durante il periodo del Natale: un esempio importantissimo dell’attrattività di Trento e dei valori della nostra comunità».

Si è poi posto l’accento sulla necessità di diversificare, destagionalizzare e dare valore al turismo identitario e sostenibile: non solo arrivare, ma vivere, scoprire e diversificare. «Quello che oggi funziona sono le cosiddette esperienze ibride, che uniscono esperienze replicabili (come escursioni, sport, servizi family) e identitarie (paesaggi peculiari, tradizioni del posto) — ha sottolineato Matteo Bonazza, amministratore delegato di Progetto turismo – Il Trentino offre 132 strutture ricettive 4 o 5 stelle per un’ospitalità sempre più all’avanguardia».

All’evento c’è stato anche spazio per una riflessione socio-territoriale offerta dal sociologo Aldo Bonomi:
«La parola territorio richiama alla comunità, che è in continuo mutamento: il turismo deve andare a braccetto con la comunità stessa e adattarsi alla sua evoluzione. La cura dell’ambiente e della comunità sono allo stesso modo importanti per il progresso del turismo; all’interno di questo progresso, strumenti come l’intelligenza artificiale devono essere governati per fare crescere la struttura economica e turistica del Trentino».