DOMANDE & RISPOSTE

lunedì 8 Aprile, 2024

Bitcoin, nicchia per pochi o trend in crescita? Una guida tra rischi e profitti delle criptovalute

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Un domanda e risposta semplificato con Guido Giovannardi, esperto di informazione finanziaria e formazione, per fare il punto sulle possibilità che offre il mercato

La congiuntura economica del Trentino nel 2023 non ha particolarmente sorriso alle famiglie, che hanno dovuto fare i conti con il rialzo dei prezzi mettendo un freno ai consumi e non riuscendo ad aumentare i propri risparmi. In contesti come questi i risparmiatori possono essere attratti da nuovi investimenti. Ma come orientarsi? Facciamo il punto sulle possibilità che offre il mercato, anche con l’aiuto di Guido Giovannardi, esperto di informazione finanziaria e formazione, che ha tenuto una serie incontri di educazione finanziaria presso la biblioteca di Trento, a cura della Onlus Microfinanza.
Quali strumenti finanziari esistono?
Esistono diversi tipi di prodotto finanziario. Fra questi ci sono le azioni di una società quotate in borsa, su cui si investe per ottenere un ritorno economico dato da una parte degli utili di quest’ultima. Ci sono quote di fondi comuni d’investimento o, ancora, titoli di debito quali le obbligazioni (bond), che rappresentano una parte di debito acceso da una società o da un ente pubblico per finanziarsi e i cui «frutti» sono dati dal rimborso del capitale investito, più un interesse. Ci sono poi i cosiddetti prodotti derivati, come futures, opzioni e swap, il cui valore è collegato al valore di un sottostante (bene reale o attività finanziaria).
E le criptovalute?
Fra gli strumenti di più recente invenzione troviamo le criptovalute, o valute digitali, come i Bitcoin, che vengono scambiate in mercati non regolamentati. Sono numeri in un registro che funzionano su delle blockchain, ossia catene di blocchi che garantiscono che non vengano spese due volte. La valuta è ‘nascosta’, nel senso che è visibile e utilizzabile solo conoscendo un determinato codice informatico definito chiave di accesso. Le monete virtuali non sono regolate da enti centrali governativi, ma sono generalmente emesse e controllate dall’ente emittente secondo le proprie regole. La struttura della rete e la mancanza di un ente centrale rende impossibile a qualunque autorità il blocco dei trasferimenti o il sequestro senza il possesso delle relative chiavi o la creazione di nuova moneta usando sistemi diversi dal mining (estrazione attraverso un processo informatico) previsto da chi ha creato la valuta.
Grandi rischi e grandi profitti?
Se scegliamo di inoltrarci nel mondo delle criptovalute è importante tenere presente che sono caratterizzate da una variazione giornaliera molto più ampia rispetto alla variabilità delle quotazioni delle altre valute. Il loro valore è dato dalla domanda e dall’offerta. Se considerate in termini di riserva di valore bisogna considerare che quanto più saranno utilizzate per il pagamento di beni e servizi, tanto più aumenteranno di valore. Gli esperti consigliano di concentrarsi sulle criptovalute più conosciute e su cui sono disponibili più informazioni.
Nicchia per pochi o trend in crescita?
I siti web che accettano i pagamenti in Bitcoin sono attualmente in crescita, così come il numero di criptovalute in circolazione. Alcuni categorie di articoli, come i videogiochi, prodotti elettronici e servizi legati ai viaggi sono già acquistabili con la moneta digitale. Allo stesso tempo questa moneta ha da poco attraversato una fase altamente critica che ha avuto il suo picco nel 2022 e che ha spaventato molti investitori. Secondo gli esperti della Banca centrale europea ci troviamo oggi in una bolla destinata a scoppiare. La moneta virtuale non sarebbe adatta come investimento perché non genera flussi di cassa o dividendi, né offre benefici sociali. Non solo, il livello del prezzo del Bitcoin non sarebbe un indicatore della sua sostenibilità. Mancherebbero dati economici fondamentali e un valore equo da cui si possano ricavare previsioni attendibili.
Da quale strumento finanziario partire?
Gli esperti consigliano di diversificare l’investimento. Fondamentale è anche fare una pianificazione e capire tra quanto tempo servono i soldi. I buoni del tesoro (Btp), ad esempio, hanno una scadenza a dieci anni e sono quindi adatti ad orizzonti temporali lunghi. Se, invece, fra sei mesi è prevista una spesa come un’auto nuova, è opportuno puntare su strumenti a breve termine, liquidi e quotati (quindi negoziabili) sulle borse, per poterli vendere in tempi rapidi. Quest’ultimo aspetto può essere verificato sul sito borsaitaliana.it. Inoltre, l’investitore deve valutare a fondo la propria propensione al rischio e il volume che può eventualmente perdere senza trovarsi in situazioni critiche.
Come si accede al mercato?
L’intermediario è colui che fa le operazioni per conto del cliente. Può essere un ente abilitato ad operare sulle borse, una banca o una Sim. Se uso una piattaforma di trading, questa sarà il mio intermediario.
Chi ci può consigliare?
La consulenza si divide in due ambiti diversi. Quella tradizionale, dei funzionari di banca e degli ex promotori finanziari, ora inseriti nell’albo dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede. L’altra possibilità è quella di affidarsi a dei consulenti finanziari autonomi che non hanno alcun legame con banche o Sgr (sono a parcella) e consigliano in base alle esigenze del cliente.
Quali rischi ci sono?
Il rischio è proporzionale alla potenzialità di guadagno di uno strumento. I diversi prodotti presentano uno o una combinazione di rischi ben specifici. Se parliamo di azioni ci sarà un rischio insolvenza e di mercato. Quest’ultimo rischio vale anche per le obbligazioni, che però presentano anche quello di tasso di interesse. In generale poi, se lo strumento non è quotato in borsa ci sarà un rischio di liquidità.
Come minimizzarli?
Conoscerli è il primo passo per valutarli. Nel momento in cui si fa un investimento è bene richiedere il «Key information document» o Kid. Si tratta di un documento di massimo tre pagine che contiene tutte le informazioni chiave riguardo al prodotto. Il documento è reperibile anche online, digitando il codice alfanumerico di 11 caratteri denominato Isin. Per alcuni tipi di prodotto, come i bond, ci sono enti esterni e indipendenti, come le agenzie di rating, che esprimono un giudizio sulle capacità delle aziende di pagare o meno i propri debiti. Più è alto il rating attribuito ai prodotti e più è tendenzialmente sicuro. Inversamente, più si scende di grado e più aumenta il rischio a fronte però di una possibile rendita maggiore. In considerazione di quanto è successo con la crisi finanziaria del 2008, legata alla bolla dei prodotti derivati subprime e ad un sistema di rating che si è rivelato fallato, vale anche in questo caso il consiglio di valutare bene quanto si è disposti a perdere.