I conti

martedì 30 Aprile, 2024

UniTn, gli studenti salvano il bilancio. Deflorian: «Attivo di 4,4 milioni, ora veloci con l’adeguamento della quota base»

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Deficit di 10 milioni coperto grazie a risorse extra derivanti dall’accantonamento delle tasse universitarie

Flavio Deflorian aveva fatto bene i suoi conti. Dopo che un anno fa l’Università di Trento aveva chiuso il primo bilancio in rosso della sua storia, il rettore aveva lanciato l’allarme: «Senza un intervento il passivo tra un anno sarà di 10 milioni di euro». E infatti alla fine il deficit sul 2023 è stato pari a quasi 10 milioni di euro, niente rosso in bilancio però quest’anno. A soccorrere l’ateneo però non sono stati, per ora, né la Provincia né i Ministeri, ma i suoi stessi studenti.

Un intervento straordinario
Si legge nel comunicato dell’ateneo che il deficit è stato coperto «grazie a un rilascio straordinario e non ripetibile di fondi accantonati dall’Ateneo da 14,4 milioni» che ha permesso di chiudere il bilancio «con un attivo di oltre 4,4 milioni di euro». Questi fondi extra «sono risorse precedentemente vincolate per coprire costi futuri per sostenere i premi di merito che non si verificheranno più in quanto l’istituto è stato riformato». È Deflorian a spiegare di preciso di cosa si tratti. «Si tratta di un accordo stipulato dal precedente rettore Collini con la rappresentanza studentesca. L’accordo prevedeva di accantonare una parte della contribuzione studentesca (le tasse universitarie) in un fondo per erogare poi premi a chi completava gli studi in maniera meritevole, ossia velocemente e con ottimi voti». Nel frattempo l’ateneo e gli studenti hanno convenuto che ci fossero modi migliori di investire le risorse, erogando servizi agli studenti invece che premiandoli quando il loro percorso era giunto al termine. «Fintanto che l’accordo era in vigore però – spiega Deflorian – Il sistema è andato avanti. Erogando premi e accumulando risorse. Quest’anno l’accordo è finito e le risorse avanzate, che erano maggiori dei premi erogati, dovevano essere reimmesse a bilancio. In base all’accordo con le rappresentanze studentesche sono stati quindi utilizzando per appianare il passivo e chiudere il bilancio in attivo per 4,4 milioni di euro». Sono state quindi le tasse universitarie a mettere un tampone al problema quest’anno, risorse che, se la quota base fosse stata adeguata prima da Provincia e Ministeri, potevano essere utilizzate in maniera diversa. «Certo c’erano altri modi in cui potevamo utilizzarli – osserva Deflorian – Erano un patrimonio dell’ateneo che poteva essere investito in maniera differente».

Ora l’adeguamento
Dall’anno prossimo non serviranno più sforzi extra per mettere in sicurezza il bilancio dell’Università di Trento. Provincia, Ministero dell’università e ricerca (Mur) e Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) hanno infatti trovato l’accordo per aumentare la quota base del finanziamento dell’ateneo di 13 milioni di euro, adeguandola all’aumento dei costi dovuto all’inflazione. «I 13 milioni in spesa corrente sono a carico dello Stato – spiega Deflorian – Se poi la Provincia lo vorrà potrà aumentare di tasca sua la quota portandola a una cifra più alta». L’importante per il rettore ora è che si faccia in fretta. «L’accordo ministeriale da un punto di vista tecnico c’è, ora va trovata la quadratura politica delle coperture. Noi abbiamo il nostro assestamento di bilancio a fine giugno, sappiamo che invece la Provincia lo fa a luglio. Sarebbe importante per noi che si possa fare prima, perché così possiamo attutire alcune compressioni al budget che avevamo previsto per la seconda metà del 2024». Con i conti in sicurezza l’obiettivo è continuare a puntare all’eccellenza: nella didattica così come nella ricerca. «Terremo monitorati i conti per non farci trovare impreparati qualora ci sia una nuova improvvisa esplosione dei costi come accadde due anni fa. Detto questo la nostra volontà rimane quella di mantenere altissima la qualità del nostro lavoro in tutti i suoi aspetti» conclude Deflorian.

I conti
I dati di bilancio dell’ateneo raccontano di una crescita simultanea nel 2023 di costi e proventi. I proventi operativi si sono attestati a 230 milioni, contro i 209,5 dell’anno precedente. Un aumento pari al 9,9%, in cui spicca la crescita (+8,7%) dei proventi da ricerche commissionate e quelli da ricerche con finanziamenti competitivi che raggiungono quota 31,7 milioni di euro, confermando la qualità delle proposte progettuali di UniTrento. I costi operativi sono stati invece pari a 220 milioni di euro. La voce più consistente riguarda il costo del personale. 124,9 milioni di euro (+7%) di cui 88,3 milioni di euro (+4,8% rispetto al 2022) per il personale dedicato alla ricerca e alla didattica. Incremento dovuto all’ingresso di nuovo personale, alle progressioni interne e all’aumento stipendiale dovuto agli adeguamenti Istat.