Tribunale

mercoledì 10 Aprile, 2024

Aquaspace assolta dopo sei anni di processo. Bonazzi (Aquafil): «L’impianto è un rottame, valutiamo di chiedere i danni»

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La vicenda è partita nel febbraio 2018 con il sequestro del depuratore di Rovereto. La procura contestava all’azienda di praticare traffico illecito di rifiuti e annacquare le sostanze inquinanti

Ieri mattina alle 10, dopo sei anni dall’avvio della vicenda giudiziaria iniziata il 13 febbraio 2018 con il sequestro del depuratore di Aquaspace a Rovereto, è arrivata una sentenza di assoluzione per l’azienda roveretana e l’ingegnere Tiziano Battistini, direttore dell’impianto, dall’accusa di traffico illecito di rifiuti. Le richieste della procura al termine di un procedimento lungo e molto tecnico, incentrato su perizie tecniche di ambo le parti e intercettazioni, erano di 2 anni di reclusione per Battistini e la confisca di 630 mila euro per l’azienda, oltre a 160 mila euro di pena amministrativa e la chiusura definitiva dell’impianto di via del Garda. In tribunale ad attendere il dispositivo del giudice Fabio Peloso ieri mattina c’erano sia l’ingegnere Battistini che il presidente del Cda di Aquaspace, Karim Tonelli, che alla lettura della sentenza si sono stretti in un abbraccio liberatorio.
Le reazioni
Karim Tonelli è il primo a riprendersi dall’emozione per la fine di una vicenda giudiziaria che dal punto di vista lavorativo ed economico ha messo sotto forte stress l’ottantina di lavoratori di Aquaspace e Tessil4, le due aziende interessate dal funzionamento di quel depuratore e i vertici del gruppo Aquafil.
«Cinque anni fa ho rilasciato una dichiarazione alla stampa in cui dicevo che non avevamo fatto nulla di male – spiega a caldo, pochi minuti dopo al lettura della sentenza, Karim Tonelli presidente del Cda di Aquaspace – e che saremo andati avanti fino in fondo per dimostrarlo. Oggi, quindi, per me questo è l’esito naturale di questo procedimento e di quell’affermazione, sancita da una terza parte indipendente. Il mio ringraziamento va ai nostri legali che ci hanno seguito con attenzione, alla professionalità della magistratura e al dottor Bonazzi che è sempre stato al nostro fianco».
L’impianto di trattamento rifiuti conto terzi di Aquaspace sequestrato il 13 febbraio del 2018 e da allora mai più riaperto, nonostante le richieste dell’azienda di poterlo riavviare anche sotto la supervisione di Appa, era stato inaugurato a fine 2014: poco più di tre anni di utilizzo, fino allo stop del 2018, a fronte di un investimento di 5 milioni di euro.
Giulio Bonazzi, titolare di Aquafil e che detiene la maggioranza di Aquaspace, guarda alla realtà extragiudiziaria: «Ora il problema è che questo depuratore sequestrato per sei anni è oramai un rottame e anche se dissequestrato non potrà essere riavviato anche perché il perito nominato dal tribunale, il geologo che ha scritto la perizia, ha poi influenzato anche la nuova autorizzazione ambientale che di fatto, anche nel caso in cui l’impianto fosse funzionante, ne renderebbe impossibile l’utilizzo. Sono state infatti messe tante e tali limitazioni che non siamo nemmeno lontanamente vicini alle caratteristiche dell’autorizzazione originale. Quindi nonostante il dissequestro non possiamo far ripartire questo impianto. Ora vedremo il dispositivo della sentenza e poi valuteremo se chiedere i danni. L’impianto è fatto di ferro, possiamo facilmente immaginare quali siano le conseguenze di sei anni di completo stop». Un’amara conclusione, nei fatti, per l’imprenditore trentino che è stato anche presidente di Confindustria e proprio dal clamore suscitato da questa vicenda è stato costretto alle dimissioni dalla carica. Se il futuro del depuratore rimane incerto, rimane però in Bonazzi la certezza di aver fatto bene a resistere: «Ringrazio tantissimo l’ingegnere Battistini che per questi anni ha tenuto duro con noi – afferma – e sono contento per i dipendenti che sono rimasti, la gran parte di chi era con noi nel 2018. Nel sito di Rovereto occupiamo fra Aquaspace e Tessil4 un’ottantina di persone, il sito ha resistito perché le spalle sono larghe, altri più piccoli e meno strutturati non ce l’avrebbero fatta».