Il viaggio

domenica 12 Ottobre, 2025

Al lavoro (di corsa) con Luca, il corriere che consegna 80 pacchi al giorno. «Ai militari del sud spediscono prodotti tipici»

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Una mattina sul furgone di un corriere. «Sono 10 anni che faccio questo lavoro. Ho fatto alcuni incidenti, ma sempre causati dalla fretta»

L’appuntamento è alle 10. Il nostro corriere, che chiameremo Luca (nome di fantasia), è puntualissimo. D’altronde nel suo lavoro le tempistiche sono fondamentali. In una mano ha un pacco da consegnare in un bar. Entriamo con lui e la prima cosa che notiamo è che il cliente paga in contanti. «Alcune consegne – spiega Luca – si possono pagare sul momento. A fine giornata inseriamo il nostro codice identificativo (ogni corriere ne ha uno) in una macchina che abbiamo in filiale, che ci dice quanto abbiamo incassato e versiamo i soldi». Saliamo subito sul furgone e ripartiamo in direzione quartiere Le Albere. Luca controlla il palmare per vedere i nuovi indirizzi di consegna, ma non funziona. Nulla di nuovo, lo strumento è vecchio. «Sono 10 anni che faccio questo lavoro. Il settore è cresciuto, ma la tecnologia che usiamo è sempre la stessa. Dicono che il palmare lo cambieranno a breve, ma non si sa quando». Ci fermiamo sul marciapiede di fronte al Muse «perché dopo le 10 non si può più entrare, ma il problema è che a quell’ora usciamo dalla filiale. Rischiamo sempre la multa. A volte i vigili capiscono la situazione e ci dicono di fare veloce, ma quando dobbiamo portare magari una decina di pacchi ci troviamo costretti a fare avanti e indietro, allungando inevitabilmente i tempi».
Per il momento le consegne sono principalmente ad attività commerciali. Luca conosce tutti i clienti ormai, perché è da tanto tempo che fa lo stesso giro. «Il nostro è un lavoro stressante, ma è bello parlare con le persone». Non c’è però troppo tempo per le chiacchiere, perché dobbiamo risalire subito. Neanche dopo venti metri, ci fermiamo di nuovo. «A momenti non serve nemmeno la cintura» dice Luca ridendo. «Faccio circa 500-600 chilometri ogni 15 giorni. Non sono molti. Quando le consegne sono di più, aumentano le fermate, non i chilometri».
Scendiamo alla caserma dell’esercito. Ci sono due pacchi grandi da consegnare. Luca ci spiega che «molti militari del sud si fanno spedire prodotti alimentari da giù». Qualche via più in là ci sono dei condomini ed effettuiamo la prima consegna della giornata a un privato. «Meglio andare incontro al cliente -dice Luca – sennò si perde tempo prezioso. Preferisco, quando non lo conosco, che firmi e ritiri il pacco di persona, perché mi è già successo che qualcuno mi dicesse di lasciare la merce fuori dalla porta e poi non la trovasse. Se succede qualcosa del genere io ne sono responsabile». Ci tiene però a specificare che «tra corrieri c’è solidarietà: se un collega trova un pacco, non lo tocca». La porta si apre e andiamo incontro ad un signore anziano. Luca prova a spiegargli come firmare sul palmare con il dito, ma è più difficile del previsto. «Ve ne inventate sempre una nuova» dice il cliente con tono infastidito. Luca gli sorride. Quando torniamo sul furgone Luca ha ancora il sorriso. «Io la prendo sempre sul ridere. A volte però capita che ci si trovi in situazioni spiacevoli. Un giorno, non essendoci il parcheggio per il carico-scarico, mi sono fermato sul marciapiede e un passante ha iniziato a insultarmi. Una signora anziana però ha compreso la situazione e mi ha difeso».
Poco dopo entriamo in una strada molto stretta e vediamo Luca molto attento a non fare danni, «perché magari consegni una cover da 2 euro e fai un danno da 200». Il mezzo sul quale ci troviamo ha i suoi anni e sono ben visibili alcuni graffi, delle botte e una ruota rovinata. «Ho fatto alcuni incidenti, sempre causati dalla fretta. Se il mezzo però funziona – aggiunge Luca – si va avanti. Il servizio ha sempre la priorità». Alcune consegne infatti sono molto urgenti, come quelle destinate alle strutture sanitarie. «Consegno anche in ospedale kit per operazioni. Se c’è urgenza di consegnare per un intervento particolare e sono in ritardo, lascio perdere tutte le altre consegne e mi precipito all’ospedale».
Mentre ci dirigiamo verso le nuove destinazioni riceviamo qualche richiesta di ritiro pacchi. Le fermate per ora sono diminuite e le consegne sono meno del solito (circa 80). Luca intanto ci racconta di come a Natale la situazione cambi drasticamente: «Nel periodo di Natale prendono tanti nuovi corrieri, li sfruttano, gli promettono l’assunzione e poi li scaricano. Dicono che li richiamano ma poi non si fanno più sentire». Anche per i corrieri più esperti diventa più complicato, infatti «le uscite dalla filiale sono più tardi e non si riesce a consegnare tutto. La cosa più importante per fare più velocemente è mettere in ordine i pacchi nel furgone quando si carica». è un lavoro con molte insidie e chi comanda spesso non viene incontro ai corrieri: «Quando chiedi un giorno di permesso, ti dicono di rimanere fermo per due-tre giorni, per evitare che tu lo richieda la prossima volta». Ormai è quasi ora di pranzo e le opzioni per Luca sono due: passare a casa o usare il suo buono giornaliero da 5 euro. La decisione viene rimandata e il giro prosegue. Poco dopo noi scendiamo. La sua giornata terminerà verso le 17, quando, dopo aver scaricato in filiale la merce che ha ritirato in giro per Trento, tornerà finalmente a casa.