L'intervista

domenica 28 Dicembre, 2025

L’assessora Gerosa: «Nel 2026 un nuovo piano per gli psicologi nella scuola»

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Sul calo delle nascite e delle classi Gerosa dice: «Anche con pochi iscritti gli istituti sono linfa vitale della comunità»

«Whatever it takes» ossia «qualunque cosa serva» o anche «a qualunque costo», diceva Mario Draghi nel 2012, quando da presidente della Bce, annunciava di essere pronto a tutto per salvare l’euro. Più o meno lo stesso spirito è quello messo in campo dall’assesora Francesca Gerosa a tutela delle scuole dell’infanzia del Trentino in crisi di iscrizioni. Anche se i numeri diminuiranno la Provincia è pronta a tenerle aperte. «Whatever it takes» quindi perché «una scuola che chiude, specie se nei paesi, significa fare un danno anche a tutta la comunità che ruota attorno ad essa» spiega Gerosa.
Assessora Gerosa, calano le iscrizioni nella scuola dell’infanzia e nella primaria. Come legge questo fenomeno? È un trend che vi preoccupa?
«Teniamo monitorati i dati. Il calo delle nascite preoccupa tutti come società, ovviamente. Per quanto riguarda la scuola, dall’infanzia in poi, il dato va valutato soprattutto per l’impatto sull’organizzazione dei singoli territori e delle singole scuole: è un’analisi molto tecnica.Ogni anno registriamo un calo “a macchia di leopardo”, con andamenti molto diversi da zona a zona e anche da un anno all’altro. Possiamo dire che il fenomeno sta diventando strutturale, ma con differenze molto marcate. Il nostro approccio è quello di cercare di cogliere un elemento positivo dentro un dato negativo: organizzare al meglio la scuola e utilizzare le risorse che si liberano dalla riduzione delle sezioni».
In che modo?
«Nel primo ciclo abbiamo già ridotto il numero massimo di studenti per classe. Per la scuola dell’infanzia abbiamo adottato misure specifiche: in caso di assenza di un’insegnante, la sostituzione ora parte dopo tre giorni e non più dopo sei, quindi ci attiviamo prima. Abbiamo inoltre stabilito che l’insegnante supplementare – una figura simile al sostegno – resti nella scuola anche in caso di assenza del bambino con difficoltà, continuando a supportare la classe. Per il prossimo anno scolastico abbiamo deciso di venire incontro alle famiglie abbassando il numero minimo di bambini necessario per richiedere il prolungamento dell’orario nelle scuole dell’infanzia unisezionali: non più almeno sette bambini, ma cinque, che diventano addirittura tre nelle scuole sottodimensionate».
La chiusura di una scuola o di un asilo ha un impatto diverso tra città e territori periferici?
«Sì, ed è per questo che come Giunta riteniamo fondamentale che le comunità possano mantenere la propria scuola. Attorno alla scuola vive la comunità: ci sono i bambini, le famiglie, le relazioni, il rapporto con l’amministrazione locale, le associazioni. Per questo lavoriamo per salvaguardarne l’esistenza. Siamo comunque disponibili, qualora arrivino richieste dai territori, ad analizzare singole situazioni, ad esempio sulla razionalizzazione degli spazi. È diverso dal togliere una scuola: in alcuni casi ci sono più plessi o strutture e difficoltà organizzative che vanno affrontate con flessibilità».
Quanto possono reggere le deroghe per tenere aperte queste scuole?
«Il costo legato alla sopravvivenza di queste scuole è, per noi, un investimento in cui crediamo. È chiaro però che non si può pensare a una scuola con tre bambini: la relazione è parte integrante del percorso di crescita. Va anche considerato che sul territorio ci sono diverse famiglie che scelgono l’istruzione parentale, sia per l’infanzia sia per la primaria. In città questo incide poco, ma nelle valli e nei paesi meno popolati la scelta della scuola parentale può avere un impatto significativo sui numeri».
Possiamo fare un bilancio del suo assessorato e guardare alle sfide del 2026? Partiamo dall’istruzione.
«È stato un anno molto intenso, sia per l’istruzione sia per la cultura. Abbiamo lavorato con grande dedizione e ringrazio le strutture dell’assessorato per l’impegno profuso nel raggiungere gli obiettivi che ci eravamo posti. Il 2026 si aprirà con l’analisi del disegno di legge sulle carenze, uno degli obiettivi che mi ero data fin dall’inizio e che abbiamo messo in cantiere grazie al lavoro svolto nel 2025. Affronteremo poi il tema delle lingue, uno dei quattro tavoli che avevo istituito».
E gli altri tavoli?
«Sugli altri tre abbiamo già lavorato molto: la riforma della formazione professionale, la riforma sulle carenze e la semplificazione del lavoro delle segreterie scolastiche. Su quest’ultimo fronte abbiamo istituito, con una delibera approvata la scorsa settimana, l’”Ufficio contratti per le istituzioni scolastiche e formative” presso Apac. Abbiamo inoltre avviato la formazione della nuova figura del “faber”, che è già operativa nelle scuole secondarie di secondo grado. E sempre in materia di benessere a scuola, nel 2026 avvieremo un nuovo approccio, in collaborazione con l’Ordine degli psicologi, legato alla figura dello psicologo a scuola. È un lavoro che abbiamo preparato nel 2025 e che porterà a un nuovo modello organizzativo».
E sulla carriera dei docenti?
«Il confronto è stato sospeso per gli impegni di bilancio. Ho ritirato la norma inserita in finanziaria e ho incaricato gli uffici di predisporre un disegno di legge ad hoc, così da poter avviare un confronto più approfondito, in commissione, ma prima ancora con il consigliere Bisesti».
Capitolo cultura: che bilancio fa?
«In dodici mesi abbiamo dato nuove guide a tre musei importanti – Bernardi, Collettini e Forti – e nominato il nuovo consiglio di amministrazione del Centro Santa Chiara. Ora tutti i tasselli sono al loro posto. Nella prima parte del 2026 partirà e si concluderà il progetto Combinazioni – caratteri sportivi, mentre è già in programma una nuova edizione di Combinazioni dedicata al millenario del Principato vescovile, che interesserà il 2026 e il 2027. Resta molto forte il legame tra cultura e sport, ulteriormente rafforzato da un protocollo tra Coni e Provincia dedicato all’infanzia».