La nota

venerdì 26 Dicembre, 2025

Cpr a Trento, gli assistenti sociali chiedono di fermarsi: «Ripercussioni potenzialmente disgreganti»

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Il consiglio dell'Ordine regionale in una nota ripercorre le criticità del Centro in arrivo nel capoluogo

L’Ordine degli Assistenti sociali del Trentino-Alto Adige prende posizione contro il progetto di apertura di un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) a Trento. In una nota diffusa dal Consiglio regionale, l’Ordine esprime «la propria non condivisione rispetto al progetto», sollevando una serie di interrogativi legati ai valori fondanti della professione e alle ricadute sociali che una simile struttura potrebbe avere sul territorio.

«Tale progetto solleva interrogativi importanti rispetto ai valori fondanti della professione, alla tutela della dignità umana e all’inclusione sociale», si legge nel documento. Una posizione che nasce dall’esperienza quotidiana delle assistenti sociali e degli assistenti sociali, impegnati a lavorare con le persone e per le persone, indipendentemente dalla loro condizione giuridica o sociale.

L’Ordine richiama infatti il mandato professionale che guida l’azione degli operatori del settore: «Siamo professioniste e professionisti che lavorano nella quotidianità per accompagnare qualsiasi persona perché possa vivere i propri diritti, nell’unicità dei propri progetti di vita». Proprio per questo, viene sottolineato come vi sia una «viva preoccupazione che questo, nei CPR, possa non essere garantito appieno».

Nel mirino non c’è solo la singola struttura, ma il modello che essa rappresenta e le sue possibili conseguenze sul lavoro sociale e sulla comunità. L’Ordine pone infatti l’attenzione «sulle ripercussioni potenzialmente disgreganti che tali scelte progettuali porterebbero», in particolare rispetto al «fondamentale lavoro di costruzione di legami e di creazione di tessuto connettivo e relazioni di aiuto» che gli assistenti sociali mettono in campo ogni giorno.

Un lavoro che, secondo l’Ordine, rischia di essere indebolito da politiche e strumenti percepiti come distanti dai principi di inclusione e coesione sociale. «Relazioni di aiuto che l’assistente sociale, ogni giorno, mette in campo con e per le persone di tutta la comunità», viene ribadito nella nota, sottolineando una visione che guarda alla sicurezza e alla gestione dei fenomeni migratori attraverso percorsi di accompagnamento e integrazione.

Pur esprimendo una posizione critica, l’Ordine degli Assistenti sociali del Trentino-Alto Adige ribadisce la propria disponibilità al dialogo. «Siamo disponibili al confronto nelle sedi opportune», scrive il Consiglio regionale, indicando la volontà di partecipare attivamente al dibattito pubblico e istituzionale.

L’obiettivo dichiarato è quello di «costruire insieme progettualità che consentano di rispondere a un mandato professionale» che chiede agli assistenti sociali di «facilitare dinamiche di accoglienza, valorizzazione delle differenze, promozione di diritti umani e di coesione sociale».

Una presa di posizione netta, dunque, che si inserisce nel dibattito sull’ipotesi di apertura del CPR a Trento e che richiama istituzioni e comunità a una riflessione più ampia sulle politiche dell’accoglienza, sui diritti delle persone e sul ruolo del lavoro sociale nella costruzione di una società inclusiva.