I suoi compagni della nazionale norvegese di biathlon lo stavano aspettando nella sala dell’Hotel Dolomiti, al passo Lavazè, per fare colazione. Ma lui non è sceso. La corsa nella stanza è stata inutile. La porta era chiusa dall’interno ed è stata forzata. Sivert Guttorm Bakken, 27 anni, grande talento norvegese che aveva ripreso da poco ad allenarsi dopo uno stop di due anni a causa di una pericardite, era riverso sul letto. Esanime. Inutile ogni tentativo di rianimazione. Il medico accorso sul posto non ha potuto far altro che constatarne la morte. Sul posto ieri mattina sono accorsi anche i carabinieri della compagnia di Cavalese. Ma i primi accertamenti hanno fugato ogni dubbio. Si sarebbe trattato di un malore. L’ipotesi appare la più plausibile anche in considerazione dei problemi di salute che il giovane campione aveva avuto in passato. Per precauzione era stato bloccato per due anni e solo da poco era tornato ad allenarsi. La nazionale norvegese è solita frequentare passo Lavazè e anche l’hotel Dolomiti dove era stata ospitata anche lo scorso gennaio. Ma sulle cause naturali del decesso non c’è alcun dubbio. Il corpo di Sivert Bakken è stato comunque portato al Santa Chiara di Trento dove probabilmente verrà eseguita l’autopsia per cercare di individuare la causa esatta del decesso. Questo in considerazione della giovane età, della sua attività sportiva e dei problemi cardiaci che aveva avuto.
Sivert Bakken era molto conosciuto anche in Trentino ed era molto amico del campione italiano Tommaso Giacomel che ieri lo ha ricordato con un commosso post su Instagram: «Avevamo programmato di andare a sciare insieme oggi ma non ti sei presentato. Avevamo programmato anche di festeggiare il Capodanno insieme, ma tu non ci sarai. La vita con te è sempre stata durissima, prima lo stop per due anni, adesso questo. Non è giusto. Ho sempre detto che la cosa a cui tengo di più di questo mio viaggio come biatleta non sono le gare vinte, ma le persone che ho incontrato e conosciuto lungo la strada. Tu sei diventato presto uno dei miei migliori amici, con il tuo sorriso, la tua umanità e la tua mentalità. Avrai sempre un posto speciale nel mio cuore, bello! Da questo momento in poi, ti porterò con me – non solo in ogni gara, ma in ogni allenamento e anche in ogni momento della mia vita. Sarà davvero difficile competere e allenarsi senza di te in futuro, ma farò del mio meglio per renderti orgoglioso. Continueremo a inseguire il nostro sogno di essere due dei migliori biatleti del mondo, insieme. Vola in alto come un angelo ora, perché lo sei davvero!».
L’altro atleta della nazionale di biathlon Elia Zeni di Cavalese ha anche lui un grande ricordo di Bakken: «L’ho conosciuto a un raduno estivo in Norvegia. Quando penso a lui, è subito quel raduno che mi viene in mente. Non c’era il pulmino e lui è venuto a prenderci con la sua auto, portandoci negli appartamenti. Un gesto semplice, ma che racconta già chi era. Era un ragazzo d’oro, solare, disponibile con tutti, capace di farti sentire subito a tuo agio. Un compagno così lascia un vuoto enorme».
Anche il tecnico della nazionale Andrea Zattoni, molto commosso, ricorda la grande umanità del campione norvegese: «Due anni fa l’ho conosciuto in Norvegia, ci siamo allenati insieme. Era un ragazzo educato e intelligente, sempre con il sorriso, davvero piacevole trascorrere del tempo con lui. La nostra amicizia è cresciuta e si è rafforzata nel tempo, anche l’estate scorsa ci siamo allenati insieme. Era uno di quei compagni capaci di rendere le giornate più leggere. L’ultimo ricordo che ho di lui è di domenica: ero all’arrivo, aspettavo Tommaso, e lui è venuto a farci i complimenti. Un gesto semplice, ma che racconta tutto di lui: la sua gentilezza, la sua grandezza d’animo».