Salute

martedì 16 Dicembre, 2025

L’odissea di un utente della sanità trentina per il vaccino anti-Tbe. «Dovre fare la terza dose entro gennaio, ma è impossibile prenotare: mi hanno detto di andare a maggio»

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«Dalla TreC al Cup, esperienza frustrante: volevo semplicemente fissare una data unica per tutta la famiglia»
Vaccinazione antinfluenzale

Una semplice prenotazione sanitaria che si trasforma in un percorso a ostacoli. È l’esperienza vissuta nelle ultime settimane da un cittadino trentino alle prese con la prenotazione della terza dose del vaccino TBE (encefalite da morso di zecca) per sé e per la propria famiglia, un episodio che mette in luce alcune criticità del sistema, soprattutto per chi non ha tempo, strumenti o energie da spendere.

«La prima e la seconda dose del vaccino – è la testimonianza di Enrico Malfatti – erano state regolarmente somministrate a marzo e aprile 2025, mentre la terza è prevista per gennaio 2026. A inizio novembre ho tentato di prenotare tramite TreC, senza però trovare alcuna disponibilità. Da qui la decisione di contattare il CUP, con l’idea – forse ambiziosa – di fissare un unico appuntamento per tutti e tre i membri della famiglia, evitando accessi separati. Dopo circa 20 minuti di attesa telefonica, arriva la prima risposta: le liste di gennaio non sono ancora aperte, bisogna richiamare a fine mese o a inizio dicembre. Puntualmente, all’inizio di dicembre, il cittadino richiama. Nuova attesa e nuova informazione: le liste non vengono aperte a inizio mese, ma dal 15 dicembre».

Il 16 dicembre, puntalmente, il nuovo tentativo: «Alla chiamata al Cup il sistema segnala il 54° posto in coda. La fila avanza, fino al 3°, poi improvvisamente cambia la musichetta. Sparisce anche la voce che aggiorna la posizione. Passano altri 20 minuti senza alcuna informazione, finché la chiamata viene interrotta. Si riparte da capo. Nuova chiamata, 34° in coda, altri 15 minuti di attesa. Finalmente risponde un’operatrice che verifica la situazione: le uniche disponibilità risultano essere a maggio 2026. Di gennaio, febbraio, marzo e aprile nessuna traccia. Nessuna spiegazione certa, solo l’ipotesi di un problema tecnico e l’invito a riprovare la settimana successiva, oltre a controllare nuovamente TreC, già verificato più volte senza successo. A questo punto nasce una domanda amara: le campagne di sensibilizzazione alla vaccinazione servono davvero a tutelare la salute pubblica o finiscono solo per aumentare la frustrazione degli utenti?».

Malfatti, prima di prendere la decisione di scrivere alla stampa, afferma di aver contattato anche l’ufficio relazioni con il pubblico dell’Apss. «Ma il numero per le segnalazioni squilla a vuoto – spiega – l’altro recapito indicato sul sito restituisce una voce registrata che invita a richiamare più tardi o a inviare una mail. Un ultimo tentativo tramite il centralino sembra aprire uno spiraglio: una centralinista risponde subito e passa l’interno per i reclami. Ma anche qui, dopo alcuni squilli, solo una voce automatica che invita a scrivere un’e-mail».

La frustrazione è tanta:«Ho 45 anni – la conclusione -. So usare TreC, internet, le e-mail e i numeri verdi», spiega. «Ma penso inevitabilmente a una persona anziana o fragile che si trova ad affrontare questo labirinto fatto di attese, rimbalzi e informazioni contraddittorie. Eppure si parla solo di una vaccinazione: quattro punture, ambulatori con personale e orari noti, capacità operative programmabili. In un’epoca in cui si parla di digitalizzazione, intelligenza artificiale e sanità del futuro, appare paradossale non riuscire a gestire un calendario di prenotazioni con qualche mese di anticipo. Cosa accade quando il problema di salute è davvero serio?».