il caso

sabato 25 Ottobre, 2025

Allenatore accusato di violenza sessuale su un’atleta assolto: una testimone ha smontato le accuse

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Colpo di scena in aula: ieri i giudici hanno ascoltato solo la prima compagna di pallavolo e ascoltato i messaggi che hanno fatto venir meno la non consensualità

Assolto dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di quella che all’epoca, parliamo di circa due anni fa, era una ragazza sedicenne da lui allenata: così ha sentenziato ieri mattina il collegio presieduto dal giudice Riccardo Dies e composto dai colleghi Monica Izzo e Fabio Peloso nei confronti di un allenatore di pallavolo lagarino di quasi cinquant’anni. Un colpo di scena in quella che tutti si aspettavano essere l’udienza in cui il dibattimento sarebbe entrato nel vivo, con l’ascolto dei primi testimoni. Il corridoio del tribunale ieri mattina era infatti gremito di persone: i genitori della ragazza, le compagne di pallavolo, i carabinieri che avevano raccolto la denuncia dell’allora adolescente e quelli del Raggruppamento investigazioni scientifiche (Ris) di Parma, chiamati a svolgere i rilievi sull’auto dell’allenatore, dove si era consumato il rapporto sessuale completo. Come richiesto da Andrea de Bertolini, l’avvocato di parte civile che difendeva la ragazza, l’udienza convocata per le 9 è subito cominciata a porte chiuse.

In aula è stata chiamata una compagna di pallavolo, testimone della procura. Una ragazza che era già stata sentita dai carabinieri su delega del tribunale durante lo svolgimento delle indagini e che aveva sostenuto la tesi della sua compagna di pallavolo. Il processo infatti era nato a seguito della denuncia presentata dalla ragazza nei confronti del suo allenatore, poi radiato dalla Federazione nazionale della pallavolo nel dicembre del 2023 quando il caso era diventato di dominio pubblico, proprio sulla base delle prime conclusioni alle quali era giunta la procura roveretana. Davanti agli inquirenti la testimone aveva confermato la violenza sessuale. Non solo: i messaggi che si erano scambiate le due ragazze in merito a quanto successo sembravano non lasciare spazio a dubbi. Erano da interpretare e contestualizzare, certo, come la parte civile si era peraltro preparata a fare proprio in vista dell’udienza di ieri mattina. Ma il senso era quello di un rapporto sessuale non consenziente. In aula, però, la situazione si è improvvisamente ribaltata. La testimone, di fatto auto sconfessandosi rispetto a quanto affermando precedentemente davanti agli inquirenti, ha cambiato la propria versione. A ciò si sono aggiunti ulteriori messaggi rispetto a quelli depositati dalla procura, messaggi forniti dalla difesa dell’imputato, assistito dalle avvocate Luisella Speccher e Sonia Speri, che hanno depositato la copia forense informatica del telefono. Ne è emerso un quadro di tutt’altro tenore, dove i rapporti avuti, perlomeno quelli dei primi tre incontri, prima del quarto episodio, il più grave e l’unico in cui il rapporto sessuale è risultato completo, sarebbero stati consenzienti. Una versione così distante da quella sostenuta negli ultimi due anni da aver portato i giudici a pronunciarsi per un’assoluzione piena.

Il reato contestato dalla procuratrice Viviana Del Tedesco non era infatti il 609quater, che punisce gli atti sessuali compiuti con un minore di 14 anni o con un minore di 16 qualora «il colpevole sia l’ascendente, il genitore, anche adottivo, o il di lui convivente, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato» (per esempio un allenatore, come in questo). Il reato contestato dalla procura era invece il 609bis, vale a dire la violenza sessuale generica, che prevede che gli atti sessuali siano comessi «con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità». Un’accusa venuta meno di fronte all’evidenza in aula che la ragazza, almeno durante i primi approcci, fosse consenziente.
Una vicenda, quella conclusasi ieri ben prima del previsto e che difficilmente proseguirà in ulteriori gradi di giudizio, che farà sicuramente discutere. Ciò che resta, al di là della verità processuale che scagiona da ogni accusa l’uomo di quasi cinquant’anni, è la drammaticità di una vicenda che ha travolto una ragazza minorenne, la sua famiglia e l’interno mondo sportivo giovanile della pallavolo in Vallagarina.