Il caso

venerdì 17 Ottobre, 2025

La lettera con cui Turetta rinuncia all’Appello: «Nulla potrà rimediare al dolore che ho causato»

di

La missiva è stata mandata alla Procura generale e alla Corte d'assise di Venezia

Una pagina scritta a mano, tono dimesso, parole di accettazione. È così che Filippo Turetta, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, ha comunicato la sua decisione di non proseguire nel percorso d’appello.

«Fin dall’inizio del mio percorso giudiziario ho fatto tutte le scelte possibili affinché questo potesse portare rapidamente e in modo trasparente alla sentenza, qualsiasi essa fosse – scrive Turetta – tristemente consapevole che nessuna decisione potrà mai rimediare al dolore e alla sofferenza che ho causato con le mie azioni a Giulia e alla sua famiglia».

Nel testo, l’ex studente padovano parla di “pieno pentimento” e dice di voler assumersi la responsabilità per quanto commesso.

«Sento il bisogno – prosegue – di accettare la pena ricevuta e di rinunciare a ogni impugnazione. I miei difensori hanno preso atto della mia decisione».

La lettera è stata inviata alla Procura generale, alla Procura ordinaria, alla Corte d’assise di Venezia – che nel 2024 lo aveva condannato all’ergastolo – e alla Corte d’appello, dove il 14 novembre sarebbe dovuto cominciare il secondo grado di giudizio.

Turetta e i suoi legali, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, non si presenteranno dunque all’udienza. L’appello proseguirà tuttavia su richiesta della Procura di Venezia, che ha impugnato la sentenza di primo grado per ottenere il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e dello stalking, escluse in precedenza.

«Noi in appello ci saremo», ha confermato Stefano Ancilotto, procuratore facente funzione.