Politica
venerdì 17 Ottobre, 2025
Indennità dei consiglieri regionali, maggioranza e Svp affossano la proposta per bloccare l’ennesimo aumento
di Donatello Baldo
L'emendamento presentato da Filippo Degasperi (Onda) è stato respinto in commissione. Il Pd: «La maggioranza aspetta il nuovo incremento»

La minoranza parla di «una strategia della maggioranza per ottenere gli aumenti» previsti a breve per le indennità dei consiglieri regionali. Un giochetto semplice: tirarla per le lunghe finché verrà siglato il nuovo accordo sul contratto dei dipendenti della Regione, a cui sono collegati gli emolumenti degli eletti nei Consigli provinciali di Trento e di Bolzano. «Altrimenti — spiegano — potevano accogliere la proposta del consigliere di Onda Filippo Degasperi, che chiedeva di cancellare ogni automatismo, e poi proporre più avanti un’altra proposta per indicizzare le indennità al costo della vita».
Proposta che ieri, in Commissione, è stata affossata. Non si è nemmeno entrati nel merito dell’articolato, perché la maggioranza ha detto no. E non se ne parla più.
«Il Partito Democratico — scrivono indignati il capogruppo del Pd Alessio Manica e la consigliera dem in commissione Michela Calzà — aveva già annunciato il voto favorevole. Il disegno di legge mira a bloccare l’aumento automatico delle nostre indennità al momento del rinnovo del contratto dei dipendenti regionali. Un voto in coerenza con quanto abbiamo già provato a fare a luglio durante l’assestamento di bilancio con l’emendamento a prima firma di Paolo Zanella che aveva il medesimo obiettivo di bloccare l’automatismo, trovando anche lì il muro della maggioranza. Al contrario — proseguono — i membri della commissione che rappresentano la maggioranza regionale hanno dato parere negativo, respingendo il passaggio alla discussione articolata. Il rischio — spiegano — è che aspettando che si mettano d’accordo tra loro per trovare finalmente una soluzione, sempre che la vogliano trovare, scatti l’ennesimo aumento delle indennità».
Il punto è proprio questo. Il tempo stringe, e la famosa proposta di modifica annunciata dalla maggioranza non è mai arrivata. Sembrava dovessero mettersi d’accordo, tra Svp e centrodestra trentino, già per la seduta del Consiglio regionale di mercoledì scorso, ma invece niente, nemmeno dopo una mattinata di confronto interno. Allora si credeva che ieri potesse sciogliersi l’impasse, ma nemmeno in commissione la svolta. «Dicono che hanno delle proposte, ma dove sono?», si chiedono dalla minoranza.
Ed è il proponente del taglio agli automatismi che osserva la contraddizione: «Fin da subito, dal momento che avevano approvato la legge che produce questi aumenti, avevano detto di volerla cambiare. Nemmeno la difendono la loro legge, questo è incredibile. Io ho fatto una proposta, che se fosse stata accettata sospendeva di fatto l’aumento che arriverà a breve. Potevano approfittare, per poi proporre loro una soluzione, che avremmo valutato». E invece no, si aspetta. O, come dice la minoranza, si perde tempo «per vedersi riconosciuti gli aumenti». Che sono del 7,2%, su una indennità che arriva già ad oltre 11mila euro lordi. Aumenti compresi di arretrati, per la vacanza contrattuale dei dipendenti regionali del 2025.
Com’è successo due anni fa, quando oltre all’incremento della «paga base» sono state riconosciute agli eletti di Trento e di Bolzano arretrati per oltre 30mila euro.
«Dicono che arriveranno con una proposta, che ci stanno lavorando», commenta il capogruppo di Campobase Francesco Valduga. «Vediamo, vedremo», dice disilluso. «Il punto — aggiunge — è che qui hanno impedito addirittura che si parlasse dell’argomento, che si potesse valutare la proposta di Degasperi anche emendandola se fossero arrivate delle proposte».