La storia
domenica 12 Ottobre, 2025
Inaugurato a Venezia il presepe del cembrano Egidio Petri, in mezzo ai grandissimi dell’arte
di Alberto Folgheraiter
L'opera dello scultore di Segonzano si trova alla chiesa di San Francesco della Vigna, tra le opere di Tiepolo, Tintoretto e Bellini

Venezia, ottobre. Un trentino a Venezia, anzi: un cembrano in Laguna. Che le valli dell’Avisio abbiano avuto buoni addentellati con la Serenissima, è noto. Già il moenese Valentino Rovisi (1715-1783) aveva perfezionato e ingentilito il suo pennello alla corte del Tiepolo (1696-1770). Per non scordare il più celebre pittore del Rinascimento tedesco, Albrecht Dürer (1471-1528) da Norimberga, il quale nel primo dei suoi due viaggi a Venezia (autunno del 1494) passò proprio dalla val di Cembra dove colse alcuni celebri acquarelli.
Adesso, sotto un altare nella chiesa di San Francesco della Vigna, nel sestiere del Castello a Venezia, c’è il monogramma «E. P.» che sta per Egidio Petri (1955), scultore in Segonzano. Si tratta di un paliotto di legno di cirmolo (il rivestimento che copre la parte anteriore di un altare) con una natività densa di significati. Un punto di approdo in codesta chiesa, accanto al convento dei Francescani, che custodisce opere eccelse. A cominciare da Giovanni Bellini (1426-1516) per passare a Domenico Tintoretto (1560-1635), Francesco Fontebasso (1709-1768), fra Antonio da Negroponte (1460) e la sua Vergine in trono; Palma il giovane (1544-1628), Pietro Veronese (1528-1588). Ogni pala d’altare ha una propria cappella fabbricata per conto delle famiglie patrizie veneziane.
E ogni cappella è lo scrigno di un’opera d’arte: o un dipinto o gli affreschi del Tiepolo o le sculture di Alessandro Vittoria (nato a Trento nel 1525, morto a Venezia nel 1608). Nella terza cappella, sotto lo sguardo della Vergine in gloria di Palma il Giovane c’è l’altare con il paliotto di Egidio Petri. E lui si autodefinisce «un artigiano di paese». La facciata della chiesa porta la firma di Andrea Palladio (1508-1580). Chiesa e convento di San Francesco portano il nome «della Vigna» perché nel 1253 il figlio del doge Pietro Zani lasciò con testamento ai frati francescani un pezzo di terra con una vigna. È comprensibile l’orgoglio dello scultore trentino-cembrano che oggi può annoverare una propria opera tra i grandi dell’arte che operarono tra XV e XVII secolo all’ombra del leone di San Marco.
Tutto è partito nel 2014 da Gerusalemme, dove Egidio Petri aveva collocato una stele di porfido donata dalla Fondazione roveretana della Campana dei Caduti alla chiesa delle Nazioni che si trova nell’orto degli ulivi. Racconta l’artista di Segonzano: «Dopo la cerimonia nel Getsemani, padre Stefano Cavalli mi aveva chiesto di realizzare un presepe per ricordare gli 800 anni dal primo presepe ideato da San Francesco d’Assisi quale riproposizione della Natività. Domandai se anche quella era un’opera per Gerusalemme e mi fu risposto che andava collocata in San Francesco della Vigna, a Venezia, chiesa gemellata con quella delle Nazioni. Oltre alla Natività tradizionale, nella grande scena del paliotto ho inserito un pastore mutuato dal Dürer; i frati francescani con San Francesco in primo piano; la stele con la campana dei Caduti di Rovereto».
Lo sfondo è il profilo dei monti, con il Bondone innevato, che si vedono da Segonzano, dove Egidio Petri ha studio e bottega. Il centenario del primo presepe di Greccio cadeva due anni fa. Il 7 ottobre c’era stata la strage di Hamas, proseguita con la rappresaglia di Israele. Fu deciso di rinviare l’inaugurazione della scultura. Per una serie di circostanze coincidenti si è avuta il 7 ottobre scorso, secondo anniversario dell’avvio delle stragi degli innocenti (dell’una e dell’altra parte) e vigilia di una credibile tregua e di un percorso verso un difficilissimo ma possibile accordo di pace. Questo presepe diventa oggi un segno di pace, un collegamento ideale fra Venezia, Gerusalemme e Rovereto.
Infatti alla presentazione dell’opera di Egidio Petri, a Venezia, c’erano la sindaca della città della Quercia, Giulia Robol; il reggente della Fondazione Campana dei Caduti, l’ex ambasciatore Marco Marsilli, l’ex sindaco di Rovereto, Pietro Monti; l’autrice e attrice roveretana Loredana Cont, gli architetti Bruno ed Enrico Pedri che hanno curato il restauro della chiesa delle Nazioni a Gerusalemme. Il presepe di Egidio Petri è stato dedicato all’avvocato Armando Paris e a don Silvio Franch, i quali avevano allacciato rapporti fra la Fondazione campana dei caduti e la chiesa delle Nazioni a Gerusalemme. Per questa ragione, a Venezia, erano presenti pure la vedova dell’avvocato Paris, Donata, e due dei suoi figli.