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martedì 7 Ottobre, 2025
Pericolo frane: il Trentino è una delle zone più fragili in Italia. A rischio il 20% del territorio
di Ubaldo Cordellini
I dati elaborati da Ispra: solo l’1,9% della popolazione, ovvero 10.141 persone, risiede in zone a rischio elevato o molto elevato

Il Trentino è uno dei territori più fragili in Italia. Lo dicono i dati del rapporto di Ispra sul dissesto idrogeologico 2022/2024 in Italia, pubblicato nelle scorse settimane.
Nella cartina pubblicata dal rapporto il Trentino è inserito tra le zone più a rischio, indicate con il rosso scuro, mentre l’Alto Adige sta leggermente meglio, anche se i dati vanno letti bene. Infatti. La mappa della pericolosità tiene conto di tre indicatori, ovvero la pericolosità da frana elevata e molto elevata, indicate rispettivamente con le sigle P3 e P4 e la densità delle frane ogni 100 chilometri quadrati.
Densità di frane
A Trento c’è una densità di 152 mentre a Bolzano la densità è pari a 200. Ma le cose cambiano se si considerano gli indici di pericolosità. In Trentino i chilometri quadrati a pericolosità elevata sono 1280 contro i 133 dell’Alto Adige.
Per quanto riguarda la pericolosità molto elevata, l’Alto Adige ha 255,7 chilometri quadrati, mentre il Trentino ha solo una piccola porzione a pericolosità molto elevata, appena 0,1 chilometri quadrati, a dimostrazione di una sostanziale tenuta del territorio trentino.
Aree a rischio
Sommando le aree P3 e P4 il Trentino ha il 20,6% del territorio a rischio frana elevato, mentre l’Alto Adige si ferma al 5,3%. Peggio del Trentino va solo alla Valle d’Aosta con l’83% del territorio a rischio e alla Toscana con il 21% per cento. Le cose cambiano se si considera la popolazione delle aree a rischio.
I residenti
In Trentino solo l’1,9% della popolazione, 10.141 persone, risiede in zone a rischio elevato o molto elevato, in Alto Adige si sale al 3,1%, ovvero 16.270 persone, in Toscana al 5% e in Valle d’Aosta al 10,9%. Questo vuol dire che i territori più fragili in Trentino sono per lo più disabitati. Lo si vede anche dal fatto che la classifica riguardante la stima degli edifici in zone a rischio e quella sulle famiglie residenti in zone a rischio vede il Trentino nella posizioni di rincalzo.
Le imprese
Lo stesso vale per le unità locali di imprese che si trovano in zone a rischio. In Trentino sono 576, mentre in Alto Adige arrivano a 1094. Dati che, in generale, mostrano come in Trentino ci sia stata una buona gestione delle criticità e non siano stati costruiti insediamenti importanti in zone a rischio idrogeologico.
In tutta Italia
Dal rapporto emerge che la popolazione a rischio frane in Italia è pari complessivamente a 5,7 milioni di abitanti, di cui 1,28 milioni residenti in aree a maggiore pericolosità (P3 e P4), pari al 2,2% della popolazione totale. Oltre 582.000 famiglie, 742.000 edifici, quasi 75.000 unità locali di impresa e 14.000 beni culturali sono esposti a rischio nelle aree a maggiore pericolosità da frana.
Cosa si può costruire
Relativamente alle Norme di attuazione dei piani di azione idrogeologica, l’analisi condotta nel 2015 ha evidenziato che nelle aree classificate a pericolosità da frana molto elevata (P4) sono consentiti esclusivamente: gli interventi di demolizione senza ricostruzione; gli interventi strettamente necessari a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di superficie o di volume e senza cambiamenti di destinazione d’uso; le opere di bonifica e sistemazione dei movimenti franosi; gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria; la realizzazione di nuove infrastrutture lineari e a rete previste da normative di legge, dichiarate essenziali, non delocalizzabili e prive di alternative progettuali tecnicamente ed economicamente sostenibili; le pratiche per la corretta attività agricola e forestale con esclusione di ogni intervento che aumenti il livello di rischio; gli interventi volti alla bonifica dei siti contaminati; gli interventi di consolidamento e restauro conservativo dei beni culturali tutelati ai sensi della normativa vigente.
Pericolosità elevata
Nelle aree classificate a pericolosità da frana elevata (P3) sono generalmente consentiti, oltre agli interventi ammessi nelle aree a pericolosità molto elevata, anche gli interventi di ampliamento di edifici esistenti per l’adeguamento igienico-sanitario e la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue e l’ampliamento di quelli esistenti, previo studio di compatibilità dell’opera con lo stato di dissesto esistente. Nelle aree classificate a pericolosità da frana media (P2) gli interventi ammissibili sono quelli previsti dagli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica. Gli interventi generalmente sono soggetti ad uno studio di compatibilità finalizzato a verificare che l’intervento garantisca la sicurezza, non determini condizioni di instabilità e non modifichi negativamente i processi geomorfologici nell’area interessata dall’opera e dalle sue pertinenze. Nelle aree a pericolosità moderata (P1) è generalmente consentita ogni tipologia di intervento prevista dagli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica.