il caso
venerdì 3 Ottobre, 2025
Bullizzato a scuola per la sua disabilità: 12enne finisce in ospedale con il naso rotto da un pugno
di Benedetta Centin
La madre ha presentato querela ai carabinieri: «Dall’anno scorso ho segnalato all’istituto le angherie subite da mio figlio ma non sono stata presa in considerazione. Ho chiamato io l’ambulanza: ha un mese di prognosi»

Bullizzato a scuola per la sua disabilità fisica. Offeso, insultato in più occasioni; spintonato e preso a calci, così forti da lasciare i lividi sulle gambe. Ora mandato all’ospedale con il naso rotto. Questo il quadro, inquietante, che racconta, trattenendo le lacrime, la famiglia di un ragazzino di dodici anni che frequenta una scuola secondaria di primo grado di Trento e che era stato preso di mira già alle elementari.
Insulti e violenza
L’apice di una serie di angherie e umiliazioni subite dal primo anno delle medie si è registrato lunedì mattina, durante la ricreazione. Stando al racconto del dodicenne alcuni studenti lo hanno chiamato in disparte, in un’area del cortile non coperta da telecamere. Quando ha capito che era solo una trappola, che lo avevano fatto spostare per burlarsi ancora una volta di lui, avrebbe voluto andarsene ma è stato trattenuto per un braccio. Ed è allora che è arrivato un ragazzo dell’ultimo anno che lo aveva già bullizzato in altre occasioni. E oltre agli insulti gratuiti riferiti a lui ma anche a sua madre, etichettata in malo modo, è scattata la violenza. Quando infatti la vittima ha reagito a parole alle pesanti offese e ha spinto via il tredicenne che gli era arrivato a pochi centimetri, con fare da sfida, questi gli ha sferrato un pugno in pieno volto. Un gancio che fratturato il naso al dodicenne. Finito al tappeto, crollato a terra. Sanguinante. Una volta all’ospedale, dove è arrivato con l’ambulanza, è stato sottoposto a un intervento urgente e, ultimate le cure e gli accertamenti del caso, è stato dimesso dal Santa Chiara con una prognosi di trenta giorni. E un tutore al naso che rende faticosa la respirazione e non concilia il sonno.
La madre: «Lasciati soli»
Ma a fare male non è solo la frattura, le ripercussioni fisiche. No. C’è tanta delusione, amarezza, sconforto. E la sensazione di essere lasciati soli, come emerge dalle parole della mamma che già il giorno dopo l’aggressione ha formalizzato querela dai carabinieri e che si è rivolta a un avvocato, oltre che agli ispettori scolastici. «È dall’anno scorso che ho sollecitato vari confronti con la scuola per risolvere il problema ma non sono mai stata presa in considerazione, anche se riferivo del perdurante stato d’animo di mio figlio che si presentava a lezione sempre con la paura» racconta la donna, molto provata. «Una paura che certo aumenterà per il mio ragazzo, dopo quello che ha subito lunedì, quando si è ritrovato a terra, in una pozza di sangue, solo, dolorante. Terrorizzato. E poco conta che chi lo ha picchiato e atterrato, spaccandogli il naso, all’arrivo dei professori gli abbia chiesto scusa. Lo stesso minore lo aveva bullizzato finora in almeno cinque occasioni, due delle quali da settembre, tra insulti pesanti, spintoni e mani addosso, così come già fatto sapere alla scuola — ancora la mamma — Basta dire che mio figlio, tanto era intimorito, non aveva il coraggio di raccontami che quei lividi erano dovuti ai calci assestati dal tredicenne. Se lo faceva era solo dopo le mie insistenze».
La donna, lunedì mattina, quando è stata informata dall’istituto dell’aggressione, è corsa subito lì. «Quando ho visto mio figlio sporco di sangue che mi chiedeva aiuto e che ha iniziato ad agitarsi ho chiamato l’ambulanza perché nessuno, fino a quel momento, aveva provveduto. Nessuno» riferisce ancora la mamma.
A suo dire anche la scuola ha le sue responsabilità. «Non solo in quanto a vigilanza, a cui i docenti sono tenuti in orario scolastico, ma anche perché non ha dato ascolto a noi genitori, nonostante le segnalazioni. Non c’è stato supporto. La collaborazione scuola famiglia non esiste» chiosa la donna. «E poi le capacità di mio figlio sono sottovalutate, ritengo che il programma scolastico non sia adeguato a lui: ha una disabilità fisica, non cognitiva — ancora il genitore — E ammetto che mio figlio c’è rimasto male quando, nonostante l’interesse manifestato, non è stato coinvolto in un’iniziativa contro il bullismo, proprio lui che ne è vittima e voleva provare a cambiare le cose».
il comunicato
Gaza, i giornalisti e le giornaliste del T Quotidiano a fianco della Global Sumud Flotilla
di Redazione
Proprio per l’importanza delle mobilitazioni previste per oggi, la redazione ha deciso di lavorare, per essere presente sul campo e raccontare le manifestazioni e gli eventi che segneranno la giornata