la storia

giovedì 2 Ottobre, 2025

Trento, il sindaco Ianeselli celebra due matrimoni in carcere: «Momento di autentica umanità»

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Una delle stanze della Casa circondariale di Spini è stata allestita a festa, il lancio del bouquet, la torta nuziale. La direttrice: «Un’emozione»

La direttrice del carcere di Trento Annarita Nuzzaci lo conosce bene l’articolo 27 della Costituzione e recita a memoria il terzo comma: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Commossa, aggiunge questo: «Siamo riusciti a fare qualcosa in più». Perché ieri nella Casa circondariale di Spini di Gardolo è stato celebrato un matrimonio. Con tanto di marcia nuziale, scambio delle fedi, torta, sindaco in fascia tricolore. E la sposa aveva pure il bouquet, lanciato poi come da tradizione alle invitate, alle altre detenute. «I matrimoni sono stati due — spiega la direttrice — martedì un nostro ospite ha sposato cittadina libera. Ieri invece è stata la volta dell’unione tra un nostro detenuto e una nostra detenuta». Questi ultimi si sono conosciuti in carcere, raccontano che le prime volte si siano visti attraverso le finestre delle celle. Qualche chiacchiera, qualche incontro. E si è arrivati al matrimonio. Una festa, un momento straordinario per una struttura di detenzione, ma allo stesso tempo un momento di normalità. «È stata una cerimonia civile — spiega Nuzzaci — anche se al termine gli stessi sposi hanno chiesto al cappellano don Mauro Angeli di benedire la loro unione».

La cerimonia
La direttrice racconta l’evento di ieri con commozione: «È stato davvero toccante. Sono ancora emozionata. Dopo tanti anni nell’amministrazione penitenziaria, per la prima volta ho assistito a una celebrazione così». Perché è stata partecipata, organizzata, arricchita da dettagli che hanno saputo dare calore anche alle stanze fredde di un penitenziario. «Entrambe le sezioni, maschile e femminile, hanno contribuito all’allestimento. Una detenuta ha curato l’acconciatura della sposa». E si scopre che la parrucchiera era più emozionata della sposa: raccontava a tutti che ci ha lavorato quattro giorni alla giusta messa in piega. «E poi l’abito — racconta la direttrice — una veste etnica fatta arrivare da fuori», mentre lo sposo aveva pantaloni e scarpe eleganti e la camicia bianca, senza giacca. «La sposa aveva il bouquet — ci tiene a sottolineare la direttrice della Casa circondariale — e dopo la cerimonia, come da tradizione, il bouquet è stato lanciato alle altre detenute presenti». Un bel mazzo di fiori fatto comporre dalla cooperativa Kaleidoscopio, che a sua volta ha coinvolto la cooperativa La Rete per l’intero allestimento della sala: tantissimi fiori, selezionati e inanellati dai ragazzi con disabilità utenti della cooperativa. «Gli sposi sono stati accolti dalla Marcia nuziale suonata al violoncello da un detenuto, che ha suonato anche l’Inno alla gioia». Poi la firma dell’atto di matrimonio alla presenza dei testimoni, anch’essi detenuti. E lo scambio delle fedi, e l’applauso. «Insomma, una cerimonia semplice ma davvero emozionante». La direttrice, alla fine, ha consegnato ai detenuti un pacco di riso, i chicchi ovunque, ed è cominciata la festa, con la torta e qualche bibita.
Grande emozione
La festa è stata dell’intero istituto. Hanno partecipato i dipendenti. Gli educatori, gli agenti di polizia penitenziaria guidati dalla vicecomandante, l’area medica, gli infermieri, i volontari. «Siamo davvero tutti emozionati — dice la direttrice — perché siamo riusciti a fare qualcosa in più di quel principio costituzionale per cui le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Questa emozione durerà a lungo — conclude — per ricordare che l’amaro in bocca che questo lavoro lascia spesso, a volte regala anche la gioia».
Permesso premio
Alla cerimonia di ieri era presente anche il Garante dei detenuti per la Provincia di Trento Giovanni Maria Pavarin: «Un ottimo clima, ma soprattutto un’ottima applicazione dell’ordinamento penitenziario, anche perché ora i due detenuti hanno un permesso premio per godersi una piccola luna di miele. Quindi — continua il garante Giovanni Maria Pavarin — i miei complimenti ai detenuti, al carcere e a tutti coloro che con questa iniziativa hanno contribuito a umanizzare la pena. Quando le regole dell’esecuzione penale si coniugano con l’umanità, i risultati sono incredibili. E commoventi».
«Luogo di speranza»
Le nozze, ieri, le ha celebrate il sindaco. «Pensiamo al carcere solo come a un luogo di dolore. Ma è anche un luogo di vita, di speranza e persino di amore», dice sui social Franco Ianeselli. «Me ne sono reso conto — racconta — celebrando, tra ieri e oggi, due matrimoni nella casa circondariale di Spini. Non cerimonie frettolose e dimesse, ma riti pieni di emozione, con i vestiti da sposa e da sposo, i testimoni, la musica del violoncello suonata da un detenuto, la torta, il lancio del riso e del bouquet. Pensate che una delle due coppie si è conosciuta grazie a un laboratorio teatrale, a ulteriore riprova dell’importanza di queste attività per chi vive in una cella di pochi metri. È dimostrato infatti che quando in carcere si impara un mestiere e si frequentano i percorsi riabilitativi allora il tasso di recidiva si abbassa fino a percentuali vicine allo zero. Statistiche a parte, ringrazio la direttrice per aver fatto entrare al di là del muro una ventata di umanità che ha lasciato tutti i presenti con gli occhi lucidi di commozione. Auguri di cuore agli sposi: che dalle promesse nuziali cominci davvero una nuova, bellissima storia».