L'intervento

martedì 30 Settembre, 2025

Gli animalisti replicano ai cacciatori: «Orsi e bracconaggio, c’è un’escalation. Pericoloso cercare giustificazioni»

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Wwf, Enpa, Io non ho paura del lupi rispondono a Rensi: «La rimozione dei carnivori alimenta l'illegalità»

Nessun tipo di giustificazione per il bracconaggio. Così si potrebbe riassumere, in estrema sintesi, il comunicato con cui ieri le associazioni animaliste Enpa, Io non ho paura del lupo, Wwf e Lipu hanno preso posizione in merito alle dichiarazioni del presidente dei cacciatori trentini Matteo Rensi rilasciate sul T di sabato 27 settembre.

La parole di Rensi
Intervenuto sui recenti due episodi di bracconaggio nelle valli del Noce, ovvero l’uccisione dell’orsa a Caldes e il ritrovamento della pelle di un cucciolo di orso in un parco giochi a Fondo, Rensi aveva espresso una ferma condanna sottolineando però come, accanto al problema di questi abbattimenti illegali, ce ne fosse anche uno di eccessiva presenza dei grandi carnivori nelle valli trentine: «Non possiamo che condannare un atto che comunque denota un problema sociale – aveva dichiarato – È del tutto auspicabile che si riesca a trovare una soluzione per rimuovere o ridurre la presenza degli orsi. Certo, il bracconaggio non è la soluzione. Queste non sono azioni giustificabili in alcun modo. Può darsi che la gente sia esasperata a causa della pressante presenza degli orsi soprattutto in alcune zone del Trentino, ma questo non giustifica atti come questi». Il presidente, nell’intervista, aveva fatto anche riferimento agli esiti delle recenti consultazioni popolari promosse dal Comitato Insieme per Andrea Papi nelle valli trentine. La più recente, nelle Giudicarie, ha raggiunto solo il 44% di affluenza, registrando però un risultato chiaro con il 97% degli elettori che si è dichiarato contrario alla presenza dei plantigradi.

«Così si fa terrorismo»
Le recenti vicende «segnano un salto di qualità nella spirale di violenza contro la fauna protetta in Trentino – si legge nel comunicato delle quattro sigle – Proprio per questo le parole pubbliche dovrebbero ridurre il rischio, non aumentarlo. In Trentino girano bracconieri, cioè persone armate e pronte ad uccidere: chiunque “giustifica” e comunque non delegittima con chiarezza questi gravissimi reati, sta mettendo in discussione il rispetto della legge, su cui si fonda la nostra società». Il riferimento a Rensi e alle sue parole è esplicito: «I suoi “ma” svuotano la condanna, comunque espressa, e normalizzano l’illegalità, spostando il discorso della responsabilità penale dei bracconieri a un generico sentimento di insofferenza della comunità – prosegue la nota congiunta – insinuare che la stanchezza possa valere come attenuante è pericoloso: legittima scorciatoie e accende il conflitto proprio dove servono freddezza, precisione e responsabilità. Chi rappresenta un mondo che opera con le armi ha il dovere etico di una condanna senza ambiguità. L’allarmismo ingiustificato è oggi il principale moltiplicatore di rischio: se ogni avvistamento diventa “emergenza” e si ripete che “la gente è stufa”, non si informa, si fa terrorismo». Critico anche il parere circa la riduzione della presenza degli orsi: «Le strategie repressive o di rimozione indiscriminata non eliminano i rischi, ma anzi alimentano conflitti sociali, illegalità e danni reputazionali, nonchè l’illusione che il problema sia davvero risolvibile a colpi di fucile a fronte di specie in espansione su tutto l’arco alpino – concludono le associazioni – La convivenza si realizza con prevenzione dei danni e rimborsi rapidi e trasparenti, interventi mirati alla risoluzione dei problemi – non alla sola “rimozione” degli animali lasciando irrisolti i punti deboli -, educazione diffusa su comportamenti corretti in montagna, gestione dei rifiuti e degli attrattivi, coordinamento tra istituzioni, operatori e comunità locali: tutte cose già ripetute fino alla nausea».

Enpa denuncia in Procura
Intanto, la questione approda anche in tribunale. L’Enpa di Rovereto ha infatti presentato denuncia alla Procura della Repubblica per entrambi i casi di bracconaggio. Nello specifico, per quanto riguarda la vicenda di Caldes, la stessa Enpa aveva già avanzato l’ipotesi di un abbattimento illegittimo ancora prima che arrivasse il verdetto. Tramite la denuncia, l’associazione ha formalizzato una richiesta di trasparenza per fare chiarezza su informazioni come la distanza da cui sono stati esplosi i colpi, l’arma utilizzata e la presenza o meno di eventuali cuccioli insieme