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martedì 16 Settembre, 2025

Dal prepararsi lo zaino allo studio individuale, Lazzeri: «Autonomia significa anche saper chiedere aiuto»

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La psicoterapeuta: «La presenza del genitore, che guida e affianca, è utile e necessaria; poi diventa importante lasciare che i figli, le figlie, se ne occupino da soli»

Care ragazze, cari ragazzi, autonomia non vuol dire fare tutto da soli, ma imparare passo dopo passo a fidarsi delle proprie capacità. Dallo zaino per la scuola preparato con le proprie mani al trovare un metodo di studio personale, crescere significa anche scoprire come organizzarsi e quando chiedere aiuto. Con la psicopedagogista Loredana Lazzeri oggi parliamo di come vivere al meglio queste sfide quotidiane.

 

Loredana, preparare lo zaino per la scuola da soli può sembrare una piccola cosa, ma in realtà è un grande passo verso l’autonomia. Come capire quando si è pronti a farlo e come affrontarlo senza paura di sbagliare?
«Preparare lo zaino non è solo un gesto pratico, ma anche simbolico: significa che il bambino o la bambina comincia a prendersi cura, non solo dei propri materiali, ma anche della propria esperienza scolastica. Per questo è bene proporlo fin dai primi giorni della scuola primaria. All’inizio la presenza del genitore, che guida e affianca, è utile e necessaria; poi diventa importante lasciare che i figli, le figlie, se ne occupino da soli, così da sentirsi davvero soggetti attivi. Inevitabilmente ci saranno dimenticanze ed errori, che gli insegnanti potranno trasformare in occasioni educative, richiamando alla responsabilità senza fare drammi. Sbagliare, infatti, è parte integrante dell’apprendere e del crescere: non si può non sbagliare mai, ma si può imparare a correggersi. Attraverso ogni errore, se accolto e accompagnato dagli adulti non come colpa, ma come occasione di apprendimento, i bambini e le bambine possono costruire la loro autonomia e consolidare la fiducia in se stessi».
Studiare da soli non significa solo leggere i libri: occorre organizzarsi, darsi dei tempi. Quali strategie possono aiutare ragazzi e ragazze a trovare un metodo di studio che funzioni davvero per loro?
«Per studiare in modo efficace serve una buona organizzazione: dedicare un tempo libero da impegni e distrazioni (è utile mettere in pausa i device, per quanto possibile, visto che molte indicazioni vengono ormai inserite nel registro elettronico), costruire una routine e prevedere pause, durante le quali concedersi piccole gratificazioni, così da mantenere concentrazione e motivazione. Chi fa più fatica a gestire questi aspetti può trarre grande beneficio dallo studio condiviso con compagne o compagni. Ogni ragazzo e ragazza deve sperimentare diverse strategie per capire quale gli corrisponde di più: c’è chi trova utile creare schemi e mappe concettuali, chi preferisce ripetere ad alta voce, chi utilizza immagini o altri strumenti. In generale, però, è più produttivo puntare sulla comprensione profonda e sulla rielaborazione personale degli argomenti, piuttosto che affidarsi alla sola memorizzazione meccanica».
Essere autonomi non vuol dire cavarsela sempre senza aiuto. Come imparare a riconoscere quando è il momento di chiedere supporto a insegnanti o genitori, senza sentirsi meno capaci?
«Essere autonomi non significa contare esclusivamente sulle proprie forze – quello è il senso dell’indipendenza – ma saper riconoscere i propri bisogni, prendere decisioni e agire secondo le proprie inclinazioni e possibilità. L’autonomia non si misura sulla capacità di cavarsela sempre da soli, ma sulla consapevolezza di quando è necessario cercare sostegno. Molti ragazzi e ragazze vedono nella richiesta di supporto un segno di debolezza o di incapacità e per questo faticano a chiedere aiuto. In realtà, quando ci si sente bloccati davanti a un compito, sopraffatti dall’ansia di non riuscire o incerti su come migliorare, la scelta più saggia è superare vergogna e orgoglio e chiedere aiuto. Genitori e insegnanti hanno un ruolo decisivo: devono trasmettere il messaggio che avere momenti di incertezza e di stallo è del tutto normale e che chiedere aiuto non è un fallimento, anzi, è un segno di intelligenza perché significa sapersi prendere cura di sé. Così i ragazzi imparano che il vero coraggio non consiste nel nascondere le difficoltà, ma nell’affrontarle insieme a chi può sostenerli».