La polemica
martedì 2 Settembre, 2025
Romanovsky a Pergine, la lite sul pianista pro Putin diventa un caso. Fuoli: «L’arte non va censurata»
di Johnny Gretter
Il musicista ucraino si è esibito sulle macerie del teatro di Mariupol nel 2022. Il gesto è stato letto come un sostegno alla Russia. Insorgono il Pd e Kessler: «Omaggio dove morirono in migliaia. Non deve suonare»

Nel 2022 aveva suonato sulle macerie del teatro di Mariupol, città ucraina simbolo della devastazione portata dall’aggressione militare russa. Il 9 settembre invece, Alexander Romanovsky, pianista ucraino con cittadinanza italiana, avrà un palcoscenico diverso: si esibirà infatti al teatro di Pergine come parte del festival Innamorarsi della musica. Un evento che ha causato un botta e risposta tra chi chiede posizioni forti contro un pianista accusato di essere un sostenitore della sanguinosa invasione dell’Ucraina operata da Putin, e tra chi invece ritiene che musica e arte non debbano subire censure o limitazioni.
«Giustifica un atto violento»
A prendere posizione contro il concerto di Romanovsky è stato nei giorni scorsi Mirko Casagrande (consigliere comunale e segretario del Pd perginese) con un comunicato a suo nome. «Romanovsky non è un artista “neutrale” – spiega Casagrande – La sua performance a Mariupol non è stata un semplice atto musicale, ma un gesto politico, di sostegno a una narrazione filorussa che offende la memoria delle vittime ucraine. Ritengo che ospitare oggi, nella nostra comunità, un artista che ha assunto posizioni simili significhi legittimare la propaganda del regime di Putin e mancare di rispetto a chi difende la libertà e la sovranità dell’Ucraina. Non è un caso che città come Bologna, con il sindaco Matteo Lepore, abbiano scelto di annullare lo stesso concerto. Anche Pergine deve seguire questo esempio di responsabilità politica e civile». E aggiunge: «Se l’artista si dichiarasse contrario alla guerra di Putin contro l’Ucraina questa richiesta potrebbe cambiare».
Insomma, i critici dell’evento sottolineano come la questione non verta sulla censura di un’opinione diversa, ma piuttosto su una presa di posizione contro un’artista che sembra essersi prestato per giustificare un atto violento. È di quest’idea anche Giovanni Kessler, presidente dell’associazione EUcraina. «Non si tratta di giudicare o censurare l’arte: non è questo il tema – afferma Kessler -. Si tratta di censurare un’artista che ha prestato la sua arte alla propaganda politica russa e a santificare l’occupazione militare russa, in particolare di Mariupol. Un’occupazione dove i bombardamenti sono costati la vita a migliaia di persone, come è accaduto a chi si era rifugiato nel teatro davanti al quale Romanovsky si è poi esibito. Va dato un segnale che nessun tipo di arte può prestarsi a giustificare o a festeggiare un’occupazione violenta».
«L’arte non va censurata»
In difesa del concerto si era già espresso sulle nostre pagine Andrea Fuoli, organizzatore del festival. «La musica, l’arte, il teatro e la cultura in generale non possono essere oggetto di censura — aveva dichiarato domenica Fuoli — Un doveroso messaggio di come attraverso la musica si possano creare degli autentici spazi di libertà e pacificazione».
Anche il sindaco Morelli sottolinea come per il Comune non abbia senso vietare l’evento. «È un concerto fatto all’interno di una rassegna che non è organizzata dal Comune – spiega -. Gli organizzatori hanno preso il teatro per quella sera in modo legittimo. Vietare un concerto che non è nemmeno organizzato dal comune non è un’idea democratica. Sarebbe un modo per far scatenare le guerre, e non farle finire. Chi vuole può scegliere di andare oppure no».
A prendere posizione anche Morgan Betti, ex assessore alla cultura e attuale consigliere comunale dei civici: «Vietare un concerto non significa difendere la democrazia, ma minarne le fondamenta. Se vogliamo definirci liberali – e credo che questo valga per tutti, al di là degli schieramenti – dobbiamo difendere la libertà dell’arte e della cultura, anche quando possono suscitare sensibilità diverse. Risulta riduttivo ed ingiusto ridurre la sua presenza a Pergine ad una bandiera politica».
Un musicista vicino al regime
Come accennato, il comune di Bologna aveva annullato un concerto di Romanovsky previsto per l’inizio di agosto, proprio per la sua esibizione a Mariupol, interpretata come un endorsment al regime di Putin e all’invasione dell’Ucraina. La vicenda aveva fatto il giro della stampa internazionale, finendo anche sul Times, e gli era costata l’espulsione dal Royal College of Music di Londra. «Nel 2022 Romanovsky ha tenuto un concerto davanti al teatro distrutto di Mariupol, occupata, insieme a Peter Lundstrem un attivo sostenitore di Putin e membro della Camera pubblica russa, insignito di una medaglia per fedeltà al “mondo russo” e ai valori tradizionali – sottolinea il.Kolos, pagina di divulgazione sulla cultura ucraina nata proprio a Trento -. Non possiamo permettere che Pergine diventi una piattaforma per legittimare la propaganda di guerra».
Nel frattempo, la guerra in Ucraina si sta lentamente avvicinando al quarto anno. Il conflitto è infatti iniziato ancora a febbraio con l’invasione su larga scala da da parte della Russia, in violazioni di accordi come il Memorandum di Budapest del 1994, in cui si impegnava a rispettare la sovranità ucraina. Anche i primi tentativi di pacificazione, ancora nella primavera del 2022, erano falliti proprio perché la delegazione del Cremlino si era rifiutata di permettere la creazione di un sistema che garantisse la sicurezza Ucraina (invece disposta a restare uno stato neutrale, fuori da alleanze come la Nato). In un conflitto che peraltro è stato segnato da crimini di guerra contro i civili come nella città di Bucha, le garanzie di sicurezza restano centrali anche negli ultimi negoziati mediati da Donald Trump.
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