A Milano

venerdì 22 Agosto, 2025

Sgombero del Leoncavallo, gli attivisti ricordano Fausto e Iaio. E il Bruno «rischia»

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Fausto Tinelli, trentino, era tra i volti del centro sociale meneghino

Nelle migliaia di messaggi che hanno ieri invaso l’universo dei social non appena si è diffusa la notizia dello sgombero del Centro Sociale Leoncavallo, a Milano, i loro nomi c’erano sempre. Perché il trentino Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, per tutti Fausto e Iaio, uccisi da sicari neofascisti il 18 marzo 1978, sono indissolubilmente legati alla storia di quel luogo simbolo della metropoli lombarda. Murales, scritte, targhe: Milano non ha dimenticato i due amici assassinati in via Mancinelli. In quel luogo si legge: «Per sempre ragazzi. La città di Milano ricorda il loro sogno di un mondo migliore». Lo Stato italiano – lo stesso il cui Governo oggi plaude allo sgombero – ha ufficialmente inserito Fausto e Iaio tra le «vittime del terrorismo».

 

Fausto Tinelli riposa al cimitero di via Giusti, a Trento, dove era nato, il 25 novembre 1959. Poi, con la mamma Danila, operaia, era finito a Milano dove cresce, giovane e ribelle, attraverso gli anni Settanta, percorsi da tensioni fortissime. Suona la chitarra, è uno delle migliaia di giovani di sinistra, con una allegria che si coniuga all’impegno attivo contro gli spacciatori di droga. Ha un amico, Iaio. Frequentano abitualmente il Leoncavallo. La sera di sabato 18 marzo 1978 la loro vita finisce su un marciapiede. Uccisi da otto proiettili Winchester calibro 7.65, sparati non si è mai saputo da chi, salvo che indizi e piste precise portano ad una squadra di killer neofascisti venuti da Roma. Al loro funerale, nei giorni del sequestro Moro, più di centomila persone.

 

Solo due anni fa, il 9 maggio 2023, la città di Trento – che a lungo aveva fatto orecchie da mercante alle richieste, che pure c’erano state, di trovare un modo degno di ricordare il giovane Fausto e il suo amico Lorenzo – si è riscattata, inaugurando il grande murale lungo il muro perimetrale del liceo scientifico Leonardo da Vinci, tra via Rosmini e via Giusti. Una iniziativa del Comune di Trento con il Servizio politiche giovanili e in collaborazione con alcune classi del Da Vinci e dell’Istituto d’Arte Vittoria.

 

I trentini si sono abituati ai volti sorridenti dei due ragazzi, abbracciati, accompagnati da una scritta – «Ti ricordi di noi?» – e dalla data della loro uccisione. Era un “leoncavallino” anche Fausto Tinelli. Che riposa, “giovane per sempre”, a poche centinaia di metri dal murale.
Frequentava il Leoncavallo – come hanno fatto in migliaia, per decenni – perché era un luogo collettivo, che riuniva le mamme antifasciste e i gruppi musicali, i laboratori autogestititi e le presentazioni di libri. Fondato nel 1975, dopo vari traslochi (e sgomberi), era approdato in via Watteau, autodefinendosi come Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito (o, ironicamente, Leoncavallo S.P.A.). A proposito di Società per Azioni: ieri, Brioschi, la società immobiliare della famiglia Cabassi che controlla L’Orologio, proprietaria dell’immobile finora occupato dal Centro Sociale Leoncavallo, ha guadagnato in Borsa più del 4 per cento. E ora anche il centro sociale Bruno trema pensando che l’annuncio della premier Giorgia Meloni di voler tenere la linea dura con i centri sociali possa portare a uno sgombero anche qui.