mercoledì 20 Agosto, 2025
Baci sulla bocca, nudità e i confini dell’intimità tra figli e genitori: «Un po’ di pudore serve»
di Stefania Santoni
L’ultima puntata della rubrica PiscoT con la psicologa Maria Rostagno: «Conoscere il rispetto personale è fondamentale»

Cari ragazzi, care ragazze, parlare di corpo, pudore e affetto in famiglia non è mai semplice: sono temi che toccano crescita, confini e relazioni. Oggi cerchiamo di fare un po’ di chiarezza con la psicologa Maria Rostagno.
Maria, parliamo di baci sulla bocca tra genitori e figli: un gesto d’affetto o un possibile cortocircuito nei confini?
«In alcune famiglie i baci sulla bocca tra genitori e figli sono visti come un modo naturale per dimostrare affetto, in altre invece creano imbarazzo. La questione non riguarda quanto si voglia bene ai propri figli, ma come si sceglie di esprimerlo. Il problema è che il bacio sulla bocca, nella nostra cultura, è legato soprattutto all’amore romantico e di coppia. Usarlo tra genitori e figli può generare confusione: i bambini rischiano di non distinguere bene i diversi tipi di affetto e di non capire i confini del proprio corpo e delle relazioni. C’è anche un aspetto sociale: un bambino abituato a ricevere baci sulla bocca potrebbe replicare questo gesto con coetanei o adulti, creando fraintendimenti o situazioni spiacevoli. Per questo imparare il rispetto dei confini personali è fondamentale: vuol dire capire che ognuno ha diritto a dire “sì” o “no” rispetto al proprio corpo. A volte, dietro questi gesti, ci sono più i bisogni emotivi dell’adulto che quelli del bambino. Essere genitori non significa “fondersi” con i figli, ma amarli rispettando i loro spazi e i loro tempi. La famiglia è il primo luogo dove si impara cosa vuol dire affetto, rispetto e consenso. Dare gesti d’amore che aiutino a crescere in modo sano significa preparare ragazze e ragazzi capaci di vivere relazioni più mature e rispettose».
La nudità in ambito familiare può essere vissuta come naturale, ma esistono limiti oltre i quali può creare confusione? Cosa accade, ad esempio, quando bambini e bambine crescono in contesti dove non esistono filtri nel mostrarsi nudi?
«Quando si è molto piccoli, vedere mamma e papà nudi durante i momenti di cura quotidiana è qualcosa di normale. Ma crescendo le cose cambiano: già dai 3-4 anni bambine e bambini iniziano a rendersi conto delle differenze tra i corpi e a provare i primi segnali di pudore. È il segnale che stanno imparando a conoscere meglio sé stessi e i confini del proprio corpo. Se i genitori continuano a mostrarsi sempre nudi senza filtri, questo può creare confusione: i bambini non hanno ancora gli strumenti per capire bene certi stimoli e rischiano di sentirsi in imbarazzo o sopraffatti. Il pudore aiuta a capire che esistono spazi privati e che il corpo va rispettato, il proprio e quello degli altri. In famiglia si impara soprattutto osservando. Se i bambini vedono che anche gli adulti hanno momenti di privacy, capiscono che questo è normale e sano. Al contrario, l’assenza di confini può far credere che “tutto sia permesso” e che non ci siano limiti nell’intimità. È importante insegnare che il corpo è qualcosa di bello e naturale, ma anche che ha bisogno di rispetto e protezione. Così bambini e bambine imparano a distinguere tra intimità appropriata e inappropriata, e a costruire relazioni future più sane».
Come possiamo accompagnare bambine e bambini nella costruzione di un senso di pudore sano, senza caricarlo di vergogna?
«Il pudore non è qualcosa di negativo: è un passo naturale che ci aiuta a rispettare noi stessi e gli altri. Significa capire che il corpo è prezioso e che non va mostrato a chiunque. I segnali arrivano da soli, ad esempio quando un bambino inizia a chiudere la porta o a coprirsi. È importante che i genitori rispettino questi gesti senza prenderli in giro. Insegnare il pudore non vuol dire far sentire il corpo “sbagliato”, ma speciale: qualcosa di cui avere cura e che si condivide solo quando lo si sceglie. La famiglia può aiutare mostrando con l’esempio: rispettare la privacy, usare i nomi giusti per le parti del corpo, insegnare che si può dire “no” a un contatto che non piace e che bisogna rispettare anche i “no” degli altri. Così bambine e bambini crescono con un rapporto sereno con il proprio corpo, senza vergogna ma con rispetto».
psicot
Il mito della perfezione e il senso di inadeguatezza, l'esperta: «Smettiamo di vivere per un voto, una medaglia, un like»
di Stefania Santoni
La counsellor Beatrice Monticelli: «Viviamo in una società della performance. Arriviamo a un traguardo e, invece di potercelo godere, subito ne spunta un altro. Possiamo dirci: “oggi va bene così”, anche se non siamo al massimo»
La giostra
La magia della meraviglia, come allenare cuore e mente a non perdere lo stupore dei bambini. «Manteniamo uno sguardo curioso»
di Stefania Santoni
La nuova puntata di PsicoT con l'esperta di relazioni Beatrice Monticelli. «Da bambini ogni cosa è una scoperta. Ogni gesto, ogni suono, ogni piccolo dettaglio può farci brillare gli occhi. Ma crescendo questo sguardo si appanna»