La tragedia

mercoledì 20 Agosto, 2025

È morto Mario Fabbro, l’operaio 61enne colpito da un infarto nel cantiere della circonvallazione

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L'uomo, originario di Castello Tesino ma da anni residente a Pergine, ha accusato un malore nel pomeriggio di lunedì. La figlia: «Era un lavoratore instancabile»

«Sono stata con lui fino alla fine. Si è spento. Il mio papà non c’è più». Deborah non trattiene le lacrime. È morto Mario Fabbro, l’operaio di sessantuno anni, originario di Castello Tesino ma che abitava da anni a Pergine Valsugana, colpito da un malore lunedì, 19 agosto, verso le cinque del pomeriggio, mentre lavorava al cantiere della circonvallazione di Pinzolo, a Giustino. L’uomo era stato trasportato d’urgenza all’ospedale Santa Chiara di Trento. Le sue condizioni erano apparse fin da subito disperate. E, ieri, il triste epilogo: il cuore di Mario Fabbro si è fermato dopo un giorno di ricovero al reparto di terapia intensiva. Come accade quando c’è di mezzo un incidente sul lavoro, i tecnici della Uopsal, Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, stanno curando le indagini per approfondire la dinamica dell’accaduto. Infatti, potrebbero esserci i duri ritmi e le condizioni di lavoro tra le cause del malore accertato dai carabinieri della Compagnia di Riva del Garda.

 

L’incidente

«Non ci vedo più. Mi sento male». Sono state le ultime parole dell’operaio sessantunenne prima di accasciarsi al suolo.
E perdere i sensi. L’allarme è scattato pochi minuti prima delle 17, lungo la parte sud del cantiere per la variante di Pinzolo. Mario Fabbro, operaio dell’Alpin, una delle ditte del consorzio Sac costruzioni che si è aggiudicato l’appalto, era al lavoro manovrando un escavatore all’interno del cantiere. Quando si è sentito male. Ha improvvisamente prima accusato un malessere con l’annebbiamento della vista e l’indebolimento di braccia e gambe, poi il malore vero e proprio una volta sceso dalla macchina operatrice su cui stava lavorando. Ha fatto in tempo ad abbandonare il macchinario evitando conseguenze potenzialmente pericolose e a chiedere aiuto ai colleghi, prima di perdere i sensi.

 

Il soccorso

La chiamata al 112 è stata immediata. La Centrale unica per le emergenze ha richiesto l’intervento rapido dei vigili del fuoco volontari del corpo di Giustino e Massimeno. Sono stati proprio loro a salvare in un primo momento Mario Fabbro. Infatti, il suo cuore lunedì pomeriggio si era fermato. E grazie all’arrivo dei pompieri, prima ancora dell’equipe medica a bordo dell’elicottero dei vigili del fuoco permanenti di Trento fatto alzare in volo, con il defibrillatore in dotazione. Dopo lunghe manovre per rianimarlo, il sessantunenne è stato trasportato all’ospedale in condizioni disperate. Purtroppo, per lui non c’è stato nulla da fare e ieri si è spento nel letto dell’ospedale.

 

«Un grande lavoratore»

Mario Fabbro è stato assistito fino in fondo dalla figlia Deborah: «Sono stata con lui. L’ho visto spegnersi — dice con un filo di voce — Mi mancherà tanto». E spiega con ammirazione le doti del papà: «Era un bravissimo escavatore. Un lavoratore instancabile». Ma per la figlia non è ancora il momento di ricordarlo. C’è troppa sofferenza. Così come per il fratello Paolo Fabbro e la cognata Vaira Marighetto: «Una tragedia improvvisa. Siamo molto scossi. Con Mario c’era un bellissimo rapporto: noi a Scurelle e lui a Pergine Valsugana da 40 anni ormai, ma il legame era forte». E commossi lo raccontano: «Un uomo dedito al lavoro. Impegnato che non conosceva fatica. Mario non era di tante parole, riservato e schivo, trasmetteva una grande tranquillità». La notizia ha raggiunto nella serata di ieri anche Castello Tesino, il paese di origine dell’operaio. La comunità, pur non conoscendolo direttamente, si è stretta attorno a Fabio Fabbro, il fratello del sessantunenne che ancora vive nella Conca del Tesino.