Parla la famiglia
sabato 26 Agosto, 2023
Uccisa nel parco, la famiglia: «Iris, è stato un femminicidio. E Nweke sapeva ciò che faceva»
di Davide Orsato
Delitto Setti, madre e zio si affidano agli avvocati de Bertolini e Rambaldi: «Sbagliato dare per scontato che si tratti di un gesto di un folle, c’è un movente: quello della violenza sessuale»

«Femminicidio». Una parola tanto ricorrente nella cronaca, a volte a sproposito, che nel caso del delitto che ha visto come vittima, a Rovereto, Iris Setti non è quasi mai stata usata. Ora sono i familiari a definire così quanto accaduto la sera dei 5 agosto al parco Nikolajewka, poco lontano dal centro della città della Quercia. Un’affermazione pensata e ponderata assieme ai legali. La famiglia Santacatarina (è il nome della madre, quello di suo fratello, e zio è Santacatterina a causa di diverse trascrizioni all’anagrafe) è stata cauta fin dall’inizio. Non ha rilasciato dichiarazioni, ha aspettato di dare l’ultimo saluto a Iris. Ma qualcosa da dire ce l’hanno: «Non possiamo accettare il fatto che si parli di un caso di follia, non ci sono evidenze». Il riferimento è all’assassino di Iris Setti, Chukwuka Nweke, di cui si è molto parlato per i precedenti e per la risposta del sistema sanitario per la presa in carico del soggetto, che risultava avere problemi di dipendenza. Ora i familiari, tramite gli avvocati Andrea de Bertolini (per la madre Carla) e Giovanni Rambaldi (per lo zio Aldo) fanno sapere: «Auspichiamo che le indagini avanzino con la serenità dovuta, per fare pienamente luce su questa vicenda». E perché parlare di femminicidio? «Contro Iris Setti – spiegano i legali – c’è stato un tentativo di violenza sessuale. È stato il primo gesto che l’aggressore ha compiuto, come è stato documentato da un video che ha descritto l’intera scena. C’è quindi un movente. Non solo: dopo il tentativo di stupro e il barbaro assassinio si è accanito cercando di rubarle l’anello. Un quadro chiaro che configura, per l’appunto un femminicidio». Non solo, per i due avvocati, l’agire di Nweke dimostrerebbe che era «capace di intendere e di volere». «Sarebbe un errore — spiegano — dare per scontato che si sia trattato di un’azione folle di una persona non in grado di capire niente. La ricostruzione di quanto accaduto quella tragica sera dimostra finora il contrario. Per fortuna — è la conclusione — le indagini vanno avanti e sono state superate le prime, problematiche dichiarazioni fatte nei primi giorni, che non hanno aiutato a una comprensione di quanto accaduto».
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