Crisi climatica

sabato 13 Maggio, 2023

Wwf, report biodiversità: in Trentino i maggiori danni ai boschi

di

L’associazione ambientalista ha realizzato uno studio sull’Italia. In provincia prevalgono gli ecosistemi «quasi minacciati» o «non a rischio»: nessuno «in pericolo critico», ma il bostrico causa il record negativo. L’allarme del Wwf: «Biodiversità a rischio» Nelle Alpi corsi d’acqua sotto stress

La distruzione della biodiversità nel mondo ha raggiunto le dimensioni di una «vera e propria catastrofe», con un tasso di estinzione delle specie tra le 100 e le 1.000 volte più rapido di quello naturale, ed interi ecosistemi «letteralmente cancellati dalla faccia della terra». A lanciare l’allarme è il nuovo report del Wwf dal titolo «Biodiversità fragile, maneggiare con cura», pubblicato ieri per promuovere la messa in pratica della Strategia nazionale per la biodiversità al 2030. Nonostante il nostro paese sia ricchissimo per biodiversità i segnali che arrivano sono «tutt’altro che incoraggianti», con molti parametri in peggioramento e un’attitudine «ostinatamente inconsapevole» da parte di politica e opinione pubblica. Il Trentino si trova in una situazione ancora favorevole rispetto alle altre regioni, ma il bostrico tipografo viene portato a esempio della maggior causa di danno all’ecosistema forestale in Italia.
Il tracollo della biodiversità è ormai un problema riconosciuto a livello globale: in pochi decenni, si legge nel report, è andato distrutto il 50% delle barriere coralline e almeno un quinto della Foresta amazzonica. L’Italia ospita metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali presenti in Europa. E dal report emerge che il 68% degli ecosistemi italiani risulta in pericolo, dei quali il 35% sono in «pericolo critico» secondo i criteri dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn).
La regione in condizioni peggiori è la Pianura Padana, dove addirittura il 100% degli ecosistemi risultano a rischio. Il sistema naturale esposto a condizioni peggiori, a livello nazionale, è invece quello delle acque dolci: il 57% dei fiumi e l’80% dei laghi si trova in uno stato ecologico non buono. Non va meglio agli habitat riconosciuti come di interesse comunitario, che sono minacciati addirittura per l’89%. Il 25% delle specie vegetali autoctone e il 30% dei vertebrati sono a rischio estinzione. E il trend appare in peggioramento: delle specie che hanno cambiato il loro stato di conservazione, la maggioranza (il 62%) lo ha fatto in peggio. Tra i fattori trainanti di questo declino spiccano la crisi climatica, che in un circolo vizioso è sia causa che effetto della sofferenza degli ecosistemi, e l’invasione delle specie aliene (ben 3.000 in Italia). Meno dibattuta ma altrettanto drammatica è la crisi dei suoli, sia perché degradati che perché distrutti, in genere dal cemento. In 15 anni si sono persi 1.150 chilometri quadrati di suolo cementificato, l’equivalente dell’area di una città come Roma.
Gli ecosistemi nelle condizioni più sfavorevoli sono gli ecosistemi forestali padani, quelli delle fasce costiere (in particolare l’Adriatico) e le aree umide di tutta la Penisola. Nell’ecoregione Alpina, in cui rientra il Trentino, la situazione è migliore della media nazionale, ma comunque 13 dei 22 ecosistemi che la compongono risultano esposti a «vario grado di rischio». Il Trentino si trova in una posizione nettamente favorevole rispetto alla maggioranza delle regioni: assenti gli ecosistemi «in pericolo critico», prevalgono quelli «quasi minacciati» e «non a rischio». Non sono però tutte rose e fiori: il bostrico tipografo, che prolifera nei boschi del Trentino in seguito alla tempesta Vaia e favorito dalla siccità, viene portato a esempio della maggior causa di danno all’ecosistema forestale nel paese. Come il resto delle Alpi, la provincia è interessata a forte pressioni per la frammentazione fluviale (dighe e salti). Drammatica anche la situazione delle specie animali (come impollinatori e uccelli) negli ecosistemi agricoli, in tutti i settori alpini e prealpini.
Per ogni ambiente analizzato, il report Wwf propone le soluzioni da mettere in atto, come il recupero e il ripristino delle zone umide, il potenziamento del monitoraggio delle acque interne, l’ampliamento della superficie marina protetta. Molte di queste iniziative sono inserite nella Strategia europea sulla biodiversità, che prevede misure come la riduzione dell’uso di pesticidi chimici del 50%. Ma la strada è ancora lunga.