Terzo settore

domenica 8 Ottobre, 2023

Welfare, 6 sfide per il futuro

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Stati generali, ecco l’agenda politica di Consolida, Cnca, Csv e Consulta. Fellin (Vales): «Lavoro, troppa disparità». Ripamonti: «Poco attrattivi». Poletti (Alpi): «Noi adatti alle esigenze dei giovani: cogliamo l’opportunità»
Stati generali del welfare (Foto di Marco Loss)

«La spesa per il welfare è un investimento. È urgente che i decisori politici e i cittadini ne riconoscano il valore». L’appello è scritto nero su bianco sul libretto che ieri mattina (sabato 7 ottobre ndr) circolava al giardino di Villa Sant’Ignazio (Trento): «La visione del welfare del futuro». Le 6 sfide poste dal documento — casa, cibo, educazione, famiglie, lavoro, salute — sono state affrontate con esperti del settore provenienti da fuori provincia e amministratori di cooperative sociali trentine agli Stati generali del welfare, promossi da Consolida (consorzio delle cooperative sociali), Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), Centro servizi volontariato (Csv) e Consulta delle politiche sociali. L’appuntamento, organizzato appositamente a ridosso delle elezioni provinciali, è stato presidiato dal centrosinistra, anche con il suo candidato presidente Francesco Valduga. Scarna, invece, la presenza del centrodestra e degli altri schieramenti. Molti gli operatori presenti. In totale c’erano poco meno di un centinaio di persone. Per ogni macro-tema riguardante il Terzo settore — ossia il comparto che riunisce tutte le realtà che perseguono finalità sociali senza scopi di lucro — è stata allestita una sessione di dibattito. La questione «lavoro» ha scaldato sicuramente l’ambiente. Diretto, senza veli, l’intervento di Paolo Fellin, presidente della cooperativa sociale Vales (Rovereto). «Ci vuole una sveglia — ha esordito — Stiamo transitando verso modalità di approccio tipiche della pubblica amministrazione. E c’è una questione di sostenibilità economica da affrontare. Ho letto l’attacco brutale della Uil: noi saremmo brutti e cattivi. È vero i nostri operatori guadagnano il 30% in meno rispetto ai lavoratori della pubblica amministrazione e devono sottostare ad una flessibilità mostruosa. Ma tutto nasce dalle gare bandite dal sistema pubblico. Per portare equità alla forza lavoro abbiamo bisogno di risorse. Il dialogo con la politica sta andando in crisi. In Trentino, nel territorio della Vallagarina, l’assistenza domiciliare è scesa del 30% rispetto al 2019».
Presente anche una delegazione della Cgil, che ha poi diramato una nota: «Nell’assestamento ci siamo battuti per stanziare risorse ad hoc per i circa 9mila operatori: 2,5 milioni per i miglioramenti contrattuali. Sono ancora pochi ma sono una prima risposta. In agosto abbiamo scritto alla Federazione, ma il silenzio di via Segantini sembra fare il paio con la colpevole disattenzione di Piazza Dante».
Andrea Ripamonti, direttore marketing e sviluppo di Spazio aperto (Milano), ha sintetizzato il tutto in poche parole: «Il lavoro è un sistema nobilitante per le persone svantaggiate, ma lo deve essere anche per noi operatori. Perché oggi un giovane preferisce andare a lavorare in una start-up? Non siamo più protagonisti».
E gli stessi operatori, oggi, riscontrano difficoltà a rispondere ai nuovi bisogni. «Non siamo più attrattivi o forse facciamo fatica a leggere i nuovi bisogni, o forse non riusciamo più a farlo da soli», ha osservato Domenico Zolle, presidente di Venature (Trento), riportando l’esempio delle donne straniere sole con minori a carico. Elisa Poletti, presidente di Alpi (Trento), ha invitato a cogliere un’opportunità: «Oggi le nuove generazioni non vogliono più solo eseguire al lavoro, ma vogliono partecipare. Il Terzo settore è proprio questo, partecipazione, quindi abbiamo la possibilità di offrire percorsi professionali interessanti per i giovani».
Non poteva non essere affrontato il tema dell’educazione. Stefano Laffi, ricercatore dell’agenzia Codici, ha posto alcune precise sfide educative: primo, «il lavoro educativo non è più dare risposte, ma porsi e porre domande e poi cercare le risposte insieme ai ragazzi. Il docente entra in classe e non spiega, ma fa domande, insegnando a lavorare sulle fonti»; secondo, «scendiamo dal piedistallo e portiamo i ragazzi a visitare luoghi e incontrare persone, ampliando le loro possibilità»; terzo, «oggi il lavoro educativo non consiste nel consegnare mete, ma mezzi. Se non puoi conoscere il futuro, devi conoscere te stesso».