Trento

mercoledì 11 Ottobre, 2023

Traffico internazionale di droga, maxi-operazione della Finanza trentina: 46 persone arrestate

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Tra i locali sequestrati, anche un bar tabacchi a Trento

Una pianificazione scrupolosa, un’organizzazione suddivisa per ruoli, potendo contare su una fitta rete di pusher e di referenti sul territorio, ma anche telefoni criptati e auto allestite ad hoc per il trasporto della droga dall’estero. E immobili privati, così come locali pubblici – tra cui un bar di Rovereto nel frattempo chiuso e una tabaccheria di Trento – usati come basi operative o punto di stoccaggio e spaccio. Come nascondiglio di soldi e stupefacente, che andava pure tagliata e confezionata. Così, per gli inquirenti, quattro diversi gruppi criminali sarebbero riusciti, fin dal 2021, a far arrivare dall’estero, da Albania e Belgio in particolare, fiumi della più svariata droga (cocaina, hashish, marijuana, eroina e crack), da destinare principalmente alle piazze del Trentino, da Trento a Rovereto e Mori, arrivando anche fino a Bolzano. Un consistente traffico internazionale, con numeri da capogiro: sarebbero stati infatti 165 i chili di droga ceduta, ingente quantitativo che avrebbe fruttato circa 22 milioni di euro. Tanto quanto il valore di soldi e beni per cui ieri sono scattati i sequestri tra le province di Trento, Bolzano, Milano, Padova e Brescia. Tra questi 28 immobili e tre attività commerciali, il bar tabacchi Tridente di via Pranzelores 54 a Trento e due piadinerie a Bolzano.
Trentacinque in carcere
Ma a scattare sono state anche le misure che la Procura distrettuale di Trento ha chiesto e ottenuto dal gip. In totale sono 46 le persone indagate, 35 delle quali sono state raggiunte da una misura di custodia cautelare in carcere, che le ha appunto fatte finire in cella. Le restanti 11 sono invece state sottoposte ad obbligo di dimora. Dei totali 46 indagati in particolare 21 sono residenti in Trentino e 14 in provincia di Bolzano. Si tratta di 37 cittadini originari di Albania, Tunisia, Iraq, Inghilterra e Francia, e di 9 italiani.
Ad eseguire la sfilza di misure disposte dal giudice, ieri, i finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Trento, con la collaborazione dello Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata), dei reparti territoriali, delle unità cinofile e Atpi (Antiterrorismo e pronto impiego), con il supporto di un elicottero della sezione aerea di Bolzano e dei poliziotti di Bolzano. La chiusura del cerchio di un’articolata e complessa attività d’indagine avviata due anni fa e portata avanti dalle fiamme gialle di Trento in co-delega con la questura di Bolzano.
L’arresto che dà il via alle indagini
Era aprile del 2021 e l’arresto in flagranza di un albanese dimorante nella piana rotaliana, trovato con un etto di cocaina, aveva dato il «la» alla maxi inchiesta coordinata dalla Dda di Trento, in particolare dal pm Davide Ognibene. Gli scrupolosi e attenti accertamenti dei militari del Gico, il nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Trento, hanno permesso di scoperchiare un vaso di Pandora, di portare a galla i considerevoli traffici di droga. Sgominando quattro distinti gruppi, ciascuno con una propria entità criminale. Per l’accusa delle vere e proprie associazioni per delinquere, due delle quali a carattere transazionale che, interconnesse tra loro, erano capaci di movimentare da poche centinaia di grammi a diversi chili di droga: affari da 20 chili di marijuana ai 100 di hashish acquistati per esempio a Mori nel 2021, o cocaina per 70mila euro ceduta a gennaio dell’anno dopo a Trento.
I quattro diversi gruppi criminali
Il primo arresto ha portato le fiamme gialle ad individuare il resto del gruppo: sei albanesi che per l’accusa si accordavano con connazionali all’estero e facevano arrivare dall’Albania, attraverso la rotta balcanica e grazie ad auto e corrieri, chili di stupefacente, che si fermava a Trento, Lavis e Pergine Valsugana. I detective sono poi arrivati a stanare anche gli altri tre gruppi dediti al traffico di droga, associati ed interconnessi tra loro (anche per parentela). La seconda associazione a delinquere, è la contestazione, era composta da 16 persone, quasi tutte di origine albanese, che avrebbero acquistato droga dal nord Europa, specialmente in Belgio. Arrivava qui tramite la rotta del Brennero. Ogni carico viaggiava con almeno due auto. La prima, detta «balena», modificata con doppifondi dove nascondere gli ingenti quantitativi di droga (anche 30 chili), una volta a Trento, per non destare troppi sospetti ed evitare controlli all’uscita dei caselli autostradali, si fermava in alcune aree di servizio dell’A22. Ed era allora che l’autista della seconda auto «staffetta, caricava la vettura, consegnando poi lo stupefacente ai pusher attivi nelle piazze di Rovereto, Mori e Trento. Infine, per gli inquirenti c’erano altri due gruppi composti rispettivamente da tunisini ed albanesi che si rifornivano dalle precedenti organizzazioni criminali. I primi avrebbero spacciato anche crack per lo più nelle piazze di Trento e della bassa Valsugana, mentre il restante gruppo, su cui si sono concentrate le investigazioni della squadra mobile di Bolzano, avrebbe operato prevalentemente nel capoluogo alto atesino.
Nel corso dell’operazione sono stati fatti 15 arresti in flagranza e diversi sequestri: di quasi 24 chili di hashish, 20 di marijuana, altrettanti di cocaina e di oltre 220mila euro in contanti. In tutto gli investigatori hanno ricostruito più di 630 episodi di spaccio. Che avveniva con una certa frequenza e rapidità nelle piazze trentine: basti dire che solo uno degli arrestati, membro di una delle consorterie sgomitate, riusciva a realizzare una media di 100 cessioni al mese. Un business illegale che avrebbe garantito lauti guadagni. I militari hanno infatti riscontrato una consistente disponibilità di denaro contante, con cui veniva pagata la droga alla consegna.