Il personaggio

venerdì 5 Aprile, 2024

Tempo di pensione per Enrico Lenzi, una colonna dell’ospedale di Borgo Valsugana: «Il lato umano è la cosa più importante»

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Coordinatore infermieristico, ha fatto da spalla al direttore sanitario ed è stato un punto di riferimento durante il difficile periodo del Covid

Una colonna del San Lorenzo. Un punto di riferimento per i colleghi e un valido supporto per gli amministratori locali. Enrico Lenzi ha lasciato la direzione sanitaria dell’ospedale di Borgo per godersi la meritata pensione. Sessant’anni, Lenzi è stato anche sindaco di Samone dal 2004 al 2016 e assessore in Comunità di Valle, oltre a essere impegnato in diverse associazioni del suo paese.
Diplomato a Bassano nel 1982 presso la scuola per infermieri professionali, ha lavorato in psichiatria all’ospedale di Marostica prima di arrivare al reparto di chirurgia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, superando un concorso per infermieri. Qui rimane due anni, dal 1984 al 1986. Il primo luglio 1986 prende servizio come infermiere nell’unità operativa di medicina del San Lorenzo di Borgo, ruolo che svolge per tre anni. Nel 1989, dopo aver ottenuto il diploma di abilitazione a funzioni direttive nell’assistenza infermieristica, diventa coordinatore capo sala: prima in medicina, poi nell’assistenza territoriale, quindi in chirurgia e successivamente nel servizio infermieristico. Dal 2006 è collaboratore professionale sanitario esperto presso la direzione sanitaria dell’ospedale di Borgo. «Negli ultimi vent’anni il mio è stato un lavoro organizzativo a fianco del direttore sanitario, sia per quanto riguarda gli aspetti interni che per la parte relativa a salute e sicurezza» precisa Lenzi. Funzione che ha svolto fino a qualche settimana fa quando, dopo quasi 40 anni di servizio in quel di Borgo, ha salutato amici e colleghi.
Ma com’è cambiato in tutti questi anni il San Lorenzo?
«Tantissimo. Basti pensare che sono entrato come Ospedale di Borgo e me ne vado come Azienda Sanitaria, un cambiamento epocale. Inoltre allora era improntato all’aspetto religioso, c’erano le suore, il cappellano. Una struttura più familiare. Ora è più grande, professionale, tecnologico. Ci sono specialisti esterni e una strumentazione che ai tempi ci sognavamo: allora gli apparecchi erano quelli essenziali e duravano almeno dieci anni, ora è necessario un continuo aggiornamento tecnologico».
Anche il personale è cambiato?
«Sì, l’evoluzione dei tempi ha richiesto una maggiore formazione. Inizialmente c’erano infermieri generici, poi professionali ed ora sono tutti laureati. Anche per gli Oss serve una specifica formazione».
Cosa è migliorabile?
«A volte la tecnologia non si sposa con il lato umano: una volta il tempo sanitario era tutto per il paziente, ora si deve far fronte ad una importante parte burocratica. Ma ho sempre messo l’aspetto umano al primo posto: va bene l’aspetto professionale e clinico però dobbiamo ricordarci che abbiamo davanti delle persone prima che dei pazienti e delle patologie, persone che entrano in ospedale fragili, in stato di bisogno. La stessa cosa per il personale: bisogna vedere la persona oltre il professionista».
La sua figura è stata fondamentale nei terribili mesi della pandemia. Che ricordo mantiene?
«Da marzo 2020 a febbraio 2022 a Borgo nelle due unità Covid sono state ricoverate circa 500 persone e si sono registrati 87 decessi, la maggior parte nel periodo novembre 2020-aprile 2021. Ero la persona di riferimento sia interna che esterna. Credo che tutta la Valsugana aveva il mio numero di cellulare. È stato un momento veramente pesante perché si trattava di una patologia nuova, con modalità di diffusione totalmente nuove. Tutti gli operatori sono stati encomiabili, dal punto di vista professionale e umano. Il mio ruolo era quello di mettere a disposizione le mie capacità professionali e organizzative per dare informazioni, indicazioni e risposte, sia all’interno della struttura che all’esterno: verso i cittadini, le scuole, le amministrazioni ma anche gli operatori economici, in particolare nel primo anno».
Tra un anno saranno terminati i lavori di ampliamento del San Lorenzo.
«Lavori che permetteranno di ampliare la struttura ed avere spazi moderni e tecnologie innovative: le sale operatorie saranno le più moderne del Trentino, avremo tecnologie nuove, attrattive anche per nuove specialità e per i giovani professionisti. Pensiamo al polo universitario che sta venendo avanti».