La scoperta
mercoledì 15 Ottobre, 2025
Ritrovato il cannone di Calceranica: era l’arma da 98 tonnellate usata dagli austriaci per bombardare Asiago
di Redazione
Fabbricato dalla Skoda, era stato spostato in pianura. Ritrovato sottoterra in provincia di Treviso

Proiettava granate del peso di 700 chilogrammi per decine di chilometri. Per questo «Il lungo Giorgio» (così fu battezzato) un cannone navale Skoda da 98 tonnellate e con una volata che sfiorava i 16 metri (20 la lunghezza complessiva) era stato posizionato dall’esercito austroungarico a Calceranica al Lago per bombardare il comando italiano di Asiago. Lontano, non lontanissimo, visto che la distanza in linea d’aria tra i i due centri è di poco superiore ai venti chilometri. Alla portata, dunque, di quella micidiale arma. Questo nel 1916.
Successivamente l’imponente pezzo d’artiglieria fu trasferito a Opicina, sul Carso triestino, per contrastare le postazioni lagunari di Grado e Punta al Tagliamento, quindi a Gorgo del Monticano, non lontano da Oderzo, in provincia di Treviso. Da quel momento, finita la Grande Guerra, del cannone si persero le tracce, nonostante la molte non indifferente.
C’è voluta la passione di due ricercatori locali veneti, Danilo Pellegrini e Luciano Chiereghin, per svelare il mistero di un pezzo d’artiglieria che ha scritto pezzi di una tragica storia anche in Trentino. Il cannone Skoda si trova ancora dove era stato lasciato, sepolto dal fango creato dall’allagamento provocato dall’esercito austroungarico in fuga.
Lungo i binari
«Da testimonianza di personale militare autostro-ungarico rientrante in Trentino – scrivono i due ricercatori – alcuni mesi dopo la fine del conflitto l’arma risultava ancora posizionata a Gorgo, in prossimità dei binari della linea ferroviaria Motta di Livenza-Treviso». «Alcuni storici del territorio opitergino – continuano – nell’ultimo decennio avevano avanzato l’ipotesi che tale bocca da fuoco potesse essere tuttora giacente in loco, affossata sotto il terreno in conseguenza dell’allagamento provocato dagli stessi austriaci in ritirata».
Un’ipotesi che ha trovato successivamente conferme. Pellegrini e Chiereghin hanno circoscritto in linea di massima il sito di posizionamento dell’arma sulla base della documentazione militare austriaca. L’analisi delle immagini satellitari riprese con il sistema Timelapse Google Hearth Landsat Us Geological Survey ha di fatto confermato la presenza di una imponente massa metallica, le cui dimensioni corrispondono a quelle del cannone navale Skoda. Le analisi successive, effettuate con strumenti ad hoc e con l’intervento di tecnici, hanno fornito ulteriori riscontri alla scoperta. Questo lo scorso giugno.
Esercito informato
I due ricercatori hanno quindi provveduto a denunciare alle autorità civili e militari il rinvenimento del cannone Skoda, unico esemplare – sostengono – ancora esistente.
«Lo Stato Maggiore dell’Esercito ha espresso formalmente il suo interesse – dicono i due ricercatori – richiedendo alle altre autorità di indire una riunione di coordinamento al fine di valutare e concordare le opportune attività di recupero e valorizzazione del cimelio». Ad oggi, però, non ci sono stati ulteriori passi in avanti. Pellegrini e Chiereghin sperano che la loro scoperta possa trovare degna collocazione, a memoria di quei tragici eventi.
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