Dimaro Folgarida

domenica 15 Gennaio, 2023

Raimondo Lampis, cinquant’anni di officina a Presson

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L'apprendistato in Svizzera, poi il ritorno «per amore» e l'apertura del negozio del negozio «Lampis», oggi gestito dai figli.
Raimondo Lampis

Da cinquant’anni lui e la sua officina sono un punto di riferimento per la Bassa Val di Sole. Da quando, rientrato dalla Svizzera dove si era recato per imparare il mestiere del meccanico, Raimondo Lampis, classe 1942, decise di aprire un’officina in un punto strategico: a Presson, frazione di Dimaro Folgarida, sulla statale della bassa Val di Sole. Sul tragitto verso le piste da sci l’officina si mette subito a fuoco. Sta lì da molto prima che sul rettilineo arrivassero anche l’Upim e il Classic center. Da molto prima ma non da sempre perché fra il 1968 e il 1972 l’attività vagò fra l’officina Baggia di Terzolas, la storica officina Valenti di Malè, una concessionaria di Trento, e l’officina di Giuliano Rizzi. A imparare l’arte del carrozziere Raimondo Lampis, affascinato come tanti a quel tempo dal mondo delle auto, andò appunto a Coira, in Svizzera, nel 1964. Del resto il papà era sardo e l’abitudine a cambiare posto era nel Dna di famiglia. Così come sarda è la determinazione che si ritrova nelle scelte dei Lampis di Monclassico.

La scelta della Svizzera per Raimondo non era certo definitiva ma solo un modo per mettere da parte un gruzzolo per poter tornare a Monclassico, dove c’era Lodovica ad aspettarlo. Dopo un periodo a Poschiavo dove fece il meccanico a tutto tondo, Raimondo rientrò dunque in Trentino, spinto sì dalla nostalgia e dall’amore, ma anche dalla paura: «Avevo rischiato di morire sotto una valanga perdendovi la macchina dei miei sogni appena comperata – racconta –. Peccato perché il lavoro in Svizzera oltre a essere molto più pagato, era anche meglio organizzato e metteva a disposizione per le varie esigenze molte più tecnologie e strumenti di lavoro». Peccato che Lodovica, con cui stava insieme fin da quando avevano 16 anni, non potesse raggiungerlo per via della salute della mamma. Così quel modello organizzativo svizzero, Raimondo Lampis lo trasferì nella costruzione della sua nuova officina, per la cui realizzazione ebbe da combattere con la burocrazia italiana. Realizzata la struttura dove fu costretto a venir subito ad abitare senza luce e con pochissimo arredamento per impedire furti e vandalismi, l’attività iniziò al meglio.

Il mondo dell’auto era ancora in espansione: la Fiat introduceva sempre nuovi modelli spartani ma a portata di portafoglio; dopo la mitica 500, toccò alla 850, alla 124, 125, 128, Croma Ritmo 132. Se ne vendevano molte, ma l’officina Lampis ha sempre fatto da intermediario e senza mai occuparsi della vendita diretta. I Lampis erano e restano meccanici. Intanto ci avviciniamo alla seconda fase dell’officina che con l’ampliamento del 1990 andò incontro alle nuove esigenze del dopo Fiat quando lo storico marchio, lasciata Torino e l’Italia, introdusse sempre meno modelli, ma più costosi, che si compravano in Germania dove con strani giri per evadere l’Iva erano venduti a un prezzo più basso che in Italia. Il mercato dell’auto in Val di Sole continuava ad andar bene e con l’auto anche il lavoro delle officine perché le macchine hanno sempre bisogno di cure. A questo punto siamo già all’introduzione della tecnologia elettronica.

«Gli anni migliori – dice Raimondo – furono quelli fra il ’90 e il ’95 quando si era ridotto al minimo il problema piuttosto serio dei clienti che non pagavano o ritardavano il pagamento. Clienti che per Raimondo sono sacri: ora che è in pensione, augura a tutti di aver bisogno dell’officina il meno possibile «Con le rotture, da quando l’elettronica la fa da padrona – spiega – c’è sempre il rischio di non trovare le cause del guasto neanche dopo aver smontato il motore». A mezzo secolo dall’apertura l’attività ora la portano avanti i tre figli Alessandro, Giancarlo e Stefano. Vi si eseguono ancora interventi di meccanica, di elettronica, di gommista e carrozzeria come si addice a una lunga tradizione. Dal canto suo Raimondo fa ancora capolino per dare un’occhiata a quel che accade.