L'intervento
domenica 5 Ottobre, 2025
Pino Urbani (Fratelli d’Italia) si schiera: «Io, di destra dico: sto con la Palestina libera»
di Donatello Baldo
Il vicepresidente del consiglio comunale di Trento; «È una storica battaglia della destra sociale»

La lotta per il riconoscimento della Palestina e la fine del genocidio a Gaza è un movimento trasversale, che abbraccia anche aree di destra. Lo dimostra la posizione del vicepresidente del Consiglio comunale di Trento, Giuseppe Urbani di Fratelli d’Italia. «Bisogna trovare una soluzione per la regione – dice Urbani – Non si può andare avanti con Hamas, ma nemmeno con chi da due anni se la prende con i civili palestinesi, che sono a loro volta vittime e ostaggi anche di Hamas. La Palestina deve avere uno stato».
Potrebbe sembrare una sorpresa che destra si alzi una voce per la Palestina ma Urbani racconta che «per chi come me è sempre stato nella destra sociale, e nelle sue successive evoluzioni, il sostegno alla Palestina è sempre stato un punto non negoziabile. Qualcuno su questa cosa ci ha anche ricamato sopra in passato, ma lasciamo perdere. Sottolineo che fin da tempi lontani e poi con costanza nel tempo io e tanti altri abbiamo sempre detto che la Palestina e i palestinesi hanno diritto ad avere un proprio Stato, così come ce lo ha Israele. Uno Stato che non può essere guidato da Hamas o da chi ha compiuto atti terroristici. Due Stati che devono convivere in una cornice di rispetto reciproco, solo così la quell’area non sarà più una polveriera».
Motivazioni che portano Urbani a comprendere le mobilitazioni di questi giorni, a cui però non fa mancare qualche critica. «Oggi non ci si può nascondere dietro un dito. La Palestina deve essere libera, dall’occupazione di Israele così come da Hamas, poi ognuno per questo obiettivo agisce a modo suo. Io personalmente non sono sicuro che le manifestazioni di questi giorni abbiano fatto bene alla causa. Ci fossero stati ancora Berlinguer, Lama e i servizi d’ordine dei cortei fatti dai sindacati, non credo che avremmo visto quello che è successo». In particolare guardando alla manifestazione di Trento, Urbani osserva che «l’occupazione della tangenziale e dei binari ha ovviamente creato disagi a tante persone, di questa cosa si deve tenere conto, perché si rischia il risultato opposto. Ossia che la popolazione si arrabbi anche davanti a una protesta giusta, con il risultato quindi di essere controproducente». Nell’attuale contesto Urbani vede il «piano di Trump come un passo avanti, sempre che vada in porto. Non è la soluzione definitiva, ma almeno apre i corridoi umanitari e ferma le bombe. Una pace forzata è meglio di una gerra, poi bisognerà lavorare per una pace giusta».
Sul ruolo dell’Italia, conclude Urbani va sottolineato come «il nostro è un Paese che storicamente, anche con i governi precedenti, è stato sempre in prima linea dove ci sono crisi umanitarie. In questo caso credo che l’Italia abbia fatto molto, onorando quella tradizione. Abbiamo portato centinaia di bambini palestinesi qui per essere curati, gli aiuti umanitari che sono stati inviati sono tantissimi. Sappiamo che c’è un problema di distribuzione, ma non dipende dal governo italiano».