Il dramma in ospedale
giovedì 17 Novembre, 2022
Neonato morto a Cles, i medici: «Fatto tutto il possibile»
di Davide Orsato
L'elicottero non è potuto partire a causa del maltempo. Soffiati (direttore neonatologia Apss): «La gravidanza non era a rischio, i problemi sono comparsi dopo la nascita»

«Non è mai stato lasciato solo nemmeno per un minuto». Il caso del neonato deceduto a Cles due giorni fa, nella tarda serata di martedì 15 novembre, è stato al centro di un debriefing, un focus tra specialisti dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. I medici hanno già provveduto a eseguire un’autopsia, un procedimento automatico in questi casi, mentre non si hanno notizie di iniziative da parte della procura. Ancora da accertare le cause che hanno portato al decesso: quel che è certo è che il neonato ha avuto bisogno, appena dopo la nascita, di supporto alle funzione vitali, che è stata garantita sul posto. In questi casi, dopo la stabilizzazione, il protocollo prevede la centralizzazione presso l’ospedale con l’unità di neonatologia, ossia il Santa Chiara di Trento. Martedì sera, causa maltempo, l’elicottero non è potuto partire: è stata attivata così l’ambulanza dello Sten (il servizio di trasporto emergenziale neonatale) arrrivata nel capoluogo della val di Non mentre i medici dell’ospedale erano impegnati nella rianimazione del neonato. Un’operazione che si è protratta per un paio d’ore, dalle 22 fino a circa mezzanotte, quando è stato dichiarato morto. «Stiamo indagando sulle cause – fa sapere il direttore del dipartimento pediatrico, Massimo Soffiati – quello che sappiamo è che la gravidanza non era considerata a rischio: tutti gli esami avevano evidenziato uno stato di buona salute del nascituro e anche la madre, al terzo figlio, stava bene. Quello che è successo è una situazione che purtoppo ogni tanto può accadere. In questa situazione il personale presente in sala parto ha immediatamente attivato il supporto alle funzioni vitali con modalità e tempistiche adeguate e con l’attivazione immediata del pediatra e del rianimatore che hanno continuato le manovre. Casi del genere avvengono a prescidenre dall’ospedale: ne osserviamo anche al Santa Chiara, per il semplice fatto che il numero di parti è più alto».
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