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sabato 17 Febbraio, 2024

Morto Navalny, l’Occidente accusa Putin. Mosca replica: «Parole rabbiose e inaccettabili»

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L’oppositore, rinchiuso in una colonia penale in Siberia, secondo la versione ufficiale si è spento per un «malore dopo una passeggiata»

Se ne va anche l’ultimo vero oppositore di Vladimir Putin in Russia. Alexei Navalny è morto nella colonia penale n. 3 del distretto autonomo di Yamalo-Nenets, in Siberia. Secondo il Servizio penitenziario russo, Navalny, classe 1976, è deceduto dopo essersi sentito male dopo una passeggiata «perdendo quasi subito conoscenza». «Immediatamente è arrivato il personale medico dell’istituto ed è stata chiamata un’ambulanza – si legge in una nota del Servizio penitenziario -, sarebbero state eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, che non hanno dato risultati positivi, i medici dell’ambulanza hanno dichiarato il decesso del detenuto». Il Cremlino afferma di non sapere le cause della morte. «Non lo so. Dovrebbero essere i medici a scoprirlo in qualche modo», ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov. Solo dieci giorni fa, l’oppositore russo era stato messo in una cella di punizione individuale. L’addetta stampa di Navalny, Kira Yarmysh, non ha specificato il motivo, ma ha detto che l’attivista aveva trascorso mesi in isolamento da quando era stato incarcerato nel 2021, affrontando la punizione più di venti volte per infrazioni minori, come il non abbottonarsi correttamente l’uniforme della prigione. L’avvocato di Navalny, Leonid Solovyov, ha detto di avergli fatto visita in carcere l’ultima volta mercoledì, 14 febbraio, e che l’oppositore stava bene, secondo quanto riporta il sito Meduza.
«Non possiamo credere a Putin e al suo governo, perché mentono continuamente. Ma se questa notizia è vera, Putin e tutto il suo staff, tutti i suoi uomini, pagheranno per quello che hanno fatto. Saranno portati davanti alla giustizia e questo avverrà presto», ha detto Yulia Navalnaya, moglie dell’oppositore del Cremlino. Ma non è solo lei a puntare il dito senza mezzi termini contro il leader russo. «Non sono sorpreso» ma «sono indignato», ha detto il presidente americano Joe Biden, parlando alla Casa Bianca. «Putin è responsabile per la morte di Navalny», ha affermato. Anche se non ci sono prove, al momento, per l’assassinio dell’oppositore russo, Biden rispondendo a una domanda ha sostenuto che la sua morte è la «conseguenza di qualcosa che Putin ha fatto». «Putin non teme altro che il dissenso del suo stesso popolo. Un triste promemoria di ciò che rappresentano Putin e il suo regime», è il commento su X della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Ancora più secco, sempre sulla piattaforma social, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel: «L’Ue ritiene il regime russo l’unico responsabile di questa tragica morte». «Nella Russia di oggi, gli spiriti liberi vengono messi nei gulag e condannati a morte. Rabbia e indignazione», afferma il presidente francese Emmanuel Macron. «Alexei Navalny è stato ucciso» e il presidente russo, Vladimir Putin «dovrà rendere conto dei suoi crimini» è invece l’accusa del leader ucraino Volodymyr Zelensky.
L’Onu ieri ha esortato le autorità russe a garantire che sulla morte di Alexei Navalny sia avviata un’inchiesta credibile. «La reazione immediata dei leader della Nato alla morte di Navalny, sotto forma di accuse dirette alla Russia, è rivelatrice di se stessa», scrive però in un messaggio Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. «L’esame forense non è ancora disponibile, ma l’Occidente ha già pronte le sue conclusioni», aggiunge. Mentre il portavoce del Cremlino, Peskov, in serata ha parlato di dichiarazioni «assolutamente rabbiose e le consideriamo assolutamente inaccettabili».