La questione

martedì 30 Aprile, 2024

Minorenni difficili spostati a Trento, la protesta del sindaco Ianeselli: «Così si trasferisce il problema»

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Dalla Residenza Fersina a San Vito di Pergine per poi tornare in città, in dodici trasferiti da una parte all'altra della provincia

Dalla Residenza Fersina di Trento a San Vito di Pergine e poi da lì ai container dietro la motorizzazione sempre nel capoluogo. Questo il destino di dodici minori non accompagnati, inseriti nel sistema di accoglienza trentina, e spostati come pacchi da un posto all’altro negli ultimi mesi dalla Provincia. Un sistema «che sposta i problemi anziché risolverli» denuncia il sindaco di Trento Franco Ianeselli, critico con la decisione provinciale.

Il trasferimento
Proprio da Piazza Dante è arrivata la notizia del nuovo capitolo nella vicenda di questo gruppo di minori. «Per garantire pacifica convivenza e sicurezza nell’abitato di San Vito e nel perginese – si legge nella nota diffusa – la Provincia autonoma di Trento d’intesa con Commissariato del Governo e Questura provvederà ad effettuare il trasferimento di alcuni degli ospiti». Dodici i minori che sono trasferiti in quello che la Provincia indica come «un’altra struttura in disponibilità dell’Amministrazione e per i quali è previsto uno specifico piano di accoglienza». Si tratterebbe in realtà dei container dietro la motorizzazione di Trento, a Piedicastello, utilizzati di inverno come dormitorio per i senza fissa dimora. Il trasferimento è stato deciso dopo che la loro permanenza nella struttura «Ex San Patrignano» di San Vito, gestita da Kaleidoscopio, aveva creato problemi di convivenza. Tanto da far crescere la protesta prima dei residenti e poi del sindaco di Pergine Oss Emer (vedi articolo sotto, ndr), spingendo Fugatti a disporre il trasferimento dei dodici minori.

«Mero dislocamento»
Critico il sindaco di Trento Ianeselli. «Non è mettendo dei minori in un container che risolvi le cose – ha commentato il primo cittadino – Così non si fa altro che spostare i problemi, quando invece bisognerebbe risolverli. Non importa dove li metti, ma le misure che prendi per gestirli». Secondo Ianeselli la vicenda di questo gruppo di minori è l’ennesimo esempio del fallimento più generale della politica della destra sull’immigrazione. «Ora governano loro, ma non mi sembra che da quando ci sono Meloni e Salvini le persone siano scomparse, che i richiedenti asilo si siano evaporati, sono sempre qui. Tutto quello che possiamo fare è decidere come gestirli e a me sembra evidente che sia meglio dare servizi». Servizi che ne favoriscano l’integrazione, ma non solo. «Parlo di corsi di lingua, supporto educativo, ma anche servizi di controllo in modo da non scaricare poi tutto questo aspetto sui corpi di polizia – conclude Ianeselli – Dicevano che il problema erano i buonisti e che bastava togliere i servizi per sistemare le cose, mi sembra che la realtà stia presentando un conto ben diverso».

I minori
E di maggiori servizi questi minori non accompagnati, ossia giovani migranti senza famiglia arrivati sul territorio trentino, avrebbero un grande bisogno. Una quindicina quelli che da una struttura adiacente alla Residenza Fersina a Trento erano passati a San Vito di Pergine, sempre sotto la gestione della Cooperativa Kaleidoscopio. Il problema è che il servizio fornito dalla cooperativa è quello di prima accoglienza, in cui questi minori dovrebbero rimanere per non più di due mesi, per poi passare all’accoglienza di secondo livello, dove accedere ai servizi di cui hanno estremo bisogno. La realtà però è ben diversa, anche i posti nell’accoglienza per i minori non accompagnati sono pieni e il risultato è che questi giovani hanno passato anche più di sei mesi in prima accoglienza. In questo modo però è difficile dare loro il sostegno di cui hanno bisogno, gli educatori sono pochi, i problemi tanti e il risultato è che l’accoglienza si riduce quasi esclusivamente ad un servizio di custodia quando dovrebbe invece essere altro. Corsi di lingua, integrazione, cura e supporto psicologico per giovani vite che ne hanno passate già tante e forse troppe. Di quei quindici portati a San Vito alcuni casi sarebbero particolarmente complicati, quasi impossibili da gestire dagli educatori. Forse sono quelli non citati nel comunicato della Provincia, che parlava di dodici trasferiti a Trento, e per cui potrebbe essere stato disposto il trasferimento a Salerno dove si trova una struttura dedicata proprio ai casi più complicati. Proprio da lì era tornato rapidamente uno dei minori di San Vito che era stato trasferito per i suoi comportamenti. Non appena arrivato a Salerno è tornato a Pergine, forse semplicemente perché non aveva nessun altro posto dove andare.