L'intervista

martedì 5 Dicembre, 2023

Mario Biondi, doppia tappa live in regione: «Ecco il mio tour teatrale: Crooning è un salto nel buio e un ritorno agli anni ’50»

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Il cantante a Trento e Bolzano. «Le collaborazioni con Paolo Fresu e Fabrizio Bosso? È stato un onore suonare con il gotha della musica jazz italiana. L’incontro con l’armonicista Franco Luciani il più inaspettato»

La voce più calda della musica leggera italiana arriva a Trento e Bolzano. Nei prossimi giorni il Trentino-Alto Adige ospiterà Mario Biondi per un doppio appuntamento musicale. Infatti, il cantautore catanese sarà in concerto prima sabato alle 21 al teatro Cristallo di Via Dalmazia a Bolzano e due giorni dopo, lunedì prossimo, sempre alle 21 all’Auditorium S. Chiara di Trento. I biglietti per il primo evento saranno acquistabili presso la cassa del teatro Cristallo, dal totem automatico posizionato all’esterno, oppure online sul sito web dedicato. Per quanto riguarda Trento invece, si possono comprare i biglietti sui siti Boxol, Ticketone e presso le biglietterie del Centro S. Chiara.
Entrambe le date fanno parte della tournée teatrale «Crooning, the Italian Tour», che presenta il nuovo album del cantautore, uscito proprio quest’autunno e preceduto dal singolo «Favourite Things», una cover del famoso classico tratto dal musical «The sound of music». In quest’ultimo lavoro Biondi abbraccia la sua anima da crooner, un’etichetta spesso cucitagli addosso dai media, nonostante la grande sperimentazione che l’ha da sempre contraddistinto. Biondi, dice, però, di sentirsi a suo agio entro questa definizione e di apprezzarne i rimandi al passato. Nel disco sono presenti svariate collaborazioni, da quelle con Paolo Fresu e Fabrizio Bosso a quella con il giovane armonicista Franco Luciani. Il cantautore si è concesso ad alcune domande sulla sua ultima creatura musicale e sulle novità introdotte dal tour nei teatri italiani, non disdegnando anche alcuni spunti di riflessione sull’attualità.

Signor Biondi, per il suo tour teatrale si è parlato di una formula particolare, la quale prevede che i musicisti non vengano microfonati: sarà così anche nelle date di Bolzano e Trento? E quali sono le motivazioni dietro questa scelta?
«I concerti di Trento e Bolzano saranno il proseguimento di questa bellissima tournée teatrale, per la quale in questo preciso momento sono sul palco del teatro Bellini di Napoli (per le prove, ndr), in compagnia dei miei musicisti. Quindi, assolutamente sì, riproporremo la stessa formula. Sarà un salto nel buio che ci vedrà sul palco senza monitor e con solo due microfoni. È un ritorno agli anni Cinquanta, quando la musica era suonata e si creava una forte connessione col pubblico».

C’è, secondo lei, una rinnovata attenzione verso la musica suonata rispetto al recente passato?
«Io credo proprio di sì, ho letto anche una dichiarazione di Max Gazzè, che mi sento di condividere, nella quale diceva che lo strumento suonato dal musicista trasmette una forza e un calore ineguagliabili. È su questa forza che noi vogliamo puntare e mi sembra sia qualcosa che viene percepito dal pubblico».

Come si colloca il nuovo album all’interno della sua produzione? Quella di crooner è un’etichetta che spesso le è stata affibbiata dalla critica, ci si ritrova o la sente stretta?
«Devo dire che è un’etichetta che mi diverte, in realtà. Mi riporta ai grandi della musica swing come Sinatra e Dean Martin, è un mondo che mi appartiene. “Crooning Undercover” è un disco che volevo fare fortemente».

Nel disco ci sono tante collaborazioni, tra cui quelle con Paolo Fresu e Fabrizio Bosso. Che esperienza è stata?
«Tutte le collaborazioni sono state accolte con entusiasmo e non date per scontate, anzi, sono state onorate in modo impeccabile e molto grazioso. Oltre a quelle che ha citato, voglio richiamare l’attenzione su quella con l’armonicista Franco Luciani, che è stata la più inaspettata. Mi è stata inviata una sua registrazione live della sera precedente e l’ho particolarmente apprezzata. Così ho chiesto di contattarlo per registrare insieme “Fool for your love”. È un ragazzo di grande talento e si è messo al lavoro poco dopo che l’ho contattato. Per quanto riguarda Fabrizio e Paolo, è stato un onore suonare con il gotha della musica jazz italiana, come direbbe Fiorello (ride, ndr)».

Entrambi hanno partecipato ai «Suoni delle Dolomiti», in futuro potrebbe toccare anche a lei?
«Assolutamente sì, mi piacerebbe moltissimo. Spero arrivi presto l’occasione. È un contesto particolare anche da un punto di vista dell’acustica, oltre che dello scenario e sarebbe un’esperienza interessante».

Si è parlato tanto nell’ultimo periodo, anche in relazione ai femminicidi, di educare al rispetto delle donne, in contrapposizione al patriarcato e alla cultura dello stupro. Lei, da padre di nove figli, come si pone rispetto a questo tema?
«Da padre evito in maniera forte tutto quello che è etichettatura e sommarietà. Puntare il dito sulla componente maschile è un grosso errore. Stiamo parlando di un problema di società, non mi piace che si creino fazioni e divisioni. Questo perché dividersi non vuol dire risolvere, ma anzi creare problemi ulteriori. Serve attenzione sia per il problema e coesione sociale. Credo che la musica possa aiutare nell’approccio, perché è di per sé essenzialmente armonia e condivisione. Si deve passare attraverso strumenti diversi e suoni diversi, cercando di amalgamarli fino al massimo grado di questa armonia. Bisogna fare altrettanto nella gestione dei problemi sociali».