Il caso

lunedì 14 Luglio, 2025

L’addio a Trento del dirigente generale della sanità: «Vado via per motivi personali». Opposizioni all’attacco: «La sanità è un buco nero»

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Il dirigente, nominato dopo Giancarlo Ruscitti, andrà a Perugia. Tonina: «Un professionista preparato»

Il direttore generale del Dipartimento Sanità e Politiche sociali se ne va, accettando l’incarico di direttore dell’Azienda ospedaliera di Perugia, senza nemmeno comunicarlo ai vertici politici — la giunta provinciale — che lo hanno incaricato soltanto nove mesi fa. La notizia è di venerdì, quando la Regione Umbria ha approvato la delibera di nomina. Lo stesso giorno in cui Antonio D’Urso ha avuto un lungo incontro con l’assessore Mario Tonina, in cui però il direttore mica gli dice che ha già pronte le valige. «Non mi ha detto nulla», diceva venerdì Tonina. E nulla sapeva, di ufficiale, fino al pomeriggio di ieri, quando il chiarimento è arrivato con una telefonata, in cui il direttore ha spiegato all’assessore che la motivazione dell’addio è di natura personale. Che ribadisce al T: «La scelta di accettare la nomina a direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Perugia è maturata su motivazioni di natura esclusivamente personale. Ho avuto in questi mesi un’ottima intesa con l’assessore Tonina e con il presidente Fugatti, che ringrazio per l’esperienza che mi hanno consentito di fare. Con loro c’è sempre stato, e si sarà sempre, un ottimo rapporto di stima reciproca».

 

E lo ammette anche l’assessore Tonina: «Perdiamo un dirigente preparato, serio, affidabile, che mi è stato prezioso in questi mesi». Non se la prende per questa mancata comunicazione, per aver scoperto tutto a cose fatte. Più che altro, Tonina è preoccupato per quello che accadrà dopo il primo settembre, quando D’Urso lascerà definitivamente il Trentino per prendere possesso del suo nuovo ruolo in Umbria. «È un problema, vedremo come fare», e le scelte sono due. O ripescare dalla stessa selezione da cui si era scelto il nome di D’Urso o procedere con una nuova selezione. Scartato, perché mancherebbero competenze specifiche, l’affidamento dell’incarico di direttore generale del Dipartimento Sanità e Politiche sociali a un dirigente generale interno alla Provincia.

 

Opposizioni all’attacco
«Siamo alla tragicommedia — affermano il segretario del Pd Alessandro Dal Ri e il capogruppo dem in Consiglio provinciale — l’assessore alla Salute che dichiara alla stampa di non saper nulla del fatto che il suo braccio destro tra un mese e mezzo lo lascerà in “braghe di tela”. Cari cittadini e cittadine — continuano — il vertice amministrativo della sanità trentina, scelto dall’assessore e presentato come lo snodo per la riforma e rilancio della sanità trentina, dopo neanche 10 mesi se ne va serenamente altrove. E i segnali c’erano già stati nelle settimane scorse quando trapelava la notizia che il dirigente stava partecipando a concorsi in altre regioni, aspetto curioso e contraddittorio per una figura che aveva assunto da meno di un anno un ruolo così importante e sfidante». E la conclusione: «Ad un anno e mezzo dall’inizio della legislatura, tra fughe di vertici, di personale, bandi stoppati e assenze di scelte forti la sanità continua nella sua situazione di grande difficoltà, quella che i trentini provano tutti i giorni nell’accesso ai servizi fondamentali».

 

Anche la consigliera provinciale di Casa Autonomia Paola Demagri interviene preoccupata: «In un silenzio che ormai fa più rumore delle parole, il sistema sanitario provinciale incassa un altro colpo. Non una semplice uscita, ma un segnale: qui non ci sono le condizioni per restare». E l’amara constatazione: «Il Sistema sanitario si sbriciola. La sanità trentina non è più un terreno fertile per professionisti che cercano stabilità, modelli innovativi, rispetto e fiducia. Troppi progetti lasciati a metà, troppi obiettivi senza rotta. Chi potrebbe fare la differenza sceglie di andare altrove».