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mercoledì 8 Gennaio, 2025

La storia di Florin Croitoru: «Volevo fare il dentista, ora sono un tatuatore»

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«Il primo tatuaggio? Una fenice sulla spalla di un amico. Tra i miei soggetti preferiti, corpi e volti umani»

Da odontotecnico a tatuatore, come la vita di Florin Croitoru ha avuto una svolta essenziale. Proprietario dello studio di tatuaggi e piercing “Studio Croy tattoo”, racconta la sua vita e come, da futuro odontoiatra, abbia virato completamente direzione, seguendo la sua passione per l’arte.

Come mai hai scelto di diventare tatuatore?
«Non è stata una scelta, è stata più un’ispirazione. Mi è sempre piaciuto disegnare; alle superiori scarabocchiavo i libri in continuazione, con disegni e scritte. All’inizio mi piaceva più il discorso dell’arte che dei tatuaggi. Poi a sedici anni mi è venuto il pallino dei tatuaggi. Mi ricordo che a scuola disegnavo le braccia mie e dei miei amici, finché a diciassette anni ho comprata il primo kit per tatuaggi. Per fare esperienza, fino ai diciotto anni mi sono esercitato sulla pelle sintetica».

Quindi non hai sempre avuto questo obiettivo professionale…
«No, alle superiori ho studiato per diventare odontotecnico, ma dopo un po’ ho capito che non era quella la mia strada. Poi a sedici anni mi si è accesa la scintilla per i tatuaggi. Per diventare tatuatore serve il diploma, quindi mi sono diplomato come odontotecnico e finiti gli studi mi sono concentrato sull’ambito dei tatuaggi, informandomi sui percorsi migliori sul come diventare tatuatori».

La tua famiglia come ha preso questa tua decisione?
«I miei genitori volevano che diventassi odontoiatra, quindi inizialmente non mi hanno appoggiato. Ora sono quindici anni che faccio questo lavoro e vedono che faccio qualcosa che mi piace, rendendola un mestiere e che mi sono creata un piccolo mondo, quindi sono contenti».

Cos’hai studiato per diventare tatuatore?
«Avevo visto che il corso migliore in Italia era alla “Milano tattoo e piercing school”. Così, per un paio di anni ho lavorato come dipendente in una fabbrica a Verona per guadagnare qualcosa e quando mi sono messo via i soldi sono andato a Milano, dove ho frequentato la scuola per qualche mese e ho preso il diploma lì come tatuatore».

Come mai hai deciso di aprire uno studio a Trento?
«Dopo aver preso il diploma come tatuatore, ho fatto un tirocinio in uno studio di tatuaggi a Milano e poi un tirocinio in Germania. Quando poi sono tornato definitivamente in Italia ho aperto il mio primo studio di tatuaggi a Verona nel 2016. Poi ho conosciuto una ragazza che studiava a Verona, ma originariamente è trentina. Quando si è laureata, ha trovato lavoro a Trento e ho deciso di seguirla. Inizialmente facevo da pendolare, poi ho deciso di spostare tutta l’attività a Trento. Sicuramente, rispetto a Verona è molto più tranquilla sui tatuaggi e soprattutto sui piercing».

Chi ti ha introdotto per la prima volta a quest’arte?
«Io avrò avuto quattro o cinque anni quando ho visto per la prima volta una persona tatuata, quindi è proprio un ricordo di infanzia. Avevamo come vicino di casa questo signore con molti tatuaggi ed era l’unica persona che conoscevo ad averne. Era un marinaio e mi ricordo che aveva tatuati una donna sull’avambraccio e una nave sul petto. Lui è sempre stato molto carino e gentile, quindi presumo che in qualche modo sia stato lui a farmi conoscere inizialmente quel mondo».

Ti ricordi qual è stato il primo tatuaggio che hai fatto non su pelle sintetica?
«Sì, ho fatto una fenice sulla spalla di un mio amico. Era un tatuaggio piuttosto grande, infatti ero piuttosto agitato e mi sudava la fronte per la concentrazione. Devo dire che era venuto piuttosto bene per essere il primo, poi ovviamente nel corso degli anni ho fatto qualche correzione, ma era venuto bene».

Qual è lo stile che ti piace di più?
«Io dipingevo e facevo ritratti prima ancora di tatuare, negli anni infatti ho fatto corsi di pittura e sicuramente lo stile di tatuaggi che più riprende questa mia passione è quello realistico. Inizialmente ho cominciato a tatuare con lo stile classico old school, poi giapponese, continuando a cambiare stile di cinque in cinque anni, perfezionandomi sempre di più fino ad arrivare allo stile realistico. Infatti, tra i soggetti che preferisco rappresentare ci sono corpi umani e volti e questo stile mi permette ampliamente di farlo».

Qual è lo stile che ritieni più difficile?
«Sicuramente i tatuaggi più difficili sono quelli geometrici, perché se sbagli di un millimetro si vede».