Il congresso

domenica 18 Febbraio, 2024

FdI, è tregua armata. Eletto Iurlaro

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La deputata sospesa: «Ho fatto un passo indietro ma ora si può ripartire perché ho posto i temi»

Alessandro Iurlaro è stato eletto ieri dal congresso di Fratelli d’Italia del Trentino presidente del partito. Una vittoria «facile» visto che era il candidato unico, perché la sfidante Alessia Ambrosi è stata sospesa, di fatto estromessa dalla competizione. E questa non è un’insinuazione, lo ha detto esplicitamente Francesco Barone, leader dei giovani meloniani e vicinissimo alla vicepresidente della Provincia Francesca Gerosa: «Oggi non c’è stato uno scontro tra due persone perché così hanno deciso i probiviri a Roma». Ma nonostante i probiviri la deputata al congresso ha partecipato, e ha pure preso la parola: «Da parte mia un passo indietro per fare assieme uno in avanti».

Clima di tensione
Non più di un centinaio di militanti in sala all’Itas Forum — su settecento iscritti dichiarati — prima dell’avvio dei lavori del congresso. E sembravano davvero tutti fratelli d’Italia. Strette di mano, baci e abbracci. Nemmeno si scorgevano le due fazioni, quella che sta con Urzì, Gerosa e quindi Iurlaro e quelli che stanno con Ambrosi e il deputato de Bertoldi. Poi qualche frecciatina, con claque organizzate da una parte e dall’altra, farà capire che la tregua è armata. Ma i consiglieri provinciali non si fanno tirare per la giacca: sembrano un corpo estraneo, non conoscono nessuno. «Siamo arrivati da poco, io sono entrato in FdI perché me lo ha chiesto de Bertoldi — dice poi dal palco Carlo Daldoss — ma contate pure su di noi. E voi sappiate che contiamo sul vostro aiuto». Quindi «noi» e «voi». Perché gli eletti ben si guardano di entrare a pieno titolo nelle dinamiche interne del partito.

Iurlaro: «Avanti uniti»
Dopo l’intervento del delegato nazionale, Michele Barcaiuolo, parla Alessandro Iurlaro. Emozionato, perché sa già ancor prima del voto che è lui il presidente del partito. Unico candidato, voluto da Urzì proprio perché «non è un politico di professione». E infatti, anche dentro il partito, in pochi lo conoscono, tanto che deve in qualche modo presentarsi: «Arriviamo dal Movimento sociale, da Alleanza Nazionale, e anch’io frequentavo il Fronte della Gioventù. E credo nei valori della destra liberale e democratica. E nella sovranità popolare». Spiega che il coordinamento del partito sarà l’organo fondamentale dell’azione politica: «Organo che deve rappresentare tutte le sensibilità, la pluralità delle idee». Poi brevi cenni al suo programma: «Autonomia. C’è chi aveva paura, ma avere noi al governo a Trento e a Roma è tanto, basta una telefonata per difendere l’autonomia. Valori, che non sono negoziabili, quelli contenuti nel credo della destra: libertà e tradizione». Poi il tema caro alla destra, quello della sicurezza: «Pensavo che in trentino fosse diverso dalle città grandi e quando mi sono trasferito pensavo di stare tranquillo. Invece ci sono le baby-gang e le donne temono di uscire sole la sera».

Urzì, inno all’unità
Dopo Iurlaro, Urzì. Che con foga — «le pulsioni e la rabbia che avevo da giovane sono rimaste le stesse» — ha gridato quanto crede nel partito unito, quanto ha lavorato per difenderlo da chi ha provato a dividerlo. E poi l’appello alla disciplina, al rispetto della linea e delle regole: «E diciamoci le cose in faccia e non sui giornali. Basta basta basta». Perché gli avversari non sono all’interno ma all’esterno: «Ripartiamo da Rovereto, poi pensiamo a Trento e ancora ad Ala. Alle elezioni in questi Comuni». E non si litighi per questioni personali: «Litighiamo piuttosto sugli orsi, sulla Valdastico, sulle politiche sociali. Ma nelle sedi del partito».

Ambrosi cita Thatcher
Alla fine è arrivata anche lei, la deputata sospesa, l’avversaria disarcionata di Iurlaro. Il suo intervento, la declinazione del concetto di unitarietà. «Ho fatto un passo indietro per farne tre avanti tutti assieme». Ma rivendica che «se ora possiamo ripartire, lo facciamo perché qualcuno ha posto i temi». E su tutti uno: «Siamo l’unica realtà in Italia dove il partito non è risultato primo alle elezioni. Ripartiamo da qui». E apre e chiude il suo intervento citando il suo idolo, la Lady di Ferro: «Nella vita – diceva – non si ottiene nulla senza fare casino. E io ho fatto casino. Ma per il bene del partito e del Trentino».

Le claque: «Gerosa al posto di Fugatti»
Prima di Ambrosi aveva parlato Gerosa. E dopo Ambrosi la claque di Gerosa. Il giovane Barone ma anche la consigliera comunale di Mori Paola Depretto: «Francesca Gerosa è ora la vicepresidente della Provincia, bene. Ma era la candidata presidente e se oggi non è presidente della Provincia è per colpa di qualcuno che è andato a Roma a impedirglielo». E dalla platea: «Chi, fai i nomi, chi ha stoppato la sua candidatura alla presidenza?». Un po’ di tensione, poi tutto si è risolto con un grande applauso alla militante. In piedi, a tributarle un sonoro battimani, anche quella che per Paola Depretto avrebbe potuto essere oggi al posto di Fugatti.

Nostalgia canaglia
Ieri c’è chi ha guardato indietro. Alcuni guardano alla storia come sanno fare gli intellettuali: «In questi ultimi anni tanti commissari. C’è stata anche la diarchia Gerosa-de Bertoldi. Eppure se ci si fosse ricordati di come finivano sempre le diarchie spartane, si sarebbero fatte altre scelte». Sono tutte fallite. Ma c’è anche chi guarda indietro con nostalgia. Persino le nuove generazioni, con il loro rappresentante che dal palco ha detto, testuale: «I giovani? Hanno risposto presente». E dal palco un anziano ha mostrato una tessera del vecchio Msi: «Sono iscritto da oltre 50 anni. Sulla mia tessera c’è la firma di Almirante». («Tanta roba la firma di Almirante», ha chiosato Iurlaro»). E su Almirante ricorda un aneddoto anche il consigliere comunale Pino Urbani: «Sono andato sulla sua tomba con mio figlio. Che mi ha chiesto, perché piangi papà? Perché qui — ha risposto Urbani al figlio — c’è la mia gioventù». In molti hanno ricordato la storia e l’eredità del passato. Quella della fiamma, il simbolo caro della destra italiana che per molti è il lumicino sulla bara di Mussolini: «Fiamma che arde ancora nel nostro petto», ha ricordato Barone. Un po’ di imbarazzo da parte dei nuovi arrivati, anche tra i consiglieri provinciali. Carlo Daldoss, anche a lei arde in petto la fiamma? «Non provocare».

I risultati, pari tra Iurlaro e Ambrosi
Oltre al presidente — Alessandro Iurlaro — è stato eletto anche il coordinamento. Sei componenti sono stati indicati dall’area Iurlaro-Gerosa, altri sei dall’area Ambrosi-de Bertoldi. E in solitaria l’elezione nel coordinamento di Katia Rossato. Altri sette componenti saranno nominati dal nuovo presidente, mantenendo però la proporzione di 12 esponenti per Ambrosi-de Bertoldi e 8 per il presidente. Ma considerata l’indipendenza di Rossato, ne avranno sette.