Diritti

lunedì 20 Marzo, 2023

Famiglie arcobaleno, Ianeselli difende la trascrizione all’anagrafe: «Questione di equità»

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La precisazione: «Nel caso che abbiamo riconosciuto, il bambino è nato da una fecondazione eterologa»

«Una questione di equità». Il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, difende la scelta di registrare all’anagrafe un bambino come figlio di una coppia «arcobaleno», in questo caso due donne. Ianeselli è tornato sulla questione all’indomani della manifestazione, organizzata da diverse realtà della galassia Lgbtq+, che si è tenuto sabato scorso a Milano, con l’obiettivo di chiedere una legge in questa direzione. Il riconoscimento, primo in assoluto nel capoluogo (un secondo caso si è registrato in un comune dell’Alto Garda) è avvenuto a gennaio. Il terreno è scivoloso, perché, per l’appunto, manca una legge specifica. Non solo, con una precisa circolare, indirizzata al Comune di Milano, il ministero dell’Interno ha chiesto di fermare le trascrizioni dei certificati dei bambini figli, secondo la legge di paesi esteri, di genitori omosex. Ieri, il primo cittadino è tornato sul caso di Trento: «Ho firmato un atto di nascita – ha spiegato oggi, lunedì 20 marzo Ianeselli – che riguarda un bambino concepito tramite fecondazione eterologa. Si è scelto il principio di uguaglianza, perché lo stesso sarebbe stato fatto in caso di una coppia composta da mamma papà». Il divieto di fecondazione eterologa in Italia è caduto nove anni fa, nel 2014, ma vi possono accedere solo le donne con un partner maschile. Diversa la situazione in altri paesi d’Europa (a cominciare dalla Spagna). Da qui il buco legislativo. Ianeselli ha fatto sapere che «Nessuna circolare è arrivata al Comune di Trento» che quindi, in linea teorica, potrà proseguire ancora con le trascrizioni, mentre a Milano il sindaco Sala, si è dovuto fermare.
Una situazione ben diversa riguarda gestazione per altri (definita, spesso e impropriamente «utero in affitto») e non riconosciuta in nessun caso dall’ordinamento italiano.
«Non è mai stato fatto nessun riconoscimento di situazioni di questo tipo» ha precisato Ianeselli, rispondendo però con un «no comment» alla domanda se fossero arrivate o meno richieste in tal senso. «Quel che conta — la conclusione — è che è stata evitata una discriminazione». La questione è rovente: a Milano (dove era presente anche una delegazione trentina) è stata la neosegretaria del Partito democratico, Elly Schlein ad annunciare una proposta di legge «pronta per essere calendarizzata in parlamento». Lo scontro con la maggioranza, sulla scorta di quanto già visto con il ddl Zan, sembra inevitabile.