Bambini

sabato 25 Marzo, 2023

Draghetti di carta volano felici

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Da domani allo spazio Virgolette di Trento si potranno ammirare le creazioni nate dalla fantasia di Lauretta Feletig

Alzi la mano chi non ha provato almeno un po’ di paura nell’assistere, in una delle più spettacolari scene del film Harry Potter e il Calice di Fuoco, allo scontro tra il maghetto e il terribile drago Ungaro Spinato. I draghi, simbolo di potenza sovrannaturale, sono stati sempre immaginati come esseri spaventosi in grado di volare che, quando si infuriano, sputano fuoco.
Sin dall’antichità sono stati associati alle forze del Male e nessuno dubitava della loro esistenza. Perfino il famoso mercante e viaggiatore Marco Polo affermava di averne visti alcuni in Asia, ma probabilmente si trattava di coccodrilli. In Europa, infatti, i draghi venivano spesso rappresentati come dei mostri con la testa di coccodrillo (a volte di leone), ali di pipistrello, corpo di serpente e artigli di aquila che vivevano in cielo oppure in grotte e nella profondità della terra. Gli antichi Greci li rappresentavano come degli enormi serpenti dalle numerose spire. Il nome greco per designarli, da cui deriva il nostro «drago», è «dràkon» che, a sua volta, deriva dal verbo «dérkomai» che significa «guardare con intensità».
Si diceva a questo proposito che gli occhi del drago fossero come quelli del serpente, le cui pupille fisse e trasparenti avevano il potere di pietrificare chiunque li osservasse. Inoltre, avevano la caratteristica di non dormire mai e per questo erano scelti come terrificanti guardiani di preziosissimi tesori.
Ma i draghi sono tutti così cattivi come sono sempre stati immaginati? No, almeno quelli più «giovani». Per esempio, nei libri di Cressida Cowell che hanno ispirato la saga di Dragon Trainer, Sdentato è, contro ogni aspettativa, un drago gentile e affettuoso, soprattutto nei confronti del suo amico umano Hiccup.
Queste creature possono essere anche simpatiche. La prova? Andate a vedere quelli che si affacciano dalla vetrina dello spazio «Virgolette», espansione della Libreria due punti, al n. 26 di via San Martino a Trento. Qui, domani alle 17, viene inaugurata, con la presentazione della storica dell’arte Emanuela Rollandini, la mostra L’ultimo drago vola felice. Creature di carta. Protagonisti fino al prossimo primo aprile sono dei draghetti nati dalla fantasia di Lauretta Feletig che, rassicura, «non sono temibili o fantasy. Sembra piuttosto che abbiano dei caratteri umani, come se fossero dei simpatici ragazzini un po’ impertinenti». Friulana, illustratrice di libri per l’infanzia e insegnante di materie artistiche, Lauretta Feletig vive da anni in Trentino. «I draghetti – spiega – mi hanno offerto la possibilità di far volare la mia fantasia. Non essendo costretta a imitare la realtà, mi sono divertita nella loro realizzazione. Possono piacere molto ai bambini, anche se oggi hanno tutto e sono abituati a giochi iperrealistici. Cose semplici come queste contribuiscono a sviluppare la creatività. E basta così poco: un cartoncino, dei colori e delle forbici».
I dieci draghetti di Lauretta Feletig (ce n’è uno in volo che tiene un cartiglio con la scritta «La mia famiglia») sono costruzioni tridimensionali dalle forme bizzarre e schematizzate, ma ricche di particolari, alla cui base c’è, da parte della loro creatrice, una profonda conoscenza della storia del mito e dell’arte. «Sono stata sempre affascinata dalle raffigurazioni di San Giorgio e il drago (in particolare da quella di Paolo Uccello della National Gallery di Londra), ma anche dalle icone russe e bizantine, dalle figure stilizzate dei draghi dei tappeti Sumak o dall’arte popolare, ricca di energia primordiale. I draghi sono sempre ben riconoscibili per l’accozzaglia di elementi diversi che li compongono. Me li immagino, però, come degli esseri tutto sommato ingenui. Avete notato, infatti, le loro buffe facce, le alucce piccole piccole o la coda che si annoda, rendendo goffi e ridicoli i loro movimenti? È interessante vedere come artisti di culture diverse provassero a visualizzare questo elemento maligno, proiettando la loro paura in figure che, una volta realizzate, alla fine, non sono così spaventose».