Diocesi di Trento: ecco le linee guida per la tutela di minori e adulti vulnerabili

domenica 23 Febbraio, 2025

Diocesi di Trento: ecco le linee guida per la tutela di minori e adulti fragili

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Il documento sottoscritto con varie realtà impegnate nell'attività pastorale. Monsignor Tisi: «La Chiesa intende lavorare su di sé, per diventare soprattutto un luogo sicuro»

La tutela e la cura delle persone minorenni e con fragilità è da sempre tra gli obiettivi delle realtà ecclesiali, impegnate nella trasmissione e diffusione dei valori evangelici anche attraverso la missione educativa. A maggior ragione dopo i casi di abusi emersi anche nella Chiesa. Un servizio che è stato potenziato e formalizzato al Vigilianum con la firma delle Linee guida per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili della Conferenza Episcopale Italiana. Il documento è stato sottoscritto dai Servizi della Curia Arcivescovile, dalle parrocchie, da Noi Trento Aps-Associazione Oratori e Circoli affiliati presenti nel territorio dell’Arcidiocesi di Trento e i Convitti del Collegio Arcivescovile che ospitano minori. Realtà impegnate nella realizzazione di attività dedicate all’accompagnamento e all’educazione delle persone minorenni, nel contesto della diocesi di Trento. Indicazioni esplicite e operative finalizzate ad orientare l’attenzione dei responsabili delle diverse proposte e attività, affinché ogni persona coinvolta possa fare esperienza di relazioni positive e arricchenti.
Alla firma erano presenti l’Arcivescovo Lauro Tisi, la psicopedagogista Loredana Lazzeri, Anna Giovanazzi, vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi, Silvia Scaramuzzi di Consolida e Cecilia Cremonesi, direttrice della Pastorale Giovanile della diocesi di Trento. «Credo che oggi compiamo un passo importante per una Chiesa che intende innanzitutto lavorare su di sé» ha esordito Tisi. «Lavorare su di sé per essere capace di prendersi cura in modo autentico delle persone attraverso atteggiamenti inclusivi, accoglienti e soprattutto rispettosi della dignità di ognuno, con un’attenzione del tutto particolare per i minori e le persone vulnerabili».
«Oggi credo, con queste linee guide, stiamo facendo un passo in più nella direzione di una Chiesa che si mette in gioco e che lavora su di sé in maniera significativa, per diventare una Chiesa inclusiva e accogliente, ma soprattutto, un luogo sicuro» ha proseguito Tisi. «Le norme sono solo la manifestazione del valore che ci sta dietro», ha concluso.
Loredana Lazzeri e Cecilia Cremonesi hanno illustrato i contenuti del documento, frutto del lavoro di un tavolo di esperti. «Ci siamo proposti di realizzare queste linee guida perché in questi anni il tavolo ha lavorato nell’ambito della formazione di alcune categorie e gruppi di persone che avevano a cuore il compito educativo, in campi estivi, campeggi e Grest, a cui abbiamo sentito il bisogno di dare un’indicazione più precisa e contribuire a lasciare un documento che potesse essere di riferimento». Indicazioni che puntano a garantire una crescita sicura e armoniosa non solo ai bambini e alle bambine, ma anche a tutti i soggetti con fragilità. Un percorso che prosegue lungo un doppio binario, quello delle norme civili e penali.
Tra le priorità del progetto, quello di sottolineare la centralità della persona minorenne e valorizzarne il ruolo come soggetto attivo delle azioni proposte, non solo come oggetto della missione pastorale. Nell’organizzazione delle attività educative «bisogna tenere conto delle diversità e dell’età evolutiva» hanno detto le due esperte. Tra le sfide maggiori degli educatori, quella di educare al consenso. «Educate i bambini e le bambine a educarsi da soli» propongono Lazzeri e Cremonesi. Nelle linee guida anche i comportamenti assolutamente da evitare, come discriminare il minore o sviluppare un rapporto esclusivo o preferenziale con un bambino/bambina. Tra i comportamenti da adottare, alcune accortezze per nulla scontate e spesso trascurate nella pratica quotidiana, ad esempio «chiedere il permesso alle persone minori prima di toccarle e incoraggiarle a fare lo stesso». Una missione educativa che deve avere come primi interlocutori i genitori. «I genitori sono i primi soggetti dell’educazione dei figli e delle figlie, questo implica la necessità di un’alleanza, di un patto educativo», innanzitutto attraverso la comunicazione ai genitori delle comunicazioni importanti e la richiesta di autorizzazioni.
Al contempo è essenziale che la controparte verifichi sempre le comunicazioni e gli avvisi provenienti dalle famiglie. Un ruolo, quello dell’educatore o operatore che accompagna i minori, non adatto a tutti. «Nelle parrocchie c’è già movimento per organizzare il Grest e le attività parrocchiali, si assiste ad un esubero di adolescenti che vogliono mettersi in gioco come animatori, ma non tutti sono adatti a ricoprire questo ruolo» ha messo in guardia Cremonesi. «In questi casi è importante saper dire di no, magari integrando la persona in altre attività di servizio, che non sono servizi di serie B». Consigliabile sempre, inoltre, la presenza di un adulto a fianco dei giovani educatori.