domenica 16 Luglio, 2023

Dalla banca alla montagna, la storia di Valentina Leoni: «Ho detto addio al posto fisso, ora faccio l’imprenditrice»»

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Classe 1981, laureata in Economia, gestisce una struttura nelle Giudicarie: «La scelta durante la pandemia, quando era davvero difficile scommettere in un progetto»

Di cosa si ha bisogno per diventare imprenditori? «Coraggio e molto impegno» così risponde Valentina Leoni, classe 1981, laureata in Economia, imprenditrice delle Giudicarie che da qualche anno ha intrapreso questa strada prendendo in gestione diverse strutture e ridandole il ruolo primario di case vacanze.
Con la gestione di sei strutture sulle spalle, alcuni appartamenti nelle Giudicarie Esteriori e al lago di Tenno, più una struttura ricettiva in autogestione per gruppi prevalentemente religiosi e sportivi, si dedica anche a collaborare nel nuovo agriturismo di famiglia nel comune di Fiavé, facente parte di un progetto più ampio di riqualificazione dell’azione agricola annessa.
È risaputo che parte delle presenze turistiche nelle Giudicarie si legano al centro termale di Ponte Arche, ma vi è comunque una buona parte di turisti provenienti dall’estero in cerca di tranquillità nel verde della valle e della vicinanza ad altre mete gettonate del Trentino.
In una valle dove la stagione non è molto lunga, Valentina Leoni si è creata un lavoro di grandi soddisfazioni soprattutto a livello umano dopo anni in cui il contatto con le persone è stato molto limitato e soprattutto ha potuto aiutare parte della valle a riprendersi con le risate dei bambini delle colonie e le chiacchierate dei turisti che riecheggiano nelle stradine dei paesi.
Ma quindi, imprenditori si nasce o si diventa?

Da cosa è nata l’idea di intraprendere la gestione di diverse case vacanze? Era un suo desiderio o c’è stato un evento particolare che l’ha convinta?
«Ho iniziato questa attività a tempo pieno solo negli ultimi tre anni, anche se in realtà gestivo già prima un paio di case vacanza. Non c’è stato un evento particolare che mi ha convinta ad iniziare e a cambiare lavoro, anzi l’ho fatto in pieno Covid-19 quindi un momento in cui nessuno avrebbe avuto la minima idea di lasciare un posto fisso per dedicarsi ad un’attività turistica. Ero e sono ottimista, ero sicura che prima o poi il settore turistico si sarebbe ripreso e anche con maggiore slancio».

Ha parlato di posto fisso. Prima di iniziare questa attività, cosa faceva?
«Ero impiegata alla Cassa Rurale e lo sono stata per 14 anni, ma poi ho deciso di dare le dimissioni per potermi dedicare a tempo pieno a un’attività tutta mia, nella quale ho indirizzato tutto il mio tempo e la mia passione. Mi è sempre piaciuto avere un contatto con le persone, anche in banca al front office, ma soprattutto adesso ho la possibilità di incontrare tante persone diverse e instaurare con loro un rapporto amichevole».

Quali sono i pro e i contro di questa attività?
«Al momento i pro oscurano tanti contro. Sono pochi anni che mi dedico a questa attività e quindi c’è ancora molto entusiasmo. Sicuramente l’estate è completamente dedicata al lavoro con una reperibilità di 24 ore su 24, ma questo fa parte delle scelte che ho fatto e mi permette anche di avere abbastanza tempo nei mesi autunnali quando le strutture sono chiuse. Ciò che mi entusiasma di più è, come dicevo, la conoscenza di molte persone con storie e provenienze interessanti. Ho cercato di impostare tutta la gestione delle strutture e l’accoglienza in maniera friendly, questo mi permette anche di avere un ritorno in termini di conoscenza al di fuori del mio lavoro. Ovvio, non tutti i clienti sono uguali. A volte mi trovo a relazionarmi anche con persone esigenti e arroganti, ma per fortuna sono pochi».

Quali sono i suoi progetti futuri?
«Il mio desiderio è quello di mantenere costante l’ottima qualità delle strutture che gestisco, senza grandi interventi poiché tutte sono molto recenti e perfettamente funzionali ai servizi che offro. Mi piacerebbe ampliare l’attività legata alla gestione di strutture per gruppi religiosi. Il punto più critico è creare una squadra di persone fidate che mi possano aiutare nella gestione di un’attività di questo genere, per qualunque inconveniente che mi vede impossibilitata a presenziare costantemente».

Qual è la sua visione di questa attività soprattutto nel contesto delle Giudicarie Esteriori? Può essere un vantaggio o andrà a sostituire il classico turismo alberghiero?
«Non credo che le case vacanze possano sostituire il soggiorno in albergo. L’albergo offre una serie di comfort e servizi diversi. La casa vacanza si tratta di un tipo di vacanza completamente diverso che viene scelta principalmente da famiglie o da persone che intendono rilassarsi in un’atmosfera casalinga, cucinare in autonomia e godere di una maggiore privacy e flessibilità. È una questione di preferenze. Trovo positivo quando sento che viene aperta una nuova attività o che un hotel viene ristrutturato, perché l’attrattività di un paese è dato, oltre che dal paesaggio, anche dalla bellezza delle strutture che sono presenti e dalla capacità di risultare ospitali. La creazione di eventi serali a Ponte Arche, ma anche riprendere i mercatini artigianali del giovedì, o il cinema all’aperto è sicuramente vantaggioso per la valle e per i turisti che vi soggiornano».

E a livello di concorrenza?
«Non ho mai percepito una forte concorrenza tra le altre attività presenti sul territorio, anche perché il numero di strutture che gestisco è limitato e sono facili da riempire. Qualora la mia sensazione fosse errata, non trovo nulla di negativo in una sana concorrenza che stimola tutti i competitors a migliorarsi e a mantenere degli standard buoni per poter risultare sempre attrattivi».