il forum al T

domenica 6 Novembre, 2022

Dal centro ai quartieri periferici, la mappa dei cantieri: «Opere in città, investimento di 200 milioni»

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Il forum de «il T» con il sindaco Ianeselli. «Con il bypass ferroviario investimenti per oltre 1,4 miliardi: inevitabile qualche disagio Destra Adige? Sarà il volto plurale e contemporaneo del capoluogo»

Piedicastello, Destra Adige, come «il volto della città plurale», quella Trento abitata dagli studenti universitari, contaminata da una pluralità di provenienze e culture. E un tessuto urbano che sia attraversato da «una nuova forma di mobilità», che non sia nemica delle auto, ma che non le consideri più prioritarie rispetto al trasporto pubblico o alle bici. Nei prossimi due anni, tra il 2023 e il 2024, in città partiranno una trentina di cantieri: alcuni più piccoli, altri più grandi, come l’interramento della ferrovia e l’hub intermodale all’ex Sit, sede della nuova autostazione. Escluso il bypass ferroviario, saranno cantierizzati circa 200 milioni di investimenti, che sono altra cosa dalle risorse previste per la spesa corrente, cioè quella per cui nel 2023 il bilancio comunale rischia di avere un buco di 7 milioni. «Ho sentito il dovere di essere un sindaco determinato perché sentivo il rischio di una retorica declinista sulla città – dice Franco Ianeselli, primo cittadino di Trento – La città è urbs e civitas, e i cantieri hanno senso solo in funzione delle persone, della civitas». In funzione della mobilità dolce saranno i lavori per la ciclabile in via Perini (che partiranno entro questo mese), quella in via Grazioli (ottobre 2023) e le corsie preferenziali per i bus elettrici in via Brennero: grazie a un finanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (4,7 milioni) saranno acquistati 9 mezzi, di cui 2 entro fine 2024. Tutti cantieri che inevitabilmente porteranno criticità nella gestione del traffico cittadino.
Sindaco, in questo suo primo scorcio di consiliatura sono stati discussi diversi progetti che trasformeranno la città. Oltre alla circonvallazione ferroviaria, quali sono i più importanti?
«Non è una consiliatura e nemmeno un sindaco che introducono progetti infrastrutturali che producono cambiamenti radicali. Anche lo stesso bypass ferroviario è stato un percorso lungo: l’idea di interramento risale al Prg (Piano regolatore generale, ndr) dei primi anni Duemila, il Prg Busquets (architetto e urbanista spagnolo di fama internazionale, ndr). Poi con il progetto integrato, definito nel protocollo del 2018, si è stabilito il trasferimento sia del traffico merci che del traffico passeggeri in galleria. Il finanziamento del Pnrr – che oggi arriva a 1 miliardo e 270 milioni – ha prodotto un’accelerazione. Non lo dico per togliermi delle responsabilità, ma per dire che dietro ai progetti c’è una lunghezza. L’interramento della ferrovia significa anche rafforzamento della Trento-Malè con il Nordus. E se i progetti sono ben costruiti, credo che poi le risorse arrivino: oggi Rfi ha già assegnato un incarico per seguire questa seconda parte».
Sul bypass i comitati che si oppongono all’opera hanno presentato un ricorso al Tar di Trento per chiedere la sospensione della determinazione conclusiva della Conferenza dei servizi. Qual è la critica che ritiene più infondata tra quelle rivolte al progetto del bypass?
«Quella dell’affarismo, che dietro all’opera ci sia una cupola affaristica».
Oltre alla circonvallazione quali saranno gli altri cantieri?
«Nei prossimi anni abbiamo 200 milioni di investimenti, finanziati da Pnrr, Stato, Provincia e Comune. Nel biennio 2023-2024 ci saranno numerosi interventi che potrebbero produrre anche degli imbuti a livello di viabilità e traffico indotto: stiamo lavorando per garantire la compatibilità dei cantieri».
C’è un filo conduttore tra questi interventi?
«Sicuramente quello di una nuova forma di mobilità della città, in cui si dia priorità anche al trasporto pubblico, alla ciclabilità e alla pedonalità, senza dare preminenza alle auto. La qualità della vita si migliora anche sul lato dei trasporti. In questo senso, in attesa della tranvia di via Brennero, avranno un ruolo importante i nuovi bus elettrici che andranno avanti e indietro in via Brennero con corsie preferenziali: in questo caso i lavori partiranno a luglio 2024 e abbiamo ottenuto un finanziamento dal Pnrr di 4,7 milioni per l’acquisto di 9 mezzi. Per il nuovo hub di interscambio all’ex Sit siamo arrivati a 22 milioni di finanziamenti: i lavori inizieranno nell’autunno del 2023 e richiederanno un ampliamento del parcheggio Destra Adige, perché verranno meno decine di posti auto. A giorni arriverà anche una risposta dal ministero sul finanziamento per la funivia del Bondone».
Un progetto che la convince?
«Sono convinto se non interpretiamo la funivia come una grande skilift. Bisogna pensarla come un sistema migliore rispetto a quello dell’automobile, che realizza la città verticale. Che funziona quindi tutto l’anno e che libera il Bondone dalle auto».
Si può pensare a fasce di chiusura al traffico nelle giornate più affollate dai turisti?
«Credo che questo sia il tema».
Come immagina la Destra Adige?
«Una delle assenze che sento in questa città è proprio quella dell’ex Italcementi, di cui si è tanto parlato. Qualche tempo fa sono stato da Renzo Piano nel suo studio di Arenzano: il suggerimento è stato quello di lavorare sulle connessioni. Ecco, nel protocollo di luglio con la Provincia abbiamo ottenuto il finanziamento per la passerella pedonale sull’Adige: entro fine anno presenteremo il progetto. La passerella abilita la generazione di un quartiere – da Piedicastello alla motorizzazione civile – che immagino come il volto delle esigenze di una città plurale. La Destra Adige potrebbe parlare alla città universitaria, con luoghi e spazi – impianti sportivi, locali, cinema – in cui possano esserci occasioni positive di socialità nella notte. Il centro congressi non mi convince lì. Nei prossimi giorni approderà in giunta un piano sulle aree che si affacciano sull’Adige in cui individuiamo le funzioni di quelle parti della città che riguardano l’ex Italcementi, lo stadio Briamasco, la futura Scuola di medicina, il Nuovo ospedale, l’ex Sit. Da dicembre comunque all’ex Atesina apriremo dei laboratori urbani di giovani architetti in cui ci si confronterà sulla città che sarà».
A proposito di città plurale, avete riflettuto su strumenti per favorire una migliore cittadinanza alle persone di seconda o terza generazione che non hanno una cittadinanza giuridica? Il Comune di Bologna, per esempio, ha riconosciuto la cittadinanza onoraria a tutti i minori stranieri residenti nella città.
«Uno dei piaceri che mi riservo da sindaco è andare al giuramento per il conferimento della cittadinanza: queste persone piangono quando ricevono la cittadinanza, questo fa capire quanto abbiano aspettato e l’umiliazione che viene inflitta. Condivido quanto fatto dal sindaco di Bologna, ora siamo impegnati in un lavoro di confronto con le associazioni dei giovani e delle comunità straniere perché non sia un atto finale del consiglio, ma sia un’immersione di conoscenza di questa città plurale».

Come il rapporto con il fiume, anche il quartiere delle Albere è al centro del dibattito da anni: qual è il suo bilancio?
«Delle Albere abbiamo due racconti. Uno è di successo e riguarda quell’asse che parte dal Muse, passa per Itas e arriva alla Buc, guardando al parco. In questo caso parliamo di un grande successo. Per il resto, penso che si raggiungerà un equilibrio anche per la parte commerciale e residenziale: credo che la bellezza trovi la sua uscita».
Cambiando argomento: entro la fine dell’anno la giunta provinciale prenderà una decisione sulla realizzazione di un impianto di riconversione energetica dei rifiuti. Qual è la sua posizione? In attesa che sia pronto il nuovo catino nord a Ischia Podetti, per cui l’inizio dei lavori è previsto a ottobre 2023.
«Penso anch’io che il ciclo dei rifiuti vada chiuso. Si può migliorare la qualità della raccolta differenziata e ridurre la produzione imballaggi, ma un impianto di chiusura serve. In questo momento il gassificatore piace a tutti, ma ho il timore che non sia industrializzabile. Non possiamo immaginarci un impianto che non ha un mercato. Sulla localizzazione la proposta del Comune di Trento è che i territori interessati si confrontino con la Provincia e il Consiglio delle autonomie locali, senza che diventi una decisione politica. Poi sicuramente il territorio che lo ospita dovrà avere un meccanismo di compensazioni».
Un altro tema provinciale è la realizzazione del prolungamento della Valdastico su cui la giunta ha impresso un’accelerazione negli ultimi giorni: potrebbe essere conflittuale con il vostro disegno di città?
Non ha senso fare nuove autostrade, la strategia è quella del ferro. Anche A22 scommette sulla rotaia».